Lo scenario in Medio Oriente cambia e il terrorismo non è il nostro destino. I paesi che hanno usato i terroristi per procura ora stanno raccogliendo sconfitte.
di: Bogdana Ivanova, Mosca Hakam Amhaz, Baghdad Jafar Mhanna, Aleppo Talal Khrais e Paola Angelini, Roma
Alcuni paesi non
sembrano propensi a riconoscere certi pericoli, il Regno dell'Arabia
Saudita, fa sapere tramite il Ministro degli Esteri Saudita, Adel Jubair
che sta lavorando per fare arrivare a Aleppo alla cosiddetta
opposizione moderata più milizie. Di solito arrivano attraverso un
accesso: la Turchia. Un altro dato è l'utilizzo, da parte delle bande
armate, di missili teleguidati americani Taw....
Dal 2013 a oggi
l'Esercito Siriano si è difeso, e ha svolto un lavoro onesto: liberare
il suo territorio da terroristi venuti da 83 paesi, pronti a uccidere,
rubare, occupare. Il Presidente siriano, Bashar al Assad ha emanato
senza pause Decreti di amnistia, la riconciliazione pacifica ha
raggiunto, finora, 1300 città e località, città intorno a Damasco:
Qudsaya, Daraya e Moaazamieh, nella Ghouta Orientale e Occidentale.
Cambiamenti che hanno permesso alla popolazione di quasi tutta la
provincia e capitale damascena di vivere senza incubi, Qudsaya e il
paese di Al-Hameh sono liberi.
Il Governatore di
Damasco, Alaa Ibrahim e gli Ufficiali dell'Esercito siriano sono entrati
a Qudsaya e Al-Hameh, accolti da migliaia di persone scese per strada.
Il Governatore della campagna (Rif Dimashk) e gli Ufficiali
dell'Esercito siriano sono stati ricevuti con il lancio di riso e di
applausi.
Il ripristino della
sicurezza a Qudsaya e Al-Hameh, è stata una buona occasione per
eliminare, senza battaglie, nuove ed eventuali aree di terroristi, e per
estendere ulteriormente la rete di sicurezza nei pressi della capitale
occupata dalle bande armate dal 2012.
Si diceva: il terrorismo
non è il nostro destino, l'Isis e al-Nusra sono stati sconfitti nel
piccolo Paese del Libano. Oggi l'Iraq è unito a tutte le comunità
religiose e alle diverse etnie, è unito a tutti coloro che hanno
sofferto e combattono per Mosul, ancora ostaggio dell'Isis. L'attacco
alla roccaforte dei terroristi, che coinvolge l'esercito e le forze
antiterrorismo irachene, insieme alle milizie dei peshmerga curdi,
quelle sciite e sunnite, cambierà lo scenario e auspichiamo sviluppi
positivi per Aleppo. La situazione in generale è promettente: in un solo
giorno duecento kmq sono stati liberati, sono schierate sul campo le
forze speciali americane e occidentali. L'attacco per riconquistare
Mosul è il più importante in assoluto.
In Iraq la presenza
turca non è gradita agli iracheni che non vogliono sia coinvolta
nell'offensiva contro il Califfato. La Turchia continua a sostenere i
terroristi, inoltre è considerata un invasore in Siria. Ankara occupa
una base militare irachena, con un centinaio di soldati, e da mesi è
motivo di una forte tensione con il governo di Baghdad. L'obiettivo del
Governo turco sembra, nella guerra mediorientale, ricco di motivazioni:
-abbattere il Presidente Assad, manovrando le bande armate, evento al momento improbabile
-impedire la nascita di uno Stato Curdo ai confini
-estendere l'influenza turca su Aleppo, sul fronte siriano, su Mosul e su quello iracheno.
Le forze aerospaziali
russe, e l'aviazione siriana hanno interrotto ieri mattina gli attacchi
aerei nell'area di Aleppo. Il Ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu
ha detto che lo stop ai bombardamenti garantirebbe il passaggio sicuro
dei civili da Aleppo orientale, lungo sei corridoi, e l'evacuazione dei
malati e dei feriti per preparare la, cosiddetta, pausa umanitaria del
prossimo 20 ottobre. La Federazione Russa fa appello ai paesi che hanno
influenza sui ribelli per convincerli a lasciare la parte orientale
della città siriana di Aleppo. Il Ministro della Difesa, Sergei Shoigu
ha dichiarato: "Facciamo un appello alla leadership di paesi che hanno
influenza sui gruppi armati ad Aleppo orientale, con una proposta per
convincerli a cessare le ostilità e a lasciare la città. Se l'Occidente è
rimasto ambiguo e indeciso, la Federazione Russa non intende mollare,
usa la diplomazia e la forza allo stesso tempo".
Pochi giorni fa il
Presidente russo, Vladimir Putin ha parlato della posizione di Mosca sul
conflitto in Siria e dell'approccio degli Stati Uniti, durante la
riunione ristretta, che si è svolta a Goa, in India con i leader Brics.
Per il Viceministro
degli Esteri Sergey Ryabkov: "Non dobbiamo costringere nessuno. Come
in precedenza, si segue il sentiero che è comodo per tutti, e non ci
sono motivi per ritenere che Brics summit sta per trasformarsi in uno
strumento per risolvere i problemi di politica estera attuali. Gli Stati
membri hanno agende e priorità diverse".
Nella sua lunga
intervista concessa a un giornale moscovita, il Presidente al Assad
discute sulla centralità della Siria per gli assetti strategici in Medio
Oriente. Descrive il suo Paese come "piattaforma dello scontro
alimentato dall'Arabia Saudita - sunnita - contro la Repubblica Islamica
dell'Iran sciita, e in questo supportata dalla Turchia. Mentre gli USA,
da parte loro, non vogliono mettere a rischio la loro egemonia
mondiale. Niente di nuovo, penso che l'Occidente, soprattutto gli USA
non abbiano mai posto fine alla guerra fredda, neppure dopo l'implosione
dell'Urss". Per il Presidente siriano nel suo paese "si sente nell'aria
odore di terza guerra mondiale, ma non si tratta ancora di scontro
militare diretto, malgrado vi siano elementi di natura militare e di
terrorismo, la Siria è solo una parte di questa guerra".-------
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