giovedì 1 febbraio 2024

Elena Basile al GdI: “Trump vero volto USA, sentenza Aja su genocidio Gaza duro colpo per Israele”

 


Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questa intervista rilasciata da Elena Basile al Giornale d’Italia, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e condivisione.

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Elena Basile, scrittrice, opinionista ed ex Ambasciatrice dell’Italia in Belgio ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni del Giornale d’Italia. Basile ha risposto a domande riguardanti alcuni tra i temi più caldi di politica estera, tra i quali: il genocidio di Gaza (e la posizione italiana a riguardo), la situazione di guerra nel Medioriente e nel canale di Suez, la ribalta di Donald Trump, opinioni su Liliana Segre e Netanyahu, oltre che qualche parola sulla sua situazione personale.

Elena Basile al GdI: “Italia, UE e USA riconoscano Stato Palestina”

Che cosa può o dovrebbe fare l’Italia per fermare il genocidio di Gaza?

“Direi innanzitutto votare insieme ai Paesi più illuminati di Europa come Spagna, Irlanda, Belgio e anche Francia, le risoluzioni ONU per il cessate il fuoco. Questo sarebbe il minimo. Purtroppo il Governo Meloni ha calpestato anni di politica mediterranea italiana

, in grado di mediare sia con Israele che con gli arabi, e le organizzazioni della lotta per la liberazione della Palestina. La postura di servi dell’atlantismo muscolare contraddice il programma elettorale della Meloni ma attinge al patrimonio storica della destra autoritaria. Non c’è più responsabilità verso gli elettori. Si tradiscono allegramente le promesse fatte e si continua a essere votati dai cittadini presi in giro. Non c’è alternativa si dice se vuoi mantenere la poltrona. In parte è vero. Ma ci sono sfumature differenti. Sanchez socialista spagnolo, De Croo liberale belga, rimangono al potere ma hanno avuto un atteggiamento più dignitoso rispetto alle posture servili della Presidente del Consiglio. Una politica lungimirante italiana dovrebbe allearsi con i paesi mediterranei e chiedere un posizione comune europea sul cessate il fuoco a Gaza. L’Europa dovrebbe esercitare pressioni sull’alleato egemone, gli USA, in questo senso. Si dovrebbe riconoscere lo Stato di Palestina. Riconoscimento simbolico e altamente politico. Qualora il governo di Netanyahu non si conformi bisognerebbe avere il coraggio politico e morale di condannare il terrorismo di Stato di Israele e applicare sanzioni. L’impunità assicurata ai governi israeliani che si macchiano di crimini di guerra e contro l’umanità danneggia Israele e la comunità ebraica”.

La situazione nel canale Suez come si potrà risolvere? L’Italia deve fornire supporto militare?

“La situazione nel Mar Rosso si può risolvere con la diplomazia e la mediazione. I bombardamenti dello Yemen (gli Houthi non sono ribelli , hanno conquistato tre quarti del Paese,) sono un’escalation militare in spregio del diritto internazionale e onusiano. La missione europea è ridicola. E’ difensiva ma difendendosi dovrà pur rispondere ai missili lanciati dagli Houthi contro le navi israeliane o anglo-americane che sono in guerra con lo Yemen? Perché non si e fatto nessun tentativo di dialogo con il gruppo sciita e con l’Iran? Gli Houthi chiedono il cessate il fuoco a Gaza. Mi sembra una domanda che un occidente democratico dovrebbe prendere in considerazione”.

Netanyahu sembra avere le ore contate, può cambiare la prospettiva della guerra? Chi potrebbe sostituirlo?

Cadrebbe immediatamente se gli USA levassero il sostegno finanziario e militare e cercassero un nuovo interlocutore. E’ vero che una vera e propria alternativa politica è oggi difficile a Tel Aviv, in un clima che diviene sempre più dominato dalle forze oscurantiste religiose e dai falchi della destra. Tuttavia nuovi nomi esistono anche tra gli esponenti più moderati della coalizione al Governo. Il problema è che Biden, in un anno di campagna elettorale, teme una mossa del genere che potrebbe levargli il consenso della lobby israeliana che condiziona pesantemente le elezioni della più grande e storica democrazia occidentale.

La guerra in Medioriente potrebbe espandersi? Quali altri paesi potrebbero farne parte?

“Gli Houthi, gli Hezbollah, le milizie sciite in Siria e Iraq, l’Iran non sono isolati. Teheran é un alleato politico, economico e militare di Russia e Cina. Giudichi lei se l’escalation militare contro gli alleati di due potenze nucleari non rappresenta nessun rischio. Israele da anni vuole un attacco statunitense all’Iran da parte degli Stati Uniti. Non mi meraviglierei se i neoconservatori statunitensi stessero progettando contro l’Iran l’operazione fallita in Russia: guerra a bassa intensità e regime change. Buona fortuna al mondo!”.

Elena Basile al GdI: “Trump vero volto USA, sentenza Aja su genocidio Gaza duro colpo per Israele”

Trump ha distanziato l’ultima rivale Haley di 10 punti in New Hampshire, se dovesse vincere si insedierà il 20 Gennaio 2025. Con lui come potrebbero evolvere gli scenari di guerra (Ucraina, Israele, etc). Potrebbe fare qualcosa già prima?

“Trump rappresenta il vero volto degli Stati Uniti. Spregiudicato e pragmatico come i Repubblicani sono sempre stati rispetto ai democratici, che si sentono i depositari dei principi etici e universali, in nome dei quali fanno stragi di vittime innocenti nel mondo. Guardi alla guerra civile in Siria, alla Libia e all’Ucraina. Trump auspicabilmente asseconderà tendenze isolazioniste mai sopite e negozierà con Putin. In Medio Oriente è su posizioni estreme contro i palestinesi. Tuttavia non credo voglia allargare il conflitto”.

La Corte dell’Aja si è limitata a dichiarare ad Israele: “Eviti atti di genocidio e limiti morti e danni ai civili”, ma non ha imposto il cessate il fuoco. Perché?

La Corte di Giustizia Internazionale dell’ONU si è pronunciata in materia storica contro Israele. Non poteva emettere una sentenza di condanna per genocidio in quanto l’iter per una sentenza giuridica ha passaggi obbligati e tempi lunghi. Ha tuttavia obbligato Israele, ancora sul banco degli imputati, a dimostrare tra un mese che ha intrapreso le misure atte a prevenire la morte indiscriminata di Palestinesi. La Corte, nell’elencare le misure preventive a cui Israele è obbligato, ha preso proprio i tre paragrafi dell’articolo principale della convenzione del genocidio del 1948. Ha quindi riconosciuto implicitamente che le accuse del Sud Africa erano fondate. Non ha chiesto il cessate il fuoco. Questa é una richiesta che implica valutazioni politiche estranee alla Corte. In teoria se Israele riuscisse a perseguire una guerra contro Hamas senza massacrare i civili palestinesi sarebbe dalla parte della ragione. Questo è il suo diritto di difendersi e di avere una rappresaglia giustificata per quel che ha subito.

Al riguardo, secondo fonti vicine al governo del premier Netanyahu, si tratta del “meglio che Israele potesse ottenere”. Quindi tutto inutile?

Penso Netanyahu si sbagli. E’ un duro colpo alla reputazione di Israele che inquina la storia del popolo ebraico, per molti versi apprezzabile, perfino eroica. Certo la Corte non può sostituirsi alle Nazioni Unite che funzionano se nel CDS le grandi potenze USA, Cina e Russia pervengono a una mediazione su Israele. In altri tempi accadeva che Kissinger e l’Unione Sovietica si mettevano d’accordo per intervenire sui conflitti e scegliere il compromesso. Oggi alle proposte di cessate il fuoco provenienti dai BRICS e dal sud globale, gli USA e Israele, isolati, con la complicità dei governi più retrivi europei, hanno risposto negativamente.

Elena Basile al GdI: “Segre moralista a senso unico, io meno in tv dopo che ho avuto il coraggio di rispondere all’arroganza di Formigli”

Hanno appena conferito la laurea honoris causa alla signora Segre, ma perché proprio lei non ha condannato i crimini del governo Netanyahu?

Il silenzio assordante della Senatrice Segre sul massacro di Gaza mi ha profondamente sorpreso. La giornata della memoria, (sebbene l’olocausto sia per dimensioni e intensità delle atrocità un unicum nella storia, speriamo irripetibile) dovrebbe essere occasione per interrogarsi sulle vittime dell’ingiustizia e della violenza, sui popoli oppressi oggi, altrimenti diviene un rituale che man mano perderà la sua forza morale profonda. Vede quando la Senatrice dichiara di non dormire per l’uccisione dei bambini ebrei il 7 ottobre dal barbarico attacco di Hamas, ma non dice una sola parola per ricordare i bambini palestinesi, più di 10.000, trucidati, mutilati, agonizzanti, dimostra di seguire un esempio indecenteLa morale a senso unico. Ricordo che i tedeschi, dopo avere visto i bambini ebrei mandati nei forni crematori o sofferenti nei lager, tornavano a casa e abbracciavano i loro bambini e i bimbi tedeschi amici dei loro figli. Erano padri amorevoli.

Perché è meno presente in televisione?

Mah, non saprei. Forse perché il dissenso oggi è ammesso solo se può essere delegittimato facilmente o caratterizzato politicamente. Forse perché il sindacato giallo e corporativo dei diplomatici mi ha indicato come ex diplomatico traditore dei valori della Repubblica e ha espresso solidarietà a Israele, quando i crimini di guerra a Gaza erano già iniziati. Forse una velina dei servizi è circolata screditando la sottoscritta. Forse perché ho avuto il coraggio di rispondere all’arroganza di un conduttore televisivo non riconoscendo il suo immenso potere e lasciando la trasmissione. I giornalisti hanno cosí dimostrato di essere una casta autoreferenziale che si chiude a riccio. Mah, comunque dovrebbe chiederlo alla Gruber, a Mieli, a Fazio insomma a chi oggi rappresenta non il quarto potere, ma un sostegno essenziale alla narrativa dominante del potere, quello vero.

La cosa le dispiace?

Personalmente no. Non ho mire politiche e la mancata visibilità mi toglie poco. Mi dispiace per la nostra democrazia e libertà di stampa ed espressione. Mi dispiace per i cittadini che perdono il diritto di ascoltare analisi differenti. Di solito nei commenti di politica Internazionale riporto in sintesi le tesi illustrate in tanti libri da politologi e storici statunitensi, svizzeri, francesi e belgi. Una televisione pubblica ( ancora più imperdonabile) ma anche privata dovrebbe porsi il problema di una corretta informazione di qualità.

Elena Basile, chi è e cosa ha fatto: studi, carriera, pubblicazioni e onorificenze

Nata a Napoli, si laurea, in tre anni e una sessione, nel 1982, in Scienze Politiche all’Istituto Universitario Orientale con una tesi sullo Stato Etico. Relatore Biagio Di Giovanni, Correlatore Giacomo Marramao. Nel 1985, in seguito al concorso di Stato entra nella carriera diplomatica. Negli anni successivi ricopre incarichi come: Segretario di Legazione, in servizio presso il Ministero affari Esteri; Primo Segretario Commerciale a Antananarivo; Console a Toronto. Nel 1995 diviene Consigliere di Legazione presso il Ministero Affari Esteri, direzione Generale Affari Economici, mentre tre anni dopo diventa vice Responsabile dell’UAMA (Unità per le Autorizzazioni dei Materiali di Armamento) della Direzione Generale Affari Economici. Nel 1999 è Primo Consigliere a Budapest e dal 2004 ministro-Consigliere a Lisbona. Nel 2008 è in Servizio alla Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza, OSCE, ONU (Alliance For Civilization, Community of Democracies). Nel 2010 diventa Capo dell’Unità per l’America Settentrionale della Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza, mentre un anno dopo arriva la nomina a Ministro Plenipotenziario.

Nel 2013 diventa Ambasciatrice d’Italia presso il Regno di Svezia. Nel 2017 ricopre lo stesso ruolo, ma presso il Regno del Belgio. Nel 2021 entra a far parte della Direzione Generale Affari Politici Ministero Affari Esteri ONU : agenda giovani pace e sicurezza. Nel febbraio 2023, infine, consegna le dimissioni per incompatibilità tra i suoi valori e la politica italiana e europea nella guerra in Ucraina. Il primo giugno 2023 va in pensione anticipata, rinunciando a un anno e 6 mesi di retribuzione ministeriale molto più elevata della pensione a cui ha diritto.

L’Ambasciatrice Elena Basile ha poi pubblicato numerosi articoli su riviste di politica internazionale, tra i quali « OSCE and the Future of Security in Europe » (« Comunità Internazionale », Vol. LXV – 2010). Nel 2023 ha iniziato a collaborare come freelance con il Fatto Quotidiano, la Fionda, l’Antidiplomatico, il Post. E’ stata al centro del dibattito pubblico per le sue posizioni di forte critica alla narrativa della NATO nella guerra in Ucraina e in Medio Oriente

Accusata e diffamata da molti media del mainstream, ha ricevuto la solidarietà di cinquanta importanti firme della diplomazia, del giornalismo e della cultura. L’appello non è stato pubblicato dai giornali che la avevano diffamata ma dal Manifesto, dal Fatto Quotidiano da il Giornale d’Italia.

E’ scrittrice di libri di narrativa. Ha pubblicato:

1995 ” Donne, nient’altro che Donne” ed Il Ventaglio Raccolta di racconti

2014 “ Una vita altrove” Newton Compton Romanzo

2018 “ Miraggi” Castelvecchi. Raccolta di racconti.

2021. Mirages Weyrich Ed. Du Sablon

2022 In Famiglia la Nave di Teseo

2023 Un insolito trio La Lepre

Decorazioni: Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, 2005.

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