Un’altra notizia positiva per i lavoratori discriminati dall’obbligo vaccinale. Questa volta è il Tribunale del lavoro di Torino a ridare giustizia ai sanitari sospesi. Con dispositivo datato 3 maggio 2023, una lavoratrice dell’ASL piemontese ha ottenuto il risarcimento danni, rimborso delle spese legali e soprattutto la conferma dell’illegittimità dell’obbligo.
Non è questa la prima e non sarà l’ultima sentenza a sbugiardare il parere della Corte Costituzionale. Sono infatti diversi i tribunali che in tutt’Italia hanno ristabilito giustizia. Pisa, Ivrea, Firenze, Napoli: i magistrati sempre più spesso danno ragione a chi ha avuto il coraggio di non vaccinarsi nonostante i ricatti.
Il caso di Torino è poi particolarmente significativo. Riguarda un’alta carica del sistema sanitario nazionale e come sempre porta con sé una storia che rasenta l’assurdo
.La lavoratrice sospesa è una dirigente, di un’Azienda Sanitaria della Regione che, nonostante fosse già a casa in malattia, si è vista decurtare il proprio stipendio.
Non c’è bisogno di sottolineare come una persona chiusa in casa propria non abbia alcuna possibilità di recar danno alcuno. Che poi fosse vaccinata o meno a questo punto poco importa.
Secondo la perversa logica del sistema aver risposto no all’obbligo è però sempre e comunque una colpa e ogni contraddizione passa così in secondo piano. Aggiungendo poi che la persona in questione rientra nella categoria dei sanitari, oltretutto una dirigente, la punizione non poteva che essere esemplare.
Il giudice ha però parlato: “in nome del popolo italiano il tribunale ordinario di Torino sezione lavoro accerta l’illegittimità della sospensione”.
Per ora quello che abbiamo in mano è un semplice dispositivo, per la motivazione bisognerà aspettare al massimo 60 giorni.
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