mercoledì 26 giugno 2024

BYOBLU26 - ECCO QUALI SONO GLI 81 MEDIA UE OSCURATI DA PUTIN


 26 Giugno 2024Marco Paganelli

Gli effetti della guerra in Ucraina si riverberano sul piano mediatico. Il divieto di trasmissione nell’Unione europea, sancito lo scorso 17 maggio dal Consiglio dei 27 ed entrato in vigore ieri nei confronti di tre media russi, ha provocato una dura reazione da parte di Mosca. Le realtà colpite dal vecchio continente, in nome della consueta “lotta contro le fake news” volta a porre sotto silenzio le notizie vere ma ritenute scomode, sono l’agenzia di stampa Ria Novosti insieme ai quotidiani Izvestia e Rossiyskaya Gazeta. La Federazione, guidata da Vladimir Putin, ha bloccato in risposta l’accesso, sul suo territorio, ai siti internet di 81 operatori dell’informazione europei. La mossa viene ritenuta dall’Occidente ingiustificata, “sinonimo di paura”, contribuendo così a diffondere quel bipensiero orwelliano che risiede nel fatto che se censuriamo noi le testate russe è lotta alla disinformazione, ma se le censurano loro è una prova di insicurezza.

La posizione del Cremlino

Una nota del ministero degli Esteri, guidato da Sergej Lavrov, ha giustificato la mossa compiuta. Il documento pubblicato dal dicastero ha richiamato i numerosi avvertimenti, lanciati nel tempo, secondo cui le molestie politicamente motivate, nei confronti dei giornalisti nazionali e delle realtà editoriali, non sarebbero passate inosservate.

Le contromisure

Il comunicato ha precisato che Bruxelles e le capitali dei paesi del blocco hanno scelto di intraprendere la strada dell’escalation, costringendoci ad adottare “misure speculari e proporzionate”. Il governo non ha escluso tuttavia una potenziale revoca delle misure se gli avversari scenderanno a più miti consigli.

La comunicazione in tempo di guerra

Entrano in gioco quindi quelle dinamiche, già consolidate in passato, a discapito di una verità che viene raccontata con sempre più difficoltà. L’evoluzione storica ha delineato, in maniera palese, il triste scenario che abbiamo davanti. Pensiamo, ad esempio, a quanto è accaduto in occasione della Guerra del Golfo tra l’Iraq e l’Onu. Essa ha avuto una notevole influenza sul giornalismo, sancendo la fine di quella libertà che caratterizzava il suo potenziale descrittivo manifestato, ad esempio, durante il conflitto in Vietnam tra il 1955 e il 1975.

Le ricadute mediatiche di Desert Storm

L’opinione pubblica ha assistito, per la prima volta nel 1991 fra Saddam Hussein e buona parte dei componenti del Palazzo di Vetro di New York, a un conflitto in diretta. Le immagini delle bombe occidentali che cadevano su Baghdad, trasmesse in tempo reale dalla Cnn, avevano reso partecipe l’opinione pubblica globale, dell’evento drammatico in atto, attribuendo all’emittente di Atlanta forte autorevolezza e il ruolo di unico testimone oculare in loco. Quell’evento viene ricordato, tra l’altro ancora oggi in Italia, per la rottura del monopolio dei telegiornali della Rai battuti da Studio Aperto che, grazie alla rapidità del grande professionista Emilio Fede, era riuscito a dare in diretta per primo, attorno alle 24:20 della notte tra il 16 e il 17 gennaio di 33 anni fa, la notizia dell’inizio dell’operazione Desert Storm.

Le guerre successive

I successivi eventi bellici hanno sviluppato metodologie di comunicazione sempre più persuasive, allestite da spin doctor tanto competenti nel loro settore, quanto in grado di divulgare messaggi spesso lontani dalla realtà. Lo abbiamo visto, ad esempio, in occasione delle incursioni aeree, effettuate dalla Nato nel 1999 per la prima volta senza autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ai danni della Serbia.

La strategia

L’Alleanza era riuscita, utilizzando particolari sostantivi e aggettivi nelle conferenze stampa quotidiane curate dai portavoce, a dare l’idea che quella fosse una “guerra umanitaria” senza mai aver utilizzato esplicitamente, così come dimostrato negli studi del professor Michelangelo Conoscenti dell’Università di Torino, quella espressione. La legittimazione, impostata sulla menzogna, aveva raggiunto così milioni di persone in tutto il mondo nelle stesse ore in cui la pioggia di fuoco si riversava sui residenti di Belgrado e di altre città del territorio balcanico.

La guerra in Iraq del 2003

Non si può obliare pure gli accadimenti, nel Paese mesopotamico, del 2003. L’invasione di Washington, col sostegno logistico della Gran Bretagna, viene rammentata per la figura del “giornalista embedded”, istituita dopo forti pressioni dell’opinione pubblica, che affiancava il personale militare. Il cronista era spinto implicitamente, in cambio della tutela della propria incolumità dagli addetti ai lavori, a rinunciare all’obiettività al centro della propria deontologia professionale. Le dinamiche di mistificazione della realtà non sono finite. Vengono adottate anche oggi, dall’Unione europea, mettendo a tacere voci ritenute scomode. La presa di mira di quelle russe, dal vecchio continente, non lascia presagire nulla di buono. I media del Cremlino sono stati sottoposti a prescrizioni, spingendo le autorità di Mosca ad adottare una misura speculare nei confronti dei siti internet di molti operatori dell’informazione degli ex partner.

Le testate coinvolte

Il testo ha riportato l’elenco delle testate giornalistiche prese di mira che qui riportiamo integralmente:

Austria

1. Ente televisivo e radiofonico statale “ORF” (orf.at);

2. Azienda mediatica “Osterreich” (oe24.at);

Belgio

3. Rivista “Le Vif” (levif.be);

4. Rivista Knack (knack.be);

Bulgaria

5. Portale di informazione giornalistica “Mediapool” (Mediapool.bg);

6. Giornale “24 Ore” (24chasa.bg);

Ungheria

7. Portale informativo Internet 444.hu;

Germania

8. Rivista “Der Spiegel” (spiegel.de);

9. Giornale “Die Zeit” (zeit.de);

10. Quotidiano “Frankfurter Allgemeine Zeitung” (faz.net);

Grecia

11. JSC “Radio e televisione greca” EPT (ert.gr, ertnews.gr);

12. Azienda mediatica “Skai” (skai.gr);

13. Canale televisivo “Mega” (Megatv.com);

14. Quotidiano “Proto Thema” (protothema.gr);

Danimarca

15. Quotidiano “Berlingske” (berlingske.dk);

16. Pubblicazione “Informazioni” (information.dk);

Irlanda

17. Emittente nazionale RTE (rte.ie);

18. Quotidiano Irish Times (irishtimes.com);

19. Il quotidiano Irish Independent (independent.ie);

Spagna

20. Quotidiano “El Mundo” (elmundo.es);

21. Quotidiano “El Pais” (elpais.com);

22. Agenzia di informazione “EFE” (efe.com);

23. Televisione statale spagnola “Televisión Española” (rtve.es);

Italia

24. Canale televisivo nazionale “LA7” (la7.it);

25. Quotidiano “La Stampa” (lastampa.it);

26. Quotidiano “La Repubblica” (repubblica.it);

27. Emittente televisiva “RAI” (rai.it, rainews.it);

Cipro

28. Giornale “Politis” (politis.com.cy);

29. Portale di informazione elettronica “Cyprus Times” (cyprustimes.com);

30. Quotidiano “Cyprus Mail” (cyprus-mail.com);

Lettonia

31. Canale televisivo “Televisione lettone” e Radio lettone 4 (lsm.lv);

32. Portale Internet apollo.lv;

33. Canale TV Internet tvnet.lv;

34. Pubblicazione “Diena” (diena.lv);

Lituania

35. Portale Internet “LRT” (lrt.lt);

36. Portale internet “15min.lt” (15min.lt);

37. Portale Internet “lrytas.lt” (lrytas.lt);

Malta

38. Canale televisivo statale centrale “Television Malta” TVM (tvmnews.mt);

39. Quotidiano “Times of Malta” (timesofmalta.com);

40. Il quotidiano Malta Independent (independent.com.mt);

41. Giornale “Malta Today” (maltatoday.com.mt);

Olanda

42. Compagnia televisiva e radiofonica “Nos” (nos.nl);

43. Giornale “Nrc” (nrc.nl);

44. Quotidiano “Algemeen Dagblad” (ad.nl);

Polonia

45. Canale televisivo “Belsat” (belsat.eu, belsat.pl);

46. ​​​​Rivista “Nuova Polonia” (novayapolsha.eu, novayapolsha.com, novayapolsha.pl);

Portogallo

47. Canale televisivo “RTP International” (rtp.pt);

48. Quotidiano “Publico” (publico.pt);

49. Quotidiano “Expresso” (expresso.pt);

50. Progetto informativo e analitico “Observador” (observador.pt);

Romania

51. Canale televisivo “Pro TV International” (stirileprotv.ro, protv.ro);

52. Canale televisivo “Digi24” (digi24.ro);

53. Canale televisivo “B1TV” (b1tv.ro);

Slovacchia

54. Giornale “PMI” (sme.sk);

55. Pubblicazione Internet “Dennik N” (dennikn.sk);

Slovenia

56. Pubblicazione Internet “Nova24” (Nova24.si, Nova24tv.si);

57. Pubblicazione Internet “Demokracija” (Demokracija.si, Demokracija.eu);

Finlandia

58. Quotidiano “Ilta-Sanomat” (is.fi);

59. Giornale “Iltalehti” (iltalehti.fi);

60. Giornale “Helsingin Sanomat” (hs.fi);

61. Compagnia televisiva e radiofonica “Yleisradio” (yle.fi);

Francia

62. Canale televisivo “LCI” (tf1info.fr);

63. Quotidiano Le Monde (lemonde.fr);

64. Quotidiano La Croix (la-croix.com);

65. Giornale “Liberation” (liberation.fr);

66. Rivista Lexpress (lexpress.fr);

67. Compagnia radiofonica “Radio France” (radiofrance.fr);

68. Agenzia di informazione “Agence France-Presse” (afp.com, afpforum.com);

69. Canale televisivo “CNews” (cnews.fr);

70. Emittente televisiva “Arte” (arte.tv);

ceco

71. Canale televisivo “Ceska Televize” (ceskatelevize.cz);

72. Portale Internet “Seznam Zpravy” (seznamzpravy.cz);

Svezia

73. Compagnia televisiva e radiofonica “SVT” (svt.se);

74. Compagnia radiofonica Sveriges Radio (sverigesradio.se);

Estonia

75. Portale web informativo propastop.org;

76. National Broadcasting Corporation “ERR” (err.ee);

77. Risorsa multimediale “Delfi” (delfi.ee);

Media paneuropei

78. Agence Europe (agenceurope.eu);

79. Politico (www.politico.eu, www.politico.com);

80. Pacchetto satellitare “Pacchetto satellitare Svoboda” (rsf.org);

81. Pubblicazione Internet “Euobserver” (Euobserver.com).


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