In pochi giorni si è spostato di un mese l'orizzonte temporale sulla fine del lockdown, in un Paese quasi ipnotizzato. Il governo si limita ad accompagnare la situazione più che guidarla, cedendo sovranità ai tecnici, in attesa del famoso picco. Ogni settimana che passa rende più difficile la ripartenza.
Se ci avessero detto, solo un mese fa, che il numero dei morti avrebbe raggiunto quota diecimila, l’avremmo considerato inimmaginabile, come inimmaginabile, sempre un mese fa, ipotizzare di tornare a riveder le stelle a fine aprile. Date insormontabili diventate quasi normali, in una discussione che sembra aver perso il senso del tempo, come accade nelle crisi più profonde, dove si altera l’elemento psicologico. Ma anche, in questa ansiosa assuefazione a tutto ciò che viene detto, qualche coordinata di valutazione. Per cui oggi va di moda dire che i contagi calano e “ce la stiamo facendo”, anche se il numero dei morti è stabile sopra quota ottocento,....