PS: << Con Renzi la trasformazione del Pd in qualcosa di molto diverso dal progetto di Prodi si è pienamente compiuta ed oggi il Pd è un partito saldamente di destra che gode di una rendita elettorale da quanti, sbagliando, pensano che sia l'erede del vecchio Pci.>>
umberto marabese
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di Aldo Giannuli.
Ci son partiti che non fanno errori, ma sono essi stessi un errore, magari perché, pensati per essere una cosa, sono diventati un'altra, diversa e indesiderata.
Ci sono partiti che non
fanno errori, quanto essere essi stessi un errore, magari perché,
pensati per essere una cosa, sono diventata un'altra molto diversa ed
indesiderata, o perché hanno mancato l'obiettivo che ci si proponeva per
dei difetti di progettazione.
Ad esempio, l'unificazione Psi-Psdi, nel 1966, pensata per costruire una grande socialdemocrazia di massa sul modello di quelle nordiche, in grado di strappare al Pci la leadership della sinistra, dette vita ad un aborto di partito che si scisse solo tre anni dopo. E il difetto era di progettazione perché unificava un vero partito socialista con quello socialdemocratico, che, al di là delle autoproclamazioni, era un partito di destra. E, dopo l'inevitabile sconfitta alle politiche del 1968, che segnò la fine del centro sinistra, fu gioco forza dividersi fra chi cercava una formula di governo più di sinistra e chi ne voleva una più di destra. Ad essere sbagliato non era questo o quel singolo atto, ma il progetto in sé di una sommatoria elettorale che doveva dimostrare che 2 + 2 doveva fare 5 ed invece fece 3. Una pura sommatoria di apparati non basta a sollevare ondate di consensi e spesso ne toglie.....
Ad esempio, l'unificazione Psi-Psdi, nel 1966, pensata per costruire una grande socialdemocrazia di massa sul modello di quelle nordiche, in grado di strappare al Pci la leadership della sinistra, dette vita ad un aborto di partito che si scisse solo tre anni dopo. E il difetto era di progettazione perché unificava un vero partito socialista con quello socialdemocratico, che, al di là delle autoproclamazioni, era un partito di destra. E, dopo l'inevitabile sconfitta alle politiche del 1968, che segnò la fine del centro sinistra, fu gioco forza dividersi fra chi cercava una formula di governo più di sinistra e chi ne voleva una più di destra. Ad essere sbagliato non era questo o quel singolo atto, ma il progetto in sé di una sommatoria elettorale che doveva dimostrare che 2 + 2 doveva fare 5 ed invece fece 3. Una pura sommatoria di apparati non basta a sollevare ondate di consensi e spesso ne toglie.....
Altro errore storico (ma
si trattò di una alleanza elettorale e non propriamente di una fusione
organizzativa) fu il Fronte Popolare nel 1948, che fece la fortuna degli
scissionisti socialdemocratici e fece a pezzi il Psi.
Altri partiti furono
"sbagliati" perché privi di una base adeguata a dare qualche prospettiva
sin dalla nascita: ad esempio Nuova Repubblica di Pacciardi (1965),
Azione Popolare di Greggi (1972), il Mpl di Labor (1972), Democrazia
Nazionale (1976), che ebbero pochissimi voti.
Un altro progetto sbagliato fu, nel 1979, Nuova Sinistra Unita (e
qui faccio una autocritica, perché fui uno dei suoi sostenitori), qui
l'errore non fu tanto del progetto (in sé confuso, fra anima
movimentista romana e torinese, sinistra sindacale Cgil che era la parte
moderata e Dp milanese che remava contro) quanto il non capire che era
troppo tardi e non si improvvisa un accordo del genere con un simbolo
sconosciuto in tre mesi. E, più o meno la stessa cosa, potremmo dire
della Sinistra Arcobaleno nel 2008.
Per venire ai giorni nostri, furono partiti sbagliati sia il PdL di Berlusconi, che
cercava un rilancio, dopo la sconfitta del 2006, con una operazione di
cosmesi politica che ebbe effimero successo ma di fatto azzerava il
pluralismo della destra, quanto il partitino di Gianfranco Fini formato
per scissione del PdL: non c'era spazio politico e pagava l'errore
irreparabile di non aver votato la sfiducia al governo Berlusconi nel
settembre 2010, quando sarebbe stato determinante. In quel caso l'errore
precedette la formazione del partito e la scissione fu un salto nel
vuoto.
Dunque, un
partito può benissimo essere una operazione sbagliata sin dall'inizio
per difetti di "progettazione" o per un errore di tempismo. E veniamo al
caso del Pd.
Qui già alle spalle ci
sono altre operazioni discutibili come la formazione del Pds, ma di
questo parleremo in altra occasione. Alla base del progetto del Pd ci fu
una idea di Prodi: trasformare l'alleanza elettorale dell'Ulivo in un
partito che unificasse gli eredi del vecchio Pci, con quel che restava
della vecchia sinistra democristiana, per dar vita ad una grande sintesi
democratica che occhieggiava, sin dalla sigla, al Partito Democratico
americano.
Una operazione sbagliata dall'inizio, perché
cancellava anche gli ultimi bagliori delle culture politiche dei due
partiti di riferimento, senza sostituirle con una nuova. Il Pd non ha
avuto alcuna cultura politica ma solo il genericissimo slogan del "riformismo"
che era la foglia di fico che copriva malamente la nudità culturale
dell'operazione e questo affrettava un processo di modificazione della
base sociale del partito, peraltro già iniziato con l' "operazione
Occhetto". La tradizionale base del Pci associava l'elettorato di
appartenenza ideologica e di ceto politico, a quello di insediamento
(cooperative, associazionismo caudatario, enti locali) ed a quello di
interesse sociale (lavoro dipendente, ma con crescente spostamento dalle
categorie dell'industria a quelle del pubblico impiego). Il Pds prima
ed il Pd, dopo, nel loro corso, avevano decisamente assottigliato la
quota dell'elettorato di adesione ideologica, perso quasi tutto
l'elettorato operaio (anche quando restava iscritto alla Cgil), ridotto
quello giovane e mantenuto quello dei pensionati, quello del pubblico
impiego, quello degli apparati burocratici e quello tradizionale delle
regioni rosse legato a cooperative ed enti locali.
Nella seconda fase di vita del Pd (grosso
modo dalla segreteria Veltroni in poi) si è prodotta una ulteriore
modifica della base sociale del Pd: si è fortemente ridimensionata la
componente funzionariale classica di partito, a vantaggio di quella
orbitante intorno alle istituzioni (diremo meglio a breve), si è
aggiunta una quota di lavoratori autonomi delusi dalla politica fiscale
della destra, ma, più ancora si aggiunse una nuova componente che
possiamo definire "borghesia arrebatora" (dallo spagnolo Arrebatar cioè
strappare, scippare), un ceto di arrampicatori sociali che, attraverso
consulenze strapagate, partecipazione a consigli di amministrazione di
enti pubblici, attività di pr che mascherano giochi lobbistici, attività
finanziarie al limite del riciclaggio (e qualche volta oltre) hanno
gettato le radici nel Pd. E sono state queste trasformazioni sociali a
spalancare la porta a Renzi che si è giovato anche dell'apporto di una
quota di vecchi provenienti dal Pci a causa delle troppe sconfitte (o
mancate vittorie) dei gruppi dirigenti che lo avevano preceduto. Con Renzi la trasformazione del Pd in qualcosa di molto diverso dal progetto di Prodi si è pienamente compiuta ed oggi il Pd è un partito saldamente di destra che gode di una rendita elettorale da quanti, sbagliando, pensano che sia l'erede del vecchio Pci.
In sintesi: oggi il Pd è
composto dai compagni che sbagliano e dagli arrampicatori sociali che
ci vedono giusto. Se non è questo un partito sbagliato..?!
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