.di Thierry Meyssan
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha la maggioranza alla Knesset ma è largamente minoritario tra i connazionali, minaccia di attaccare il Libano. Se questa operazione verrà lanciata l’esercito israeliano non riuscirà a sconfiggere Hezbollah da solo. Per salvare lo Stato ebraico gli Stati Uniti saranno costretti a intervenire, ma invece di partecipare direttamente a una guerra terribile, potrebbero sostenere un colpo di Stato militare a Tel Aviv.
La notizia dell’incontro segreto si è rapidamente diffusa sul web. Diverse fonti ufficiali l’hanno confermata. È stato inoltre rivelato che era stato raggiunto un accordo fra Tel Aviv e Riyad. Questa informazione contribuisce a spiegare perché l’Arabia Saudita abbia partecipato, a fianco dell’alleanza occidentale, alla protezione di Israele durante la risposta iraniana del 14 aprile.
Per tutte le giornate di venerdì 21 e sabato 22, nelle cancellerie di tutto il mondo si sono rincorse informazioni e dichiarazioni contraddittorie. Il segretario generale dell’Onu António Guterres ha dichiarato che il conflitto israelo-palestinese non potrà mai essere risolto con la forza delle armi. «I popoli della regione e del mondo non possono permettere che il Libano diventi una nuova Gaza (…) Su entrambi i lati della Linea Blu si sono già perse molte vite, decine di migliaia di persone sfollate, case ed edifici distrutti (…) Gli ordigni inesplosi (…) sono un’ulteriore minaccia per gli abitanti di Israele e del Libano, nonché per il personale delle Nazioni Unite e umanitario (…) È tempo che le parti si impegnino, nei canali diplomatici e politici a disposizione, in modo pratico e concreto» ha dichiarato in una conferenza stampa.
Ma Israele rifiuta ogni trattativa ed Hezbollah, che si rifiuta di abbandonare i palestinesi, ha dichiarato che non negozierà la demarcazione del confine israelo-libanese finché continuerà il massacro nella Striscia di Gaza.
Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha risposto a Guterres: «Israele non può consentire all’organizzazione terroristica Hezbollah di continuare ad attaccare il proprio territorio e i suoi cittadini; presto prenderemo le necessarie decisioni. Il mondo libero deve stare incondizionatamente al fianco di Israele nella guerra contro l’asse del male, guidata dall’Iran e dall’islam estremista. La nostra guerra è anche la vostra guerra, e la minaccia di Nasrallah contro Cipro è solo l’inizio» [1].
Nel frattempo le schermaglie tra i due campi si sono intensificate.
Israele ha sparato granate su Yaroun (caza di Bint Jbil) e Naquoura (Tiro). Ha colpito anche un’area tra le località di Taybé e Deir Srialene (Marjeyoun) con armi al fosforo bianco, innescando un incendio nella zona. In serata due attacchi consecutivi hanno colpito la località di Khiyam, nella stessa caza. L’aviazione israeliana ha anche compiuto un attacco nel quartiere Kandouli di Meiss el-Jabal.
Hezbollah ha da parte sua rivendicato almeno quattro attacchi nella stessa giornata. Ha preso di mira il sito militare marittimo di Ras Naqura (che corrisponde al sito israeliano di Rosh HaNikra, che fronteggia Naqura) «utilizzando diversi droni kamikaze, in risposta a un attacco israeliano a Deir Kifa (caza di Tiro)» che giovedì scorso aveva ucciso un combattente di Hezbollah; «il sito è stato in parte distrutto e ci sono stati numerosi feriti». Hezbollah ha lanciato anche un altro attacco con un drone kamikaze su «una base di artiglieria israeliana» a Za’rura, nel nord di Israele, e ha effettuato attacchi contro i siti israeliani di Rouaissat el-Qarn e Zebdine, situati nelle fattorie contese di Chebaa, nonché a Sammaka, sulle colline di Kfarchouba.
Gli Stati Uniti, che dal 29 gennaio consigliano ai propri cittadini di non recarsi in Libano per timore di rapimenti [2], sono rimasti silenti, mentre la rappresentanza iraniana all’Onu ha twittato: «Qualsiasi decisione imprudente del regime di occupazione israeliano per salvare se stesso potrebbe far precipitare la regione in una nuova guerra, la cui conseguenza sarebbe la distruzione delle infrastrutture del Libano e dei territori occupati nel 1948. Non c’è dubbio che questa guerra vedrebbe un grande sconfitto: il regime sionista. Il Movimento di resistenza libanese, Hezbollah, ha la capacità di difendere se stesso e il Libano forse è venuto il momento per questo regime illegittimo di auto-distruggersi» [3].
In effetti, l’equilibrio delle forze militari è notevolmente mutato dalla guerra israelo-libanese del 2006 [4]. All’epoca Hezbollah aveva poca esperienza. Oggi invece è reduce da 12 anni di guerra in Siria contro jihadisti armati dalla Nato e protetti dall’aeronautica israeliana [5]. Oggi dispone di 2.500 forze speciali (Radwan), di 20.000 uomini altamente addestrati, di 30.000 riservisti e di 50.000 combattenti inesperti. Un tempo disponeva di missili a corto raggio. Oggi dispone di 120.000 proietti di ogni tipo, tra cui una cospicua quota di missili guidati, alcune migliaia di missili Zelzal (Terremoto) con una gittata di oltre 120 chilometri, alcune centinaia di missili guidati Fateh-110 (Liberazione-110) [6] con una gittata di 300 chilometri; inoltre continua ad avere a disposizione missili a corto raggio come i Fajr-1, di fabbricazione iraniana, e i Type-107 di fabbricazione cinese. Questo gigantesco arsenale dovrebbe consentirgli di saturare la Cupola di ferro, privando Israele della difesa antiaerea [7]. Se non riuscisse a saturarla, Hezbollah ha già dimostrato, a dicembre 2023, di poter distruggere elementi della Cupola di ferro, rendendola non-operativa. Soprattutto, dispone di missili terra-aria Sayyad-2 (Caccia-2) e forse di batterie russe SA-22 Pantsir [8]; con i primi, il 20 maggio ha messo fine al dominio aereo israeliano. Sebbene non sia accertato che Hezbollah possa abbattere aerei ad alta quota, è sicuro che può distruggere elicotteri e aerei a bassa quota. Inoltre Hezbollah ha acquisito ogni tipo di drone, tra cui gli al-Hodhod (Upupa fasciata) che si sono infiltrati a Haifa, dove hanno filmato la base navale e la fabbrica di armi RAPHAEL (Rafael Advanced Defense Systems Ltd), senza essere rilevati dai radar israeliani. E non è tutto: ora dispone di missili anticarro russi AT-14 Kornet e iraniani Toophan, di veicoli corazzati pesanti come i carri armati T-72 di fabbricazione russa. Dispone anche di missili terra-mare, come gli Yakhont russi.
Non c’è dubbio che se Hezbollah dovesse affrontare Israele da solo, senza l’intervento degli Stati Uniti, distruggerebbe le Forze di difesa israeliane (FDI) in pochi giorni. Non sappiamo cosa accadrebbe se il Pentagono andasse in aiuto del suo storico alleato,
Da questo punto di vista, l’opposizione all’occupazione israeliana, che sta crescendo soprattutto tra i giovani elettori statunitensi, rappresenta una sfida. Per essere rieletto il presidente Biden deve abbandonare Israele. Ma questo comporterebbe la scomparsa dello Stato Israeliano. Se invece l’armada statunitense entrasse in guerra, lo farebbe anche l’Iran. Ma dal 14 aprile si sa che Teheran ha missili ipersonici, probabilmente di origine russa, che gli Occidentali nel complesso sembrano non essere in grado di intercettare [9].
Come hanno potuto la Russia e l’Asse della Resistenza compiere simili progressi in termini di armamenti e scienza militare? Già nel 2012 i servizi segreti israeliani sostenevano che Hezbollah aveva moltiplicato per 400 (quattrocento) la capacità di bombardamento. All’epoca si parlava solo di quantità. Oggi si deve essere consapevoli anche della qualità. [10]. L’inversione di tendenza si è verificata durante la guerra contro la Siria. Rete Voltaire l’ha descritta a lungo, ma la stampa atlantista ha denigrato le nostre osservazioni. Infatti era indispensabile convincere l’opinione pubblica occidentale che la Siria era uno Stato debole e che dei pezzenti stavano per rovesciare la Repubblica. Oggi tutti gli eserciti della Nato sono in uno stato pietoso, a eccezione della Francia, per le sue capacità atomiche, e degli Stati Uniti, non solo per capacità di deterrenza, ma anche per gli armamenti convenzionali antecedenti al 1991. Per 23 anni la Nato si è trasformata in una coalizione antijihadista, certamente forte, ma incapace di condurre una “guerra ad alta intensità”.
Progettando di distruggere le piste delle basi aeree militari israeliane, Hezbollah ha anticipato lo spostamento degli aerei delle FDI nelle basi militari britanniche di Akrotiri e Dhedelia, a Cipro. Hassan Nasrallah ha perciò avvertito Nicosia che se permettesse agli aerei militari israeliani di fare scalo sul proprio territorio, entrerebbe nel conflitto e ne subirebbe le conseguenze.
Dall’inizio dell’operazione Spade di ferro (8 ottobre 2023), le FDI hanno compiuto massacri di massa, mentre Hezbollah si è preoccupato di causare il minore numero possibile di vittime. A Gaza sono stati uccisi 37.000 civili palestinesi; solo una quindicina di soldati sono stati uccisi dalla Resistenza libanese, rispetto agli oltre 300 combattenti di Hezbollah uccisi dalle FDI. Questo bilancio induce a credere, a prima vista, che Israele sia ancora il più forte; in realtà dimostra che Hezbollah sta cercando di respingere una guerra che prevede terribile.
L’equilibrio delle forze è mutato. Non è più reversibile, né a breve né a medio termine. Da questo punto di vista è stupefacente vedere la Nato comportarsi come fosse ancora padrona del mondo. Questa ostinazione renderà la sua caduta ancora più dolorosa.
L’unica alternativa per gli Stati Uniti e Israele sarebbe quella di incoraggiare un colpo di Stato militare a Tel Aviv. Già ora un migliaio di alti ufficiali e di sottufficiali si sono riuniti in questa prospettiva con lo slogan «Chiunque pensi che ci sia una manovra a Rafah si sbaglia. Chi sa che non c’è e dice che c’è sta mentendo!» [11]. Sono pronti.
Non si conosce la decisione della Casa Bianca, ma il 22 giugno il più alto funzionario del dipartimento di Stato in materia, Andrew Miller, vice-assistente del segretario di Stato per gli Affari israelo-palestinese, si è dimesso. Il Dipartimento di Stato afferma che lo ha fatto per motivi personali, ma tutti sanno che era contrario alla strategia del Bear-Hug (abbraccio dell’orso) del presidente Joe Biden [12]: aveva messo in atto le sanzioni contro i suprematisti ebrei.
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