martedì 6 agosto 2019

Hiroshima, 6 agosto 1945 ore 8.16: Enola Gay sgancia 65 chili di uranio = 80 mila persone bruciate in un attimo.

Hiroshima, 6 agosto 1945 ore 8.16: Enola Gay sgancia 65 chili di uranio

Alessandra Ariachi

In una manciata di minuti muoiono 80 mila persone per quella bomba atomica costruita in America ma che senza Enrico Fermi non sarebbe mai potuta esistere.

Si dice che Laura Capon abbia saputo dalla radio che alle 8.16 di quel lunedì mattina una bomba violenta - la più violenta della storia del mondo - aveva deflagrato Hiroshima, una città giapponese . In una manciata di minuti aveva bruciato 80 mila persone. Era il 6 agosto del 1945. Da suo marito Enrico Fermi Laura non era riuscita a carpire la più piccola emozione che potesse far presagire alcunché, nemmeno una smorfia. Quel lunedì mattina lo scienziato senza il quale la bomba atomica non si sarebbe mai potuta costruire, era uscito dalla sua casa di Los Alamos per raggiungere i laboratori, come tutte le altre mattine. Laura Capon era rimasta in cucina ad aspettare che si svegliassero Nella e Giulio. Fino a quel momento la moglie di Fermi non aveva nemmeno mai saputo il perché tutta la sua famiglia si fosse dovuta trasferire in quel grande complesso di Los Alamos, abitato soltanto dai più grandi fisici del mondo...
Un bersaglio deciso dal meteo
Sono state le condizioni metereologiche avverse a far deviare su Hiroshima l’areoplano statunitense Enola Gay. Nei piani di volo inizialmente era previsto che il bombardiere americano si dirigesse su Kokura per sganciare quella sessantina di chilogrammi di uranio 235 contenuti nell’ordigno nucleare, il più grande mai neanche immaginato, almeno fino a quel momento. La storia ci insegna che passarono appena tre giorni, e il 9 agosto il massacro nucleare si è ripetuto, toccò Nagasaki questa volta, una dose di sei chili e mezzo di plutonio 239 e il Giappone si mise in ginocchio davanti agli Stati Uniti.
Solo tre bombe
Non avrebbero mai potuto immaginare, i giapponesi, che con la bomba di Nagasaki gli americani avevano esaurito le bombe atomiche. A Los Alamos ne avevano costruite tre di bombe, e una era già stata sganciata come bomba test il 16 luglio nel deserto di Alamogordo. Fermi non si era degnato nemmeno di guardarlo in faccia quell’esperimento test, aveva preferito gettare in aria dei piccoli pezzi di carta per calcolare la potenza della bomba misurando lo spostamento dalla verticale della carta per effetto della deflagrazione. Forse non aveva avuto il coraggio. La bomba atomica era stata davvero una creatura tutta sua, non avrebbe mai potuto esistere senza quella sua scoperta della radioattività indotta dai neutroni lenti , fatta tra le gloriose mura del laboratorio di via Panisperna.
«Little Boy»
Gli americani l’hanno chiamata in codice «Little Boy» la bomba che Enola Gay sganciò su Hiroshima quel lunedì mattina. Un nomignolo gentile per un’ordigno che conteneva 64,3 chilogrammi di uranio arricchito all’80 per cento, e aveva un’attività fissile della massa critica che durava 1,35 millisecondi, e nell’esplosione ha liberato un’energia compresa tra i 12,5 e i 20 chilotoni, e poco importa capire nei dettagli cosa significano misure che non ci sono consuete, è sufficiente il massacro che ha provocato .
Einstein e Roosvelt
Fu Albert Einstein che nel 1939 chiese che venisse dato il via alla costruzione della bomba atomica. Lo scienziato tedesco si era rifugiato a State Island, nello stato di New York, per sfuggire alle leggi razziali, e da lì scrisse all’allora presidente degli Stati Uniti Roosvelt chiedendo di creare la bomba, e di farlo al più presto, serviva la massima difesa possibile contro la follia di Adolfo Hitler. In quei tempi, infatti, Hitler aveva invaso le miniere di uranio della Cecoslovacchia, e aveva messo al lavoro i suoi fisici migliori per arrivare a costruire l’ordigno nucleare, il terrore di una simile arma in mano al Fuhrer spinse Roosvelt a dare il via al Progetto Manhattan.

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https://www.corriere.it/cronache/19_agosto_06/hiroshima-6-agosto-1945-ore-816-enola-gay-sgancia-65-chili-uranio-e5d7160a-b815-11e9-b2de-ac53be46e6c6.shtml

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