lunedì 25 febbraio 2019

Maurizio Blondet -L’ERRORE CRUCIALE DEL GOVERNO GRILLINO. Non ha ascoltato Sinn & Fuest

I giornali pro-governo sono stati contenti  per un giorno  che Fitsch   non ci ha declassato del tutto. Non ancora.  Possiamo indebitarsi   sui mercati  a tassi d’interesse da paese del terzo mondo (alla faccia dell’ “euro che ci protegge”); ma  Fitch ci dà previsione di peggioramento – il che significa che i mercati, per prestarci i soldi, ci chiederanno tassi più alti. Sempre più alti. Da bancarotta. Perché?
Perché questa è la prima fase del progetto che enunciò (non fatemi cercare  l’esatta citazione, non ho tempo)  Hans  Werner Sinn, capintesta del  Centro Studi IFO di Monaco, considerato uno dei massimi consiglieri economici del governo tedesco: “Se non si riesce coi mercati [a fare cadere il governo ‘sovranista’ italiano] bisognerà pensare ad uscire”: ossia che la Germania esca dall’euro.
Sì, è così. Sinn è uno dei tedeschi ragionevoli,  di quelli che affermano la necessità  di una clausola che permetta l’uscita dall’euro. Per l’Italia, e lo dice sinceramente.
Da quando è  stato introdotto l’euro, ha detto in  sostanza  in una conferenza lo scorso dicembre, la perdita di competitività del sistema economico italiano rispetto a quello germanico è aumentata del 38%....

Ed ha aggiunto, con sincera compassione: “ Ditemi voi se c’è  una sola  economia che possa sopravvivere ad un tal genere di apprezzamento rispetto al suo principale partner commerciale. E’ Impossibile, Impossibile:  nulla di quanto abbiamo discusso può essere la soluzione;  possiamo redistribuire fondi [ossia trasferire miliardi dall’area euro tedesca a quella del Mediterraneo, come si deve fare in una vera zona monetaria ], ma nulla di questo è la soluzione. Quando   si pensa  alla soluzione  si deve pensare a Paolo Savona. Quando parlate di come aiutare gli italiani, dovete pensare di come fare, dovete pensare a Paolo Savona: bisogna permettere l’uscita dall’Euro.  Naturalmente la decisione è degli italiani, ma  soluzione non può esservi all’interno dell’area euro. Sono passati 10 anni e la svalutazione necessaria non ha avuto luogo all’interno dell’area euro e questo non solo verso la Germania, ma verso nessuno dei paesi dell’Eurozona. Abbiamo aspettato dieci anni, dobbiamo aspettare altri 10 anni? Ed a quel punto sarà la Lega che è già il partito più forte”.
Capito? Hans W. Sinn dice che Savona ha ragione – e il nostro governo ha di fatto cacciato Savona.  Sinn dice che per riguadagnare la competitività  perduta, l’Italia dovrebbe  ”fare le riforme”  che gli chiedono la BCE e Bruxelles,  che consistono  nel taglio –  svalutazione – dei salari  del  38 per cento o giù di lì, o  nel tollerare una disoccupazione del 25% – e riconosce (al contrario  degli “europeisti” nostrani ed  esteri) che  ciò  è inumano socialmente  e impossibile politicamente.
Quindi, Sinn dice che bisogna inserire  un  codicillo che consenta l’uscita dall’eurozona ad un paese che non ce la fa.

Se i nostri governanti avessero la cultura adeguata (e il  coraggio  necessario) avrebbero  notato – ed approfittato – di questa  diversa posizione di Sinn   rispetto  agli “europeisti” che ci premono e minacciano a “fare le riforme”.  Questi “europeisti”, da Draghi a Dombroski da Moscovici a Mattarella, sono pronti  a sacrificare all’ultimo italiano  pur di salvare l’euro. Sinn   (e Berlino) non  vogliono salvare l’euro ad ogni costo, con l’Italia dentro.
Certo, prima che dell’Italia, Sinn si preoccupa della  Germania.  Dei mille miliardi di euro di pseudo-crediti  – di cui 500 contratti dall’Italia – che i tedeschi credono di reclamare nei   nostri confronti,  il cosiddetto Target 2. Sinn e il suo gruppo scrivono che se un  paese si ritira dall’euro,  il paese creditore (Germania) dovrà assumersi queste perdite; ma ciò avverrà anche se uno stato resta nella zona euro “ma il suo sistema finanziario nazionale collassa” e va in bancarotta.  Come nel caso dell’Italia se lo spread sale alle stelle o addirittura non trova più investitori  disposti a prestarle un soldo.
Ecco cosa scrive  lo IFO:
#Target balances may lead to massive losses for creditor countries not only when countries leave the #Eurozone, but also in the event of a national financial system collapsing when a state remains in the Eurozone #CESifo Forum @FuestClemens @HansWernerSinnhttp://www.ifo.de/w/4JTYyGSEx 

La  soluzione di Sinn e il suo gruppo è passare al Target 3: in succo, che un paese europeo, quando compra qualcosa (per esempio una BMW)  alla  Germania ,  mostri di poter pagare  –   conferendo un attivo reale –  per esempio oro.
Ovviamente, questo ucciderebbe immediatamente l’euro  come moneta comune (il’IFO giunge a chiedersi perché mai un euro in Italia dovrebbe valere quanto un euro in Germania) e ciò rivela la vera mira tedesca: è Berlino che  “deve” (vuole) uscire dall’euro, per sottrarsi alla necessità di fare dell’euro una zona monetaria “perfetta” il che significa pagare trasferimenti miliardari ai paesi meridionali; ma dando la  colpa all’Italia, con la scusa di sottrarsi all’insolvenza italiana, e recuperando quel che può dei suoi “crediti” –  con l’oro che  il nostro governo ha riaffermato essere nella piena disponibilità della BCE.
E  tuttavia, bisogna ammettere che Sinn poi ci lascerebbe liberi di tornare alla nostra moneta  e svalutare, anzi ce lo consiglia; una posizione molto più “umana” di quella degli europeisti nostrani, da  Mattarella a  Draghi, ai Prodi  allo stato maggiore  PD, che  vogliono salvare l’euro ad ogni costo: ossia fino alla morte dell’ultimo italiano.
Certo, dice, “naturalmente, la decisione spetta agli italiani”, che significa chiaramente: mica potete aspettarvi che facciamo noi la scelta politica che spetta a voi. Noi facciamo il nostro interesse nazionale; a voi spetta fare il vostro.
Se i grillini avessero un’attenzione a questa proposta – ma l’hanno mai saputa? Hanno la cultura generale per capirla? Hanno osservatori del dibattito tedesco?   Hanno una politica estera a parte il Venezuela? – l’avrebbero dovuta cogliere al volo. Invece  si sono liberati di Paolo Savona, che   Sinn  ha appena riconosciuto come valido interlocutore.  Che  messaggio po’ aver colto Berlino?  Che restiamo nell’euro fino alla morte dell’ultimo italiano.
Auguri.
Essi stanno preparando il loro elettorato all’uscita. Lo dicono alcuni titoli de DWN:
“Reddito troppo basso: un tedesco su tre  non ha riserve.  Gli altri hanno più risparmi”
I tedeschi infatti sono relativamente poveri perché  hanno accettato la deflazione salariale –  per aumentare la competitività  contro i paesi intra-euro  e nel mondo.
Ma questi piangere miseria  è  assurdo, visto che  non  solo la Germania ha un surpplus comemriciale (Export) vergognoso (superiore alla Cina) grazie al fatto che l’euro è per  essa  una moneta sottovalutata; per il quinto anno consecutivo anche  il bilancio dello stato è in attivo (58 miliardi)  per il quinto anno consecutivo,  a riprova che  lo stato tedesco ricava in  tasse più di quanto spende,  e quindi ha lesinato sulla spesa sociale.  Ma questo pianger miseria ha uno scopo:
“Gli italiani hanno più risorse dei tedeschi – le loro attività finanziarie nette pro capite sono 58.610 euro, quelle dei cittadini tedeschi sono 52.390


La Corte dei conti federali mette in guardia contro [la creazione di]  un Fondo Monetario Europeo  [che presti ai paesi in crisi ndr.] perché ciò eliminerebbe le rigide condizioni per le operazioni di salvataggio da parte delle  banche e degli Stati – a spese del contribuente tedesco”

Il punto è che la doppiezza tedesca sull’Europa comincia a essere criticata sempre più ad alta voce  sul piano internazionale:
In Germania, i politici elevano lodi alla “Europa”, ma intanto silenziosamente usano  le strutture della UE per  affermare i loro interessi nazionali”:
Germany’s European Empire: In today’s Germany, Wolfgang Streeck argues, politicians laud “Europe” — while quietly using EU structures to advance German national interests.
Le soluzioni “europee” imposte dai tedeschi hanno portato ad un disastro economico e politico”
O come il Wall Street Journal:
Crescita dal 2009: Cina 139%; India 96%; US 34%. Zona euro-2%. Questi numeri raccontano la storia del declino europeo.
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Ma queste critiche sono tali che meritano un pezzo tutto per loro.


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