PS: Ufficialmente l'Italia occupa il Kossovo con militari Italiani ...sostenuti economicamente e militarmente dai Governi italiani dalla fine dei anni 90'...di Sinistra, ora anche di Destra...ergo, noi cittadini italiani paghiamo per occupare un territorio ...NON ITALIANO...contro la Carta Costituzione Repubblicana Italia (Art. 11 ....???? Questo Governo Destroito ha anticipato quello che ...la Russia ha fatto con l'Ucraina?...ma il Governo della Giorgia sostiene a braccia aperte inviando armi letali per l'Ucraina...!!!!!
umberto marabese
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Torna la tensione nel nord del Kosovo, dove basta poco per accendere la miccia a causa di una situazione mai risolta. Quattordici militari italiani sono rimasti feriti negli ultimi scontri che hanno visto coinvolti le forze della missione Kfor (quindi della NATO) e la popolazione serba.
Gli incidenti sono avvenuti a Zvecan, che si trova nel distretto di Mitrovica. Se il Kosovo è abitato in maggioranza da albanesi, questa zona del nord è invece abitata per la maggior parte da serbi che hanno boicottato le elezioni (con un affluenza di appena il 3,4%) protestando infine per la nomina di sindaci albanesi.
Questi ultimi hanno cercato di insediarsi nei Comuni dell’area del nord, con i serbi che avrebbero impedito l’accesso negli edifici e con il conseguente ingresso della polizia kosovara che avrebbe usato gas lacrimogeni. Dopodiché sarebbero nate le proteste con il coinvolgimento dei militari.
Perché i militari italiani in Kosovo
Tra lanci di molotov, petardi e pietre sarebbero 34 i militari della Kfor rimasti feriti. Tra questi, 14 sono italiani perché la missione è guidata dal nostro Paese. Le forze della NATO sono infatti presenti in Kosovo dalla fine degli anni Novanta, quando il territorio era una provincia autonoma della ex Jugoslavia ormai a guida serba.
La NATO si schierò con l’esercito di liberazione albanese (UCK) riconoscendo l’indipendenza del Kosovo fino a bombardare la Serbia. Da allora, i serbi si trovano nella zona del nord, mentre la NATO è rimasta in tutto il resto del Kosovo a maggioranza albanese con le sue basi militari. Un contesto, questo, che non può che creare tensioni periodiche come accaduto l’estate scorsa con la cosiddetta “crisi delle targhe“.
Kosovo di fronte alle sue responsabilità
Dal governo italiano sono arrivate le dichiarazioni di Giorgia Meloni, Guido Crosetto e Antonio Tajani. Dopo avere espresso vicinanza ai militari italiani rimasti feriti, il presidente del Consiglio ha detto:
“Esprimo la più ferma condanna dell’attacco avvenuto a danno della missione Kfor. Quanto sta accadendo è assolutamente inaccettabile e irresponsabile. Non tollereremo ulteriori attacchi”
Poi, però, gli stessi esponenti occidentali (italiani e americani) hanno ammesso che ad alimentare le tensioni sarebbero stati i politici kosovari-albanesi. Sempre Meloni ha aggiunto:
“È fondamentale evitare ulteriori azioni unilaterali da parte delle Autorità kosovare e che tutte le parti in causa facciano immediatamente un passo indietro contribuendo all’allentamento delle tensioni”
Perfino il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, lo scorso 26 maggio aveva scritto:
“Condanniamo fermamente le azioni del governo del Kosovo che stanno intensificando le tensioni nel nord e aumentando l’instabilità. Chiediamo al primo ministro Albin Kurti di fermare immediatamente queste misure violente e rifocalizzarsi sul dialogo facilitato dall’UE”
Non si tratta affatto di dichiarazioni scontate, in quanto gli alleati del Kosovo, che ne hanno sempre sostenuto l’indipendenza dalla Serbia considerata “cattiva e filorussa”, mettono i governanti kosovari di fronte alla loro responsabilità.
Un possibile segnale di stanchezza o di fastidio da parte della NATO, impegnata su questo ennesimo fronte che forse è più comodo lasciare “dormiente”, comunque sempre a discapito di chi vive in Kosovo e si trova in mezzo a due fuochi.
Vucic contro Kurti
Sul fronte più interno, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha attaccato il primo ministro kosovaro Kurti:
“Ha come unico obiettivo quello di provocare spargimenti di sangue nella regione dei Balcani. Vuole creare un grande conflitto tra i serbi e la NATO”
Dall’altra parte, invece, la polizia kosovara ha comunicato di aver arrestato 5 manifestanti per atteggiamenti violenti e per avere scritto “simboli serbi e russi sui veicoli della polizia”.
Mentre le parti politiche e le mafie locali cercano di ottenere vantaggi, l’Unione Europea illude Kosovo e Serbia riguardo a un possibile ingresso come Stati membri. Nel frattempo, alla NATO sembra interessare più che altro occupare militarmente la zona dei Balcani.
Le tensioni in Kosovo continueranno a emergere a più riprese e a farne le spese sono i civili che vorrebbero vivere in pace dopo le guerre degli anni Novanta.
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