Questa immagine ritraente un prigioniero sotto tortura è stata pubblicata sulla copertina dell'Economist.
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«Sembrava inconcepibile che dei soldati americani tormentassero, umiliassero, e torturassero i loro prigionieri costringendoli ad assumere pose omoerotiche. Eppure era così.» |
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Con scandalo di Abu Ghraib si intende una serie di violazioni dei diritti umani commesse contro detenuti nella prigione di Abu Ghraib in Iraq da parte di personale dell'Esercito degli Stati Uniti e della CIA, durante gli eventi della guerra in Iraq iniziata nel marzo 2003[2]. Queste violazioni inclusero abusi fisici e sessuali, torture, stupri, sodomizzazioni e omicidi[3][4][5][6].
Il corpo, senza vita, di Manadel al-Jamadi, morto per tortura.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Gli abusi giunsero all'attenzione generale con la pubblicazione di fotografie delle violenze su CBS News nell'aprile del 2004. Gli episodi ricevettero una condanna generale sia negli USA che all'estero, benché i soldati ricevessero sostegno da alcuni media conservatori negli USA[7][8]. L'amministrazione George W. Bush cercò di dipingere gli abusi come incidenti isolati, non indicativi di una politica generale degli USA[9]. Ciò venne però contraddetto da organizzazioni umanitarie come Croce Rossa, Amnesty International e Human Rights Watch.
Dopo diverse investigazioni, queste organizzazioni stabilirono che gli abusi di Abu Ghraib non furono affatto incidenti isolati ma parte di un vasto piano di torture e trattamenti brutalizzanti presso centri di detenzione americani all'estero, compresi quelli in Iraq, Afghanistan e Guantanamo. Diversi esperti sostennero che gli abusi costituivano crimini perseguibili penalmente[10]. Furono trovate prove che l'autorizzazione alle torture veniva da molto in alto nelle gerarchie militari e addirittura alcune deposizioni sostennero che alcune erano state autorizzate dal segretario alla Difesa Donald Rumsfeld.
Alcune delle persone coinvolte
Militari statunitensi[modifica | modifica wikitesto]
- Geoffrey D. Miller
- Ricardo Sanchez
- Lynndie England
- Sabrina Harman
- Charles Graner
- Ivan Frederick
- Megan Ambuhl
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