Francia sempre più fuori dal Niger. Dopo il ritiro dei militari, il governo del Paese africano revoca la licenza alla multinazionale Orano, che non potrà più operare nella principale miniera di uranio.
L’annuncio viene dato dalla stessa azienda che opera nel campo dell’energia e del nucleare, e che vede lo Stato francese come suo principale azionista.
Si tratterebbe dunque di un nuovo schiaffo per Parigi da parte del governo del Niger, che si è ormai insediato da quasi un anno, quando fu rovesciato l’esecutivo guidato dal presidente filo-francese Mohamed Bazoum.
Sicuramente è un duro colpo per Orano, che è impegnata in Niger da oltre 50 anni e che ora controlla soltanto una miniera. Nella vicenda sembrano aver influito alcuni ritardi nei lavori e nel suo comunicato la società tenta di lasciare la porta aperta al governo che però ha tolto la concessione.
La miniera di Imouraren si trova nel nord del Paese e rappresenta una delle più grandi riserve di uranio, con circa 200 milioni di tonnellate utili per i reattori nucleari e per le armi ma con possibili rischi per la salute.
La ricchezza di risorse presenti in Niger ma anche negli altri Paesi africani è probabilmente il principale motivo per il quale la Francia coloniale non ha mai voluto mollare la presa sul continente, anche tramite la moneta Franco CFA. Negli ultimi anni, però, la musica è cambiata.
Nuovi governi si sono insediati anche in Burkina Faso, Mali, Gabon e Senegal. Questi mutamenti sembrano rappresentare il tramonto della Françafrique. Nel frattempo alcune nazioni si sono avvicinate alla Cina e alla Russia.
È il caso del Niger, che aveva già allontanato i militari francesi ma anche quelli degli Stati Uniti. Tra gli occidentali, invece, restano ancora nel Paese quelli italiani.
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