martedì 29 novembre 2011

Concita De Gregorio: "si, è vero, il Pd...."

De' Manzoni: altro che fango, Libero l'ha scritto molte volte ma la stampa progressista ci ha insultato. Ora la De Gregorio confessa.

Che tra il compagno Fini e il compagno Bersani ci fosse un patto per far fuori Berlusconi e dare vita a un’alleanza che li portasse al potere in barba al voto popolare non solo l’abbiamo sempre sospettato, ma l’abbiamo scritto più volte. Beccandoci ovviamente vagonate di democratici insulti, il più classico dei quali era: «siete la macchina del fango». Noi eravamo i complottisti. Anzi, peggio: servi disposti a pubblicare qualsiasi menzogna pur di attaccare i nemici del padrone. Gentaglia che non capiva come quello di Gianfri fosse sincero (quantunque improvviso e insospettabile) anelito democratico, autentico desiderio di dibattito interno al Pdl. O meglio: lo comprendeva benissimo, ma lo negava per bieco interesse o pura malvagità.
Bene, oggi ci viene restituito l’onore. E da una fonte insospettabile: la snobbissima, sinistrissima e monda della più piccola macchiolina di mota Concita De Gregorio, già direttore dell’Unità e attuale inviato di lusso di Repubblica. La quale, proprio in veste di ex numero uno dell’organo ufficiale del Pd,
è venuta nel 2010 a sapere alcune interessantissime cosucce che sabato ha spifferato a un convegno di studenti e indignati a Pisa. In breve: Concita ha detto che il Pd lavorò per perdere le elezioni regionali in Lazio e che lo fece per favorire la candidata di Fini, Renata Polverini, in modo da rafforzare lo stesso Fini nella sua battaglia nel Pdl. Lo scopo era giungere alla scissione nel partito di Berlusconi e alla nascita del Terzo polo, con il quale il Pd si sarebbe alleato per entrare nella stanza dei bottoni senza passare dall’urna. Obiettivo, va detto, pienamente raggiunto. Tutto ciò fu svelato con un sorrisetto di compatimento all’incredula De Gregorio da un «altissimissimissimo» dirigente democrat. Il quale, alla sensata obiezione della direttora («Ma i nostri elettori che cosa penseranno del fatto che l’obiettivo intermedio del partito è perdere le elezioni e quello finale è allearsi con Fini?») rispose ispirato: «Non saremo noi in prima persona a portare in porto la faccenda, ci penserà la crisi economica».
Parole, queste ultime, che fanno sostenere oggi a Concita come ci fosse un disegno preciso che ha condotto al governo Monti. Giuro: dice proprio così. C’è la registrazione. A un certo punto afferma addirittura che ci fu del dolo. Non parla di complotto perché non è chic. Ma insomma, il senso è quello: la sinistra ha agito in modo deliberato dietro le quinte e contro i suoi stessi candidati per arrivare al risultato odierno. Roba che neanche la macchina del fango a pieno regime…
L’ex direttore dell’Unità aggiunge altri gustosi dettagli. Per esempio che il ministro Giulio Tremonti «era dentro la partita da premier in pectore della nuova alleanza finché non ha avuto l’incidente Milanese». Che Bersani le assicurò, non si sa in base a quali approfonditi studi antropologici condotti tra una smacchiatura di giaguari e l’altra, che «chi manda le mail non va a votare». E che «le proteste studentesche non vanno appoggiate perché i minorenni non votano e i maggiorenni sono strumentalizzati dai black bloc». Poi il segretario del Pd deve aver mutato idea, visto che rischiò l’infarto per arrampicarsi sui tetti in segno di solidarietà con gli studenti. Ma si sa: la coerenza è la virtù degli idioti.
Molte altre cose conosce la diva Concita dei «fratelli coltelli» della sinistra. E presto, ci auguriamo, le narrerà. Per ora ci accontentiamo della prova che Fini era un compagno (a sua insaputa?). Nell’attesa che  Bocchino confessi finalmente, magari a  un convegno di api regine, di aver sempre saputo che l’ex leader di An aveva fatto svendere al cognato la casa di Montecarlo di proprietà del partito. Sapete, la macchina del fango va servita fredda…
di Massimo de' Manzoni

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