Perché Zingaretti ha accettato di fare un Governo col M5S che non voleva? Perfino Carlo De Benedetti, n°1 del Pd, non ha dubbi: si è piegato al pressing di Berlino, Francoforte, del Vaticano e degli Stati Uniti, che volevano un governo filobancario, filoeuropeista e filoamericano. L’errore di Salvini e il capolavoro del potere, raccontati da Diego Fusaro in una esclusiva intervista su Byoblu.
Intervista a Diego Fusaro
Dal “gialloverde” al “giallofucsia” in un battibaleno. Perché è franato così in fretta il primo esperimento populista nel cuore dell’Europa?
E’ franato così in fretta perché da subito aveva subito pressioni di ogni tipo, in quanto era un laboratorio sovranista che andava in direzione ostinata e contraria rispetto agli interessi dei signori del capitale che alla fine, dopo poco più di un anno, sono riusciti ad avere lo scalpo del precedente governo, e adesso si stanno adoperando per crearne uno che sia coerente con l’ordine del polo dominante. Ecco spiegato il “giallofucsia” nascente.
C’è un disegno dietro la nascita del Conte bis, o il nuovo governo è figlio solo del caos e degli eventi?...
L’obiettivo era innanzitutto disarcionare il governo gialloverde e rovesciare l’esperimento populista; in secondo luogo era quello di creare un governo di completamento dei desiderata della classe dominante cosmopolitica che si limitasse a rispondere cadavericamente ai comandi, di modo che Bruxelles ordinasse e Roma eseguisse senza battere ciglio. A questo serve il governo Conte bis: un governo che è più corretto definire “giallofucsia” e non “giallorosso”, perché di rosso non vi sarà nulla, a parte il sangue dei lavoratori immolati nel nome del “ce lo chiede l’Europa”. Sarà invece “fucsia” perché saranno difese le istanze care al solito padronato globalista. Il Partito Democratico è strutturalmente un partito al servizio delle classi dominanti, mentre il M5S – in seguito alla irresponsabile scelta di Salvini di staccare la spina – avrebbe dovuto perseguire l’autonoma dell’egemonia anziché suicidarsi nel giallofucsia.
Come si spiega l’improvvisa piroetta dei grillini, prima rivoluzionari e ora stampella dell’establishment?
La piroetta dei grillini parte dopo la decisione di Salvini di interrompere l’esperienza “gialloverde” e di consegnare le chiavi del Paese alle forze “sistemiche”. Il primo tradimento, se così vogliamo chiamarlo, è quello della Lega. Al quale ha fatto seguito quello dei grillini che, anziché portare avanti da soli il progetto populista e sovranista, hanno scelto di allearsi con il partito contro il quale giustamente per anni avevano preso posizione. I 5 Stelle hanno abbracciato il trasformismo in un’ottica di mantenimento del potere. Non capiscono che sarebbe stato conveniente – in una prospettiva di lunga durata – rimanere da soli e puliti anziché sporcarsi con i “fucsia” e perdere ogni consenso.
C’è la manina dei soliti potentati stranieri dietro a questa manovra apparentemente incomprensibile?
Non è mai facile individuare con precisione le “manine”, perché si muovono per definizione secondo le regole dei “segreti del potere”. Quel che è sicuro è che questo Conte bis arriva nel bel mezzo di una crisi fra due superpotenze come la Cina e gli Stati Uniti. Il governo “gialloverde” aveva assunto posizioni ambigue, da un lato rimanendo fedele a Washington e dall’altro aprendo alla “Via della seta” con la Cina; da un lato rimanendo nella Nato e dall’altro non prendendo posizione contro il Venezuela di Maduro. Quindi è chiaro che c’è un disegno geopolitico dietro a tutto questo, senza dimenticare la vicinanza dei gialloverdi alla Russia di Putin e il conseguente scandalo scoppiato – non a caso- in piena estate. Possiamo quindi dire che c’erano tutti i presupposti per immaginare un intervento dall’estero che prende le sembianze di una mano a stelle e strisce.
Ieri un uomo dell’establishment come Carlo De Benedetti ha detto che il segretario del Pd Zingaretti si è piegato perché pressato da Berlino, Francoforte, Vaticano e Ambasciata americana. E’ diventato “complottista” perfino l’Ingegnere, già tessera numero uno del Pd?
De Benedetti è un uomo di sistema ma è anche un uomo molto ricco, e spesso la ricchezza garantisce indipendenza e margini di autonomia, come dimostra anche il caso Trump negli Stati Uniti. De Benedetti ha detto nitidamente quello che dovrebbe essere ovvio, e cioè che questo governo è filobancario, filoeuropeista e filoamericano. Per Conte l’asse atlantista e il rispetto dell’autorità dell’Unione Europea sono le coordinate obbligate di un governo che ha scelto a viso aperto di servire le classi dominanti. Il gialloverdi invece non erano, o non erano compiutamente, a sostegno dell’ordine voluto dai padroni. Basti pensare che quando c’erano i “giallloverdi” i mercati apparivano sempre nervosi, ma da quando si è passati al “giallofucsia” gli stessi mercati festeggiano di continuo. Non è poi così difficile capire quindi come stiano le cose. I mercati sono infatti solo la rappresentazione del rapporto di forza capitalistico che si nasconde dietro una maschera.
Le manovre di Palazzo non cancellano però quella maggioranza di cittadini che chiedeva discontinuità. Milioni di italiani rimangono senza rappresentanza. Esiste oggi in Italia un’emergenza democratica?
Gli italiani avevano espresso la scelta di una discontinuità netta e ora si ritrovano con il Partito Democratico e il “giallofucsia” al governo. Ancora una volta le élite hanno trionfato e hanno imposto un governo liberista. In più le élite sono riuscite a spaccare il fronte dell’opposizione populista, perché adesso i 5 stelle sono refluiti dentro la galassia delle “sinistre arcobaleno” e la Lega può refluire verso le destre “bluette” alla Santanchè. Osserviamo in estrema sintesi il capolavoro del potere. Una emergenza democratica esiste in tutta Europa, non solo in Italia, nella misura in cui si assiste ad una separazione sempre più netta fra le istanze chiuse dei consigli di amministrazione della classe dominante e le piazze nazionali e popolari delle persone che chiedono meno globalizzazione e più Stato, più diritti sociali e meno Fiscal Compact.
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