PS:... che lungimiranza questo Governo...abbiamo dei debiti da pagare?...bene. si direbbe, togliamo le spese inutili ( F.35 USA), le spese per i nostri soldati in 22 paesi stranieri( e non con la Croce in mano, ma con armi di ultima generazione), non paghiamo a "vita" i clandestini ....E NO!...il genio Conte &Di Maio cosa propongono...AUMENTIAMO LE TASSE PER GLI ITALIANI...! Capito perchè non vogliono andare a votare?
umberto marabese
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Sei euro e 50 centesimi: a tanto ammontano le tasse sui biglietti aerei pagate dai passeggeri che prendono un volo in partenza dagli aeroporti italiani. Un importo cresciuto di oltre tre volte in poco più di dieci anni, da quando nel 2008 il decreto Alitalia del governo Berlusconi lo aveva fissato a 2 euro.
La gran parte dei soldi incassati grazie all’Addizionale comunale sui diritti di imbarco (questo il nome ufficiale del balzello), 5 euro per biglietto, alimenta il “Fondo speciale per il sostegno del reddito e dell’occupazione e della riconversione e riqualificazione del personale del settore del trasporto aereo”, nato per tenere in vita Alitalia...
e poi La gran parte dei soldi incassati grazie all’Addizionale comunale sui diritti di imbarco (questo il nome ufficiale del balzello), 5 euro per biglietto, alimenta il “Fondo speciale per il sostegno del reddito e dell’occupazione e della riconversione e riqualificazione del personale del settore del trasporto aereo”, nato per tenere in vita Alitalia e poi esteso ad altre compagnie aeree per legittimarlo socialmente. Il restante euro e 50 doveva originariamente andare alle casse dei comuni con uno scalo aeroportuale nel proprio territorio. Peccato però che sia restato congelato nelle casse del ministero dei Trasporti, suscitando le proteste degli enti locali. Da quest’anno, infine, il governo ha deciso di destinare l’eventuale rimanente dei 5 euro al pagamento degli assegni sociali.
Nel solo 2014, secondo i dati di Assaeroporti, la tassa ha generato incassi per quasi 500 milioni di euro, 375 dei quali finiti al fondo Alitalia. Quella garantita negli ultimi dieci anni agli (incolpevoli) addetti della compagnia è quindi una disoccupazione di extra lusso, che garantisce fino all’80% dello stipendio: per i piloti, ciò significa anche 10mila euro netti al mese. I lavoratori delle altre categorie, nel frattempo, se la devono “sfangare” con un assegno di disoccupazione da 1.100 euro, che dura al massimo due anni invece dei sette del trasporto aereo.
Una iniquità ingiustificabile, che però anche i sindacati confederali continuano non solo a tollerare ma a pretendere dai vari governi. Vanno aggiunti gli accordi solidarietà che spostano i costi dei riposi sulle spalle del fondo, la defiscalizzazione delle indennità di volo e la mobilità. La crisi di Alitalia continua, ma continuano anche gli aiuti pubblici e gli ammortizzatori sociali di extra lusso.
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