lunedì 18 febbraio 2019

Un’altra strada, la stessa noia: ormai Renzi è diventato il reduce di se stesso



(Francesco Cancellato – linkiesta.it)- 
I Cinque Stelle che ci fanno vergognare all’estero, il reddito di cittadinanza che è un incentivo al lavoro nero, i cattolici che gliel’hanno fatta pagare sulle unioni civili, i finti amici del Pd che l’hanno pugnalato alle spalle, lui che un paio di volte ha pensato di farsi un partito personale ma ora si è messo il cuore in pace. Qualcuno glielo dica a Renzi, che se questa è l’altra strada – come da titolo del suo nuovo libro – probabilmente il suo navigatore satellitare ha qualcosa che non va. Le solite banalità sui programmi altrui, le solite rivendicazioni delle cose fatte al governo, le solite paranoie da leader decaduto contro i poteri forti e i nemici interni.
E dire che un paio d’anni fa, dopo le dimissioni da premier, il nostro caro leader della sinistra moderna aveva annunciato che avrebbe viaggiato e studiato per capire come stava cambiando il mondo. Ad ascoltarlo oggi, sembra che l’orologio sia ancora fermo lì, invece, al 4 dicembre 2016. In mezzo, sembra non sia successo niente: non è successo che le destre europee stanno avanzando a colpi di decine di punti percentuali guadagnati nel giro di pochi mesi, alla vigilia delle elezioni europee più importanti di sempre. Non è successo che le piazze di tutto il continente, da Parigi a Madrid, da Belgrado a Tirana stanno tornando a riempirsi, segno più che evidente di una politica che non è più in grado di mediare alcun conflitto sociale...
Non è successo che la globalizzazione sta cambiando pelle per colpa dei dazi di Trump e della guerra americana al mercantilismo tedesco e cinese. Non è successo che nel mondo anglosassone stia emergendo una sinistra sempre più radicale – millenial socialism l’ha chiamata l’Economist nel suo ultimo numero – che mette i temi ambientali al centro della propria agenda politica. Non è successo che l’Italia – terza economia del continente, non l’ultima – stia entrando nella sua terza recessione in dieci anni. Non è successo che l’industria europea si stia interrogando sullo spiazzamento tecnologico di cui l’Europa rischia di essere vittima nei prossimi anni, sempre più indietro rispetto a Usa e Cina.
Non è successo niente di tutto questo, per Matteo Renzi. O meglio ancora, su tutto questo, il nostro leader della sinistra moderna non ha ritenuto opportuno spendere mezza parola, né da Fazio, né nel suo libro, perlomeno a quanto si legge dalle anticipazioni. Tutto lo sguardo di Renzi è rivolto al passato: al passaggio lira/euro che ha strozzato i salari e depresso il potere d’acquisto della classe media, argomento che sta perfettamente in bocca a Borghi e Bagnai, alla lotta troppo tiepida per affermare le radici giudaico-cristiane dell’Europa, argine simbolico preferito di chi teorizza l’invasione islamica del Vecchio Continente, sino all’idea che alle destre più bieche e culturalmente egemoni degli ultimi cinquant’anni almeno (vedi sopra) si debba contrapporre una politica centrista, modellata su quella Terza Via blairiana e clintoniana che non prende un voto da almeno cinque anni in nessun posto al mondo.
Sono discorsi da reduce, quelli di Renzi. Ed è sconfortante sentirli sulla bocca di un politico poco più che quarantenne, che invece avrebbe tutto il tempo e lo spazio del mondo per rielaborare la propria presenza sulla scena politica, se solo si prendesse il tempo e lo spazio per farlo. Così come è sconfortante vedere l’accolita di fedelissimi che soffiano sul fuoco del suo risentimento, incapaci di accettare una sconfitta culturale, prima che politica, convinti di essere stati vittime del fuoco amico, prima che dell’errata comprensione dello spirito dei tempi. Se questa è l’altra strada, è un altro vicolo cieco.

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