Non si può accettare a cuor leggero che un filmato di Al-Qa'ida sia in
realtà una produzione del Pentagono. Non dopo le bugie su cui si è
basata l'aggressione all'Iraq.
di Marcello Foa.
Il commento pubblicato in prima pagina sul «Corriere del Ticino» del 5 ottobre sui falsi video di Al-Qa'ida ha avuto una risonanza enorme, per la quale ringrazio i lettori.
Guarda ed ascolta il Video:
Guarda ed ascolta il Video:
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=126590&typeb=0&quei-filmati-di-al-qa-ida-li-faceva-il-pentagono
----------------------------------------------------------------
Non a tutti è piaciuto, com'è normale. Alcuni hanno chiesto dei chiarimenti sulla manipolazione dei video, che sono ovviamente ben lieto di fornire.
----------------------------------------------------------------
Non a tutti è piaciuto, com'è normale. Alcuni hanno chiesto dei chiarimenti sulla manipolazione dei video, che sono ovviamente ben lieto di fornire.
Ricordiamo brevemente i
fatti: per 5 anni il Pentagono ha stipulato un contratto con una società
di PR britannica, la Bell Pottinger, per operazioni di propaganda e di
guerra piscologica in Iraq, in cambio di un compenso colossale: 540 milioni di dollari.
Un videomaker, Martin Wells, ha svelato l'esistenza di questo programma al Bureau of Investigative Journalism.
Le attività erano diverse ma le più sensibili erano due, cosiddette di propaganda grigia e nera: la produzione di finti servizi televisivi, poi diffusi alle emittenti della regione, e di filmati di propaganda, che venivano falsamente attribuiti ad Al Qa'ida......
Alcune immagini erano
girate in proprio («Mandavamo squadre di operatori a effettuare filmati
in bassa definizione degli attentati di Al Qa'ida», ricorda Wells), in
altri casi venivano usati filmati esistenti.
La propaganda nera si
tramutava in un video in apparenza «di Al Qa'ida» di 10 minuti, inciso
su dei CD che poi venivano lasciati furtivamente dai marines durante i
raid nelle case e nei villaggi, e dotati di un codice che consentiva di
tracciare chi li guardava al computer e di trasmettere l'indirizzo IP
tramite Google Analytics. Un'operazione di intelligence, che è stata
ripetuta numerose volte.
E qui nascono i
problemi. Perché negli ambienti jihadisti sono circolati per anni
filmati autentici di Al Qa'ida e altri che sembravano di Al Qa'ida ma
che erano stati prodotti dalla società britannica Bell per conto del
Pentagono. Filmati che, come ci hanno ripetuto all'infinito gli esperti,
solitamente finiscono sul web, nella chat riservate, nei siti dei
fanatici islamisti che, ad esempio, il famoso SITE della cacciatrice di
jihadisti Rita Katz monitora costantemente, producendo scoop poi ripresi
non solo dai media mediorientali ma anche, e talvolta soprattutto, da
quelli occidentali.
Ma i video diffusi - nel
periodo 2006-2011 - erano davvero tutti di produzione di Al Qa'ida? O
ne aveva le sembianze ma in realtà era un'elaborazione del Ministero
della difesa americano? E cosa contenevano quei messaggi?
L'inchiesta del Bureau
non chiarisce tutti i dettagli. Interpellate, le autorità americane si
rifiutano di fornire spiegazioni più precise, ma ammettono che «la Bell
lavorava per l'Information Operations Task Force (IOTF), producendo
materiale che in parte è stato comunicato alle forze della coalizione
citando la fonte e in parte nascondendola». Dunque traendo in inganno
non solo i seguaci jihadisti ma gli stessi alleati. E conseguentemente
anche i media.
Il Pentagono insiste che il materiale era «truthful» ovvero attendibile o veritiero, ma è ben diverso dall'affermare che fosse vero.
Inoltre l'inchiesta afferma che la società inglese lavorava in un'operazione militare riservata «coperta da numerosi accordi segreti» e che la Bell Pottinger riportava al Pentagono, alla CIA e al National Security Council. Le attività più sensibili dovevano ricevere l'ok del generale Patraeus.
Come ho spiegato nel mio
commento, non c'è da stupirsi per queste attività; rientrano nelle
attività di intelligence. Il punto è che nell'era della comunicazione
globale e di internet non sono limitate al teatro di guerra, ma
finiscono per contagiare anche i media in tutto il mondo, influenzando le nostre opinioni pubbliche, che non possono accettare a cuor leggero che un filmato di Al Qa'ida possa essere in realtà una produzione del Pentagono.
Non dopo aver avuto la
prova che la guerra in Iraq contro Saddam Hussein è stata proclamata
sulla base di accuse inventate. È una questione di credibilità; e quella
americana, purtroppo, è da tempo fortemente incrinata.
Nessun commento:
Posta un commento