Il premier post-riforma sarebbe l'amministratore pro tempore del Condominio Italia, iscritto alla lobby dei liquidatori di ex nazioni sovrane.
di Glauco Benigni.
Considerando che questo goffo tentativo di
Riforma della Costituzione:
1) invece
di risolvere e unire, divide drammaticamente sia la Nazione che il partito al governo
che l'ha proposta;
2) invece
del testo proposto si poteva ridurre proporzionalmente il numero dei parlamentari
sia alla Camera che al Senato oppure abolire il Senato tout court;
3) la
riduzione del numero dei parlamentari che si otterrebbe con la
"deforma" proposta riduce i costi solo di una porzione minima della
spesa e quindi si rivela solo un espediente demagogico;
ciò che appare con evidenza, è soprattutto
riconducibile alle esigenze attuali del Liberismo Integralista. Una pratica post-capitalista che è
dilagata sotto il nome di globalizzazione, sostenuta e promossa da ciò che
resta del Washington Consensus, dal FMI, dalla Organizzazione Mondiale del
Commercio, dalle Banche multinazionali (leggi in dettaglio il documento JP Morgan del 2013), dai
sostenitori del TTIP prima e della CETA oggi ... tutti poteri che considerano
la nostra vecchia Costituzione, e non solo la nostra, quale un ostacolo alla
loro perversa idea di crescita ad libitum.
Uno sviluppo identificato solo dal segno +
nei bilanci ... e non importa poi da quale tasso di disoccupazione, di angoscia
sociale e di inquinamento atmosferico......
Va considerato inoltre che il processo
della Riforma è stato rilanciato di fatto da Napolitano e Monti, quale ossequio
a Bruxelles, con la modifica dell'art. 81 relativa al dissennato "pareggio
di bilancio" ed è stato continuato con l'austerità, con lo scellerato Job
Act e con l'approvazione della nuova Legge elettorale, l'Italicum.
Alla luce di alcuni articoli - quali ad
esempio il 70, il 72, l'80 e il 117 - questa revisione costituzionale si rivela
essere un tentativo furbesco ma sprovveduto di rafforzare la sudditanza dei
maggiordomi di Stato nei confronti dei loro mandanti, di centralizzare le
decisioni fino a instaurare un Premierato autoritario che si sostituisce ad una
Repubblica democratica, di esautorare il Parlamento dalla sua facoltà di
legiferare spezzettando tale facoltà in 4 percorsi operativi; in sostanza di
"rottamare con fare renziano" il principio di rappresentanza e ogni
precedente tradizione e equilibrio di poteri che configuravano una democrazia
occidentale.
Nel dibattito si pone molto l'accento
sulla Nuova relazione che la Riforma imporrebbe tra Stato e Regioni. Si vuole
considerarla "positiva". Osservandola attentamente però si nota che è
una relazione tesa ad abolire ogni corpo intermedio tra Popolo e Stato o meglio
tra Popolo ex Sovrano e Capo del Governo e del Partito di Maggioranza. Maggioranza
ottenuta con il vistoso Premio previsto dall'Italicum.
Soprattutto: a mio avviso, l'aspetto più sorprendente di questa Riforma è costituito dagli omissis (negli art. 80 e 87) circa il rapporto che dovrebbe
intercorrere tra il nuovo Parlamento, detentore ufficiale del Potere
Legislativo e la formazione e l'entrata in vigore sul territorio italiano dei
Trattati europei (i maggiori sono già 23) e dei Trattati Internazionali (sul
sito della Farnesina se ne rinvengono 334). Si tratta di norme e accordi
altamente vincolanti e sempre più strategici per la vita di una nazione
fortemente ridimensionata e in crisi.
Non siamo più nel 1948, sono successe
tante guerre, tanti crack di borse, tanti esodi apocalittici, tanti scambi
commerciali impensabili, eppure i nuovi Costituenti si esprimono come se la
Codificazione del Diritto Internazionale (ONU 1969) e la Convenzione sul
diritto dei Trattati (Vienna 1980) non fossero mai avvenute.
Per contro è abbastanza evidente che il
nuovo Parlamento della ex Nazione Italia, ormai ridotta a Condomino Italia,
all'interno del quartiere Europa, nella grande città Mondo, secondo i
sostenitori di questa Riforma, non dovrebbe più pretendere di esercitare su
queste norme e accordi internazionali, detti anche "potere estero",
neanche quei pochi brandelli di sovranità nazionale rimasta.
Si possono consultare in rete diversi
pareri di esperti,
tra cui uno di Laura Lai che afferma:
«Il quadro normativo di distribuzione ed
assetto del "potere estero" che emerge dalla nostra Costituzione è
piuttosto scarno: la Costituzione, infatti, non contiene un profilo organico ed
articolato delle competenze in materia di politica estera attribuibili ai
diversi organi dello Stato, così come non vi è descritto il procedimento di
formazione dei trattati internazionali .... Non a caso, l'attività
governativa di politica estera è stata sovente configurata dalla dottrina come
manifestazione di un potere del tutto autonomo, espressione di una potestà
esclusiva o addirittura assoluta, al punto che si è arrivati a parlare di una
riserva governativa di potere estero. In conclusione, pertanto, i poteri
del Parlamento nel campo specifico della formazione dei trattati restano imbrigliati
nella rete normativa tessuta da uno sfumato quadro costituzionale e da una
chiara prassi politica, in base a cui il Governo resta il dominus sia della fase della negoziazione, sia di quella successiva
all'autorizzazione.»
«Nei lavori della Commissione parlamentare
per le riforme costituzionali si legge anche ... - L'autorizzazione alla
ratifica si intende tacitamente concessa in caso di decorrenza di trenta giorni
dal deposito dei trattati da parte del Governo, senza che un terzo dei
componenti di ciascuna Camera abbia richiesto la deliberazione delle Assemblee
stesse.»
Da come stanno le cose italiane non è da
escludere che il futuro Capo del Governo eletto con l'Italicum svolgerà in gran parte il ruolo di amministratore
protempore del Condominio Italia, iscritto alla lobby dei liquidatori di ex
nazioni sovrane e per far ciò si tenta di trasformare un sistema bicamerale
- di certo imperfetto e costoso - in una tiepida assemblea monocamerale,
gremita da eletti che non possono essere altro che molto ossequiosi di tutte
quelle pratiche di "potere estero" sulle quali , al dunque hanno -
solo in alcuni casi non meglio identificati - una sola facoltà di intervenire entro 30 giorni, quella di approvare la ratifica ... ratifica effettuata da altri
in altra sede.
Tra questi altri, oltre ai Ministri
competenti (vedi art. 89) si pone la nuova figura del Presidente della
Repubblica che con la Riforma giungerebbe al Colle - specialmente dopo i primi
scrutinii - solo se gradito al Partito di Maggioranza e al Premier.
Tale forma parziale, ibrida e incrociata
di facoltà legislativa, al di là delle definizioni, sembra ridursi ad una
facoltà periferica e locale esercitata su un territorio che, sia a causa
degli esistenti Trattati Internazionali, sia a causa del Debito Pubblico e del fiscal compact, non può sottrarsi alle
richieste dei globalizzatori.
Alla Corte Costituzionale (tra le poche
novità) si dà un contentino concedendole un eventuale giudizio preventivo sulle
leggi che regolano l'elezione dei membri del Parlamento, ma nel frattempo
l'elezione dei suoi 15 membri appare già precotta .
Il "voto a data certa" dell'art.
72 su disegni di leggi governativi e la clausola di supremazia statale
dell'art. 117 sono illuminanti sul tentativo di disporre di strumenti
coercitivi nei confronti della Camera e delle Regioni.
Il sogno della democrazia partecipata
(referendum abrogativi, leggi di iniziativa popolare) diventa sempre più un
sogno. Niente è previsto sull'attuazione di eventuali disposizioni abrogative.
La soppressione del CNEL, anche se in linea di principio condivisibile, in
questo contesto è un ennesimo segnale del bisogno che ci sia "un uomo solo
al comando": l'amministratore del Condominio, il liquidatore della nazione
in svendita sostenuto da una Camera di "ratificatori compulsivi".
Trapela da questa riforma una visione da marketing, una voglia di
sbrigarsi, di non perdere più tempo ad ascoltare né le ragioni del Popolo
ex sovrano, né quelle del Parlamento. Le modifiche tendono a far diventare la
nuova Costituzione un algoritmo. Ma tale algoritmo, che dovrebbe regolare una
frettolosa sequenza di atti e ratifiche legislative, alleggerite da ping pong bicamerali
sì, ma non sempre... tale algoritmo non è finalizzato all'ottimizzazione delle
vecchie categorie politiche e sociali: il lavoro, la salute pubblica,
l'educazione, la cultura.
Il nuovo algoritmo costituzionale
privilegia le parole d'ordine, direi i tags, del liberismo: promozione della concorrenza ( ma non
della solidarietà), coordinamento della finanza pubblica e del fisco (temo si
intenda austerità se richiesta dai boss europei), sicurezza alimentare (cioè OK
alla fusione Bayer-Monsanto?); commercio con l'estero (magari regolamentato dal
TTIP), innovazione tecnologica ad ogni costo (cioè scorribande dei giganti
della digitalizzazione, automazione e raccolta di big data).
La riforma guarda dal buco della chiave lo
scenario del III Millennio e recita i mantra del Potere Globale, ma almeno ci vorrebbe un po' di rispetto e
di fiducia in questi guardoni non-eletti paracadutati a Palazzo Chigi. E qui
casca decisamente l'asino. Chi rispetta? Chi si fida di Renzi-Boschi? Nemmeno i
loro compagni di partito.
Per concludere però devo dire una cosa:
l'indomani della vittoria del No non sarà comunque un giorno di vera festa e
serenità. Questo tragico referendum tra
Liberismo e Vecchia democrazia, se vince come mi auguro il NO, darà la stura a
eventi e a scelte molto problematiche, talmente problematiche che i media di
regime stanno usando la paura del "dopo No" per sostenere il Sì. Gli
italiani devono avere coscienza di ciò. La
strada sarà comunque in salita. I Poteri Internazionali la prenderanno
male, molto male. Come per la Brexit, forse peggio. Alcune questioni enormi
come: la futura governabilità, una futura buona riforma della Costituzione,
Euro non Euro, immigrazione e spread fuori
controllo, più Cina-Russia e meno USA in Italia, potrebbero esplodere.
Pertanto il NO non va considerato solo
come un voto di opposizione a Renzi and Co. ma soprattutto come una
dichiarazione di intenti e di impegno per il nostro futuro. La libertà è bella
ma costa molto cara.
-----------------------------------------------------------------------------------------SPECIALE - Live 10 Ottobre: "PandoraTV vota NO al Referendum. E Tu?
Tratto da pandoratv.it/?p=11788
https://youtu.be/KAADV_GzFSw
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=126631&typeb=0&il-referenzum-dei-globalizzatori-#iovotono
Nessun commento:
Posta un commento