Washington ha assassinato il presidente iracheno Saddam Hussein e la Guida libica
Muammar Gheddafi perché
avevano osato mettere in discussione lo strapotere del dollaro. Il passo successivo è stato saccheggiare le banche centrali dei due Paesi.
ESCALATION DELLE TENSIONI (15)
La fine del dominio occidentale
Le sanzioni occidentali contro la Russia, decise unilateralmente da Washington, sono presentate come giusta punizione per l’aggressione all’Ucraina. Ma, a prescindere dalla loro illegalità dal punto di vista del diritto internazionale, tutti possono vedere che non raggiungono l’obiettivo. Di fatto gli Stati Uniti stanno isolando l’Occidente nella speranza di preservare la loro egemonia sugli alleati.
Gli Stati Uniti, che parteciparono tardivamente alle due guerre mondiali e non subirono perdite sul proprio territorio, ne uscirono comunque vincitori. Eredi degli imperi europei, hanno elaborato un sistema di dominio attribuendosi il ruolo di “gendarmi del mondo”. Tuttavia la loro fragile egemonia non poteva resistere all’espansione delle grandi nazioni. Dal 2012 alcuni politologi cominciarono a parlare di «trappola di Tucidide», in analogia con la spiegazione dello stratega greco delle guerre fra Sparta e Atene: l’ascesa della Cina avrebbe reso inevitabile lo scontro con gli Stati Unit. Diventata la Cina la prima potenza economica mondiale e la Russia la prima potenza militare, Washington ha deciso di combatterle, prima l’una poi l’altra.
È questo il contesto in cui collocare la guerra in Ucraina. Washington presenta il conflitto come «aggressione russa», adotta sanzioni imponendole agli alleati. La prima spiegazione che viene in mente è che gli Stati Uniti, consapevoli di essere militarmente inferiori ma superiori economicamente, abbiano scelto il campo su cui combattere. L’analisi delle forze in gioco e delle misure adottate contraddice tuttavia quest’interpretazione.
IL SISTEMA ECONOMICO MONDIALE
Il sistema economico mondiale è stato creato nel 1944 con gli Accordi di Bretton Woods, che avevano lo scopo di stabilire una cornice entro cui il capitalismo potesse operare dopo la lezione della crisi del 1929, di cui il nazismo non era stato la soluzione. Gli Stati Uniti imposero la propria moneta come riferimento per la conversione in oro. Cina e Unione Sovietica non parteciparono alla Conferenza.
Nel 1971 il presidente Richard Nixon decise di porre fine ufficiosamente alla parità del dollaro con l’oro per poter finanziare la guerra del Vietnam. In concreto, con c’erano più tassi di cambio fissi. La misura fu ufficializzata solo nel 1976, alla fine della guerra. E fu allora che la Cina si alleò con le multinazionali anglosassoni. La Comunità Europea (antenata dell’Unione Europea) vi si adattò inquadrando nel 1972 i tassi di cambio diventati fluttuanti (il “serpente monetario”), poi creando l’euro.
Dal 1981 gli Stati Uniti cominciarono a togliere le briglie al loro debito, che passò dal 40% del PIL all’attuale 130%. Tentarono di globalizzare l’economia mondiale, ossia d’imporre le proprie regole ai Paesi solvibili e di distruggere le strutture statali degli altri (strategia Rumsfeld/Cebrowsky). Per pagare i creditori hanno stampato dollari, spiato le società degli alleati e depredato le intere le riserve di due grandi Stati petroliferi, l’Iraq e la Libia. Nessuno osò eccepire, ma dal 2003 il sistema economico degli Stati Uniti non è più stato quello che pretendevano fosse. Ufficialmente continuavano a essere un Paese liberale, ma era evidente che non producevano più beni alimentari né merci di prima necessità e che si alimentavano solo di rapine.
L’economia statunitense, che all’epoca della dissoluzione dell’Unione Sovietica rappresentava un terzo dell’economia mondiale, ora è un decimo.
Molti Stati anticiparono la fine delle regole di Bretton Woods e rifletterono sulla nuova situazione. Nel 2009 Brasile, Russia, India e Cina, cui in seguito si unì il Sudafrica, creano i Brics. Questi Paesi si sono dotati di istituzioni finanziarie che, a differenza dell’FMI e della Banca mondiale, non subordinano i prestiti a riforme strutturali o a impegni politici di allineamento a Washington. Preferiscono investire in leasing: il Paese cliente diventa proprietario dell’investimento dopo averlo ammortizzato.
Nel 2010 Bielorussia, Kazakhistan e Russia, cui in seguito si unì l’Armenia, fondarono l’Unione Economica Euroasiatica. Questi Paesi, confinanti fra loro, istituirono una zona di libero scambio con Egitto, Cina, Iran, Serbia, Singapore e Vietnam. In futuro potrebbero unirsi Corea del Sud, India, Turchia e Siria.
Nel 2013 la Cina avviò il vasto progetto delle “Nuove vie della seta”. L’anno successivo, quando per la prima volta il PIL cinese, a parità di potere d’acquisto, superò quello degli Stati Uniti, Beijing creò la Banca asiatica d’investimento per le infrastrutture (AIIB), poi nel 2020 inquadrò i capitali stranieri.
Nel 2021 l’Unione Europea, per far concorrenza alla Cina e imporre il proprio modello politico, ha ideato il Global Gateway. Ma quest’ambizione è stata letta da molti Paesi come un sussulto neocoloniale ed è stata massicciamente rifiutata.
Il blocco russo e il blocco cinese si sono progressivamente riavvicinati grazie al progetto comune di Grande Partenariato Euroasiatico Globale (2016), nel quadro dell’Organizzazione di Cooperazione di Shangai. L’obiettivo è sviluppare la regione euroasiatica creando vie di comunicazione equilibrate sulle basi ideologiche definite dal kazako Sultan Nazerbajev: inclusività, uguaglianza sovrana, rispetto dell’identità culturale e sociopolitica, apertura e disponibilità a integrare altri insiemi.
Il tentativo di Washington di distruggere quest’iniziativa in divenire non ha alcuna possibilità di successo.
È sorprendente constatare che l’attacco economico alla Russia:
è iniziato due giorni prima dell’invasione dell’Ucraina;
colpisce innanzitutto le banche russe, i miliardari russi e l’industria del gas russa, ma non il nuovo sistema di comunicazione euroasiatico;
mira a escludere la Russia dalle organizzazioni internazionali, ma non colpisce gli Stati che si rifiutano di condannare la Russia, spingendoli così nelle braccia di Beijing.
In altri termini, gli Stati Uniti non isolano la Russia, ma isolano l’Occidente (il 10% dell’umanità) dal resto del mondo (il 90% dell’umanità).
IL PROCESSO DI SEPARAZIONE DELL’OCCIDENTE DAL RESTO DEL MONDO
0. Il giorno dopo il riconoscimento da parte di Mosca dell’indipendenza delle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk (21 febbraio 2022), gli Stati Uniti attaccano economicamente la Russia (22 febbraio). L’Unione Europea fa altrettanto il giorno seguente (23 febbraio). Vnesheconombank e Promsvyazbank sono escluse dal sistema finanziario mondiale.
Vnesheconombank (VEB.RF) è una banca di sviluppo regionale: avrebbe potuto sostenere lo sviluppo del Donbass.
Promsvyazbank (PSB) investe principalmente nel settore della difesa: avrebbe potuto svolgere un ruolo nell’applicazione del trattato di Assistenza reciproca.
1. Avendo la Russia iniziato un’operazione speciale in Ucraina (24 febbraio) gli Stati Uniti estendono l’esclusione dal sistema finanziario mondiale a tutte le banche russe (25 febbraio). L’Unione Europea fa altrettanto (25 febbraio).
2. Per impedire al massimo numero di Stati di unirsi alla Russia, Washington estende i divieti commerciali alla Bielorussia. L’Unione Europea inizia a escludere le banche russe dall’accesso al sistema SWIFT, su istruzioni statunitensi, ed estende a sua volta le sanzioni alla Bielorussia e censura i media pubblici russi, Russia Today e Sputnik (2 marzo).
3. Washington comincia a colpire i cittadini russi ricchi (chiamati a torto «oligarchi») in cattivi rapporti con il Cremlino (3 marzo) e vieta le importazioni di fonti di energia russe (8 marzo). L’Unione Europea fa altrettanto, ma non vieta l’importazione del gas russo, da cui non può prescindere (9 marzo).
4. Washington estende le sanzioni finanziarie all’interno dell’FMI e della Banca mondiale; allunga inoltre la lista degli oligarchi e vieta l’esportazione di prodotti di lusso in Russia (11 marzo). L’Unione Europea fa altrettanto (15 marzo).
5. Washington cancella ogni diritto in Occidente dei membri della Duma e degli oligarchi; si assicura che la Russia non possa più disporre del patrimonio detenuto negli Stati Uniti per rimborsare i debiti negli USA; si assicura che la Russia non possa più utilizzare il proprio oro per rimborsare i debiti esteri (24 marzo). L’Unione Europea fa altrettanto e sancisce anche il divieto d’importare carbone e petrolio russo, ma non d’importare gas.
Il quadro che segue ricapitola le comunicazioni della Casa Bianca e di Bruxelles.
LA RISPOSTA DEL RESTO DEL MONDO
È un fenomeno estremamente sorprendente: gli Stati Uniti sono riusciti a portare la maggioranza degli Stati dalla propria parte, ma questi Stati sono i meno popolosi del mondo. Sembra che gli Stati Uniti non abbiano mezzi per far pressione su Paesi saldi nella propria indipendenza.
A causa delle azioni unilaterali degli anglosassoni e dell’Unione Europea il mondo sta per dividersi in due zone eterogenee. L’era della globalizzazione economica è finita. I ponti economici e finanziari vengono annientati, uno dopo l’altro.
Reagendo con rapidità la Russia ha convinto i partner del BRICS a fermare gli scambi in dollari e a creare a termine una moneta virtuale comune per gli scambi reciproci. Fino a quel momento ricorreranno all’oro. La nuova moneta dovrebbe essere basata su un paniere delle monete del BRICS, ponderate in base al PIL di ogni Stato membro, nonché su un paniere di materie prime quotate in borsa. Il sistema dovrebbe essere molto più stabile dell’attuale.
Ma quel che più conta, Russia e Cina sembrano rispettare i partner molto più degli Occidentali. Non esigono riforme strutturali, sia economiche sia politiche. Dovrebbe essere evidente a tutti che, con il conflitto in Ucraina, Mosca non cerca di prendere il potere a Kiev e di occupare l’Ucraina, vuole respingere la Nato e combattere i banderisti (i «neonazisti» nella terminologia del Cremlino). Obiettivo molto legittimo, sebbene il metodo usato sia brutale.
In pratica assistiamo alla fine di quattro secoli di dominio degli Occidentali e dei loro imperi. È uno scontro tra modi di pensare diversi.
L’orizzonte temporale degli Occidentali è di alcune settimane. Con una prospettiva così limitata possono anche pensare che gli Stati Uniti hanno ragione e i russi torto. Il resto del mondo pensa invece in termini di decenni, persino di secoli. In questo caso è evidente che i russi hanno ragione e l’insieme degli Occidentali torto.
Peraltro gli Occidentali sono usi a violare il diritto internazionale. Hanno attaccato la Jugoslavia e la Libia senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza e per attaccare l’Afghanistan e l’Iraq hanno mentito. Accettano solo le regole da loro stabilite. Gli altri Stati aspirano invece a un mondo multipolare in cui ogni Paese sia libero di seguire la propria cultura; sono consapevoli che, nel mondo cui aspirano, solo il diritto internazionale può essere garanzia di pace.
Piuttosto che affrontare la Russia e la Cina, gli Stati Uniti hanno scelto di ripiegarsi nel proprio impero: isolare l’Occidente per mantenervi la propria egemonia.
Dal 2001 tutti i dirigenti mondiali considerano gli Occidentali, e gli Stati Uniti in particolare, come predatori feriti. Non osano affrontarli, ma cercano il modo di accompagnarli tranquillamente al cimitero. Nessuno ha previsto che si sarebbero isolati per morire.
Rachele Marmetti
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