(Massimiliano Lenzi – Il Tempo 10.2.19)
– Sconfitti e felici. Ieri i sindacati in piazza, Cgil, Cisl e Uil, di nuovo insieme dopo alcuni anni per una manifestazione, ci hanno regalato una diapositiva di gruppo su quelli che hanno perso.
Una foto di famiglia dei perdenti, con poca differenza tra riformisti e massimalisti. Perché in questi anni, dalla fine della concertazione – ovvero quel metodo di dialogo tra Governo e parti sociali sulle politiche sociali e del lavoro da scegliere – in avanti i sindacati hanno perso. Sempre. La crisi della rappresentanza, della casta e delle élite ha toccato pure loro, che erano e sono classe dirigente di un Paese dove per alcuni decenni il sindacato, anzi i sindacati hanno avuto molto Potere. Poi il mondo del lavoro è cambiato, i rapporti di forza pure, la produzione si è spostata, i posti garantiti sono diminuiti di parecchio e sono aumentare le partite Iva...
Le grandi fabbriche hanno cominciato a chiudere ed i sindacati hanno perso il contatto con la realtà che cambiava. Non l’hanno saputa più leggere. Per questo ieri vedere lo slogan usato da Cgil, Cisl e Uil durante la manifestazione contro le politiche del Governo grillo-leghista aveva il sapore di una profonda contraddizione: “Il governo cambi rotta – dicevano – ed esca dalla realtà virtuale”. Il fatto è che, a parte la bravura di comunicare sui social e sul web di Salvini, di Di Maio e dei grillini, di virtuale nelle misure chiave del Governo non c’è nulla. Superare la Fornero – le nuove domande di pensione degli italiani in questi giorni sono di gran lunga superiori alle previsioni – è un atto molto concreto, al punto che i critici in Europa sottolineano che ci costerà troppo.
Così come è una misura concreta il reddito di cittadinanza, che piaccia o no, un tentativo – vedremo tra qualche tempo se di successo oppure no – per cercare di superare la povertà crescente in questo Paese. Misure perfettibili, ci mancherebbe, come quasi ogni cosa fatta dagli uomini è perfettibile. Ma reali. Qualche domanda, poi, i sindacati se la dovrebbero porre visto che su molti dei rilievi alla manovra del Governo si ritrovano d’accordo con Confindustria. Ovvero gli imprenditori. La concertazione, essendo cambiato il mondo, non potrà tornare e le fabbriche in Italia sono una rivoluzione di mezzo secolo fa.
D’accordo, ai sindacati le misure del Governo Lega e 5 Stelle non piacciano, ma loro cosa propongono che non sia un riavvolgere il tempo, per tornare al riformismo da anni Ottanta e Novanta? Nell’attesa di una proposta contemporanea dei sindacati su pensioni, lavoro e nuove povertà – attesa che prevediamo sara lunga – ieri (mentre Cgil, Cisl e Uil manifestavano a Roma) a Vicenza Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono abbracciati davanti all’assemblea dei “truffati” di Pop Vicenza e Veneto Banca. Insieme hanno annunciato che sono in arrivo i rimborsi automatici nonostante i rilievi di Bruxelles – i due se ne fregano – ed hanno ribadito che i vertici di Consob e Banca D’Italia sono da cambiare.
Un abbraccio simbolico e soprattutto necessario dopo le tante frizioni degli ultimi giorni, dalla Tav, alle regionali in Abruzzo (dove Lega e 5 Stelle corrono divisi) sino al voto su Salvini per la vicenda Diciotti. Un abbraccio reale. Almeno sino alle Europee di maggio. Poi, si vedrà.---
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