mercoledì 20 febbraio 2019

(Giacomo Amadori – la Verità) – “I Renzi senior a un passo dall’ennesimo crac, per questo li hanno messi ai domiciliari”

 

(Giacomo Amadori – la Verità) – 

I giudici possono smettere di fare i processi e i pm le inchieste. Le facoltà di legge possono pure chiudere i battenti.

Da ieri in Italia s’ avanza una nuova categoria: quelli che hanno visto le carte e «non c’ è niente». Tutta gente che ha ignorato l’ indagine sino a due giorni fa e che improvvisamente, dopo aver letto 97 pagine di una snella ordinanza, ha deciso di indossare l’ ermellino tipico delle toghe della Cassazione. «Ecco, ho letto le carte dell’ ordinanza sui genitori di Renzi: non ho trovato un solo elemento che giustificasse una misura così grave com’ è quella dell’ arresto» ha, per esempio, sentenziato Enrico Mentana...                                                                      
Tra i politici di quasi tutti gli schieramenti la parola più usata è stato garantismo. Contro i giudici cattivi. Ma la cosa più strabiliante è che in molti abbiano definito a orologeria l’ ordine di arresto. A orologeria per quale motivo? Le elezioni europee sono a maggio, le primarie del Pd a marzo. Ah già, Matteo Renzi stava presentando il suo nuovo libro.
Ma non scherziamo....
La Procura ha iniziato a indagare sul fallimento della Delivery nel 2016, quando arrivarono nuove carte dai magistrati di Cuneo. Nell’ ottobre del 2018, sospettando il rischio di reiterazione dei reati, ha chiesto le misure cautelari. Che sono arrivate dopo quattro mesi di attento esame. Tutto molto ordinario. Il gip Angela Fantechi in realtà spiega bene a questi giuristi della domenica perché arrestare i due genitori «quasi settantenni».
Contesta una bancarotta impropria cagionata da operazioni dolose e in particolare dal mancato pagamento dei contributi previdenziali per i lavoratori della Delivery service Italia. «In questo tipo di reato non è necessario, in particolare, l’ immediato depauperamento della società, essendo sufficiente la creazione, o l’ aggravamento, di una situazione di dissesto economico che, prevedibilmente, condurrà al fallimento della società».
I Renzi con i loro comportamenti avrebbero messo in conto quello che poi sarebbe successo. Per tabulas, sia nell’ ordinanza del gip sia nella richiesta d’ arresto del procuratore aggiunto Luca Turco viene sostenuto che i Renzi hanno avuto un ruolo nel fallimento della Delivery, e per i giudici ci sono anche evidenti indizi di colpevolezza sul fatto che siano stati gli «utilizzatori finali» (come li definisce la Fantechi) di diverse fatture, anche datate 2016 e 2017, emesse dalla cooperativa Marmodiv per operazioni inesistenti. Per un totale di circa 725.000 euro, una cifra che avrebbe alleggerito i bilanci della Eventi 6. La Marmodiv è una cooperativa fondata nel 2013 da persone di fiducia dei genitori di Renzi (considerati gli amministratori di fatto) e per essa i magistrati hanno chiesto nel settembre 2018 il fallimento.
Per gli inquirenti da dieci anni (ma la storia sarebbe più lunga) i genitori utilizzerebbero società di comodo e prestanome senza soluzione di continuità per schermare i propri affari e per consentire alla loro Eventi 6 di «avere a disposizione manodopera senza essere gravata di oneri previdenziali ed erariali». Senza contare che quello della Delivery non è stato il primo crac di un’ azienda di cui era stato proprietario Tiziano Renzi. In passato era successo alla Mail service (ma lui non era stato nemmeno indagato) e con la Chil post (indagato e assolto).
«I reati per cui si procede consentono l’ applicazione della misura cautelare richiesta essendo puniti tutti con pena non inferiore nel minimo a cinque anni di reclusione» ha puntualizzato il giudice. Che non ha ritenuta sufficiente la misura dell’ interdizione dell’ attività imprenditoriale visto che i due sono accusati di avere l’ abitudine a rivestire «ruoli di amministratori di fatto» e di operare «tramite “uomini di fiducia”». Tale misura avrebbe impedito agli arrestati di «di rivestire solo cariche formali, lasciandoli invece liberi di agire con condotte assai più subdole e pericolose perché di più difficile accertamento».
La prova finale per il giudice è la gestione della Marmodiv, sull’ orlo del fallimento (che aggraverebbe di molto la posizione dei due arrestati). Che a guidare la coop fossero i Renzi è dimostrato da mail, intercettazioni e appunti. Come quelli conservati nel computer di Giuseppe Mincuzzi, l’ ex presidente piazzato lì dai genitori. Il file è intitolato «promemoria Tiz» ed è datato 14 novembre 2016. Un foglio contiene una richiesta di «aiuto» per fronteggiare dei pagamenti, in altri si parla di consulenti del lavoro, di incontri con clienti, di costituzione di nuove coop (a Torino).
Si discetta di un progetto di consorzio. Ma per realizzarlo serve la longa manus di Tiziano: «Per poter affidare la commessa all’ associata dovresti poter intervenire sul comandante della Finanza a Genova di cui ti ho già fornito il cognome». Del resto in quel momento il babbo ha ancora un figlio presidente del Consiglio. Nelle carte affiora anche una presunta mail di Renzi senior che sembra fare e disfare a nome della Marmodiv: «Tema: contratto per il 10 % a Todobien. Secondo me occorre predisporre un contratto che preveda questo compenso in base a un lavoro potenzialmente contestabile anche se il contratto deve essere apparentemente non punitivo [] Contemporaneamente creiamo una nuova cooperativa e Ia mettiamo pronta».
Il babbo stila il nuovo organigramma e aggiunge: «Quando abbiamo preso in mano i lavoratori e abbiamo capito, facciamo il blitz cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo, dall’ oggi al domani, dirottiamo alla nuova. Ditemi se come strategia può andare sostanzialmente. Baci in bocca fino a gennaio e poi una calorosa stretta di mano. Dott. Tiziano Renzi Eventi 6 sri []».
L’ ultima udienza per l’ istanza di fallimento nei confronti della Marmodiv si è tenuta il 31 gennaio scorso e il giudice Silvia Governatori ha ordinato a un perito di verificare se sia vero, come sostiene l’ accusa, che dalle casse siano stati distratti tra maggio e giugno 270.000 euro, soldi che sarebbero stati utilizzati per pagare fatture considerate fittizie. La decisione del Tribunale dovrebbe arrivare entro i primi giorni di marzo. Nell’ ordinanza ci sono diverse intercettazioni che raccontano il disperato tentativo di Tiziano di allontanare da sé il fallimento con l’ affidamento della coop a un nuovo management arrivato dal Piemonte.
Nel 2017 la situazione inizia a traballare pericolosamente e il babbo ordina un ricambio al vertice della società. A inizio 2018 Mariano Massone (arrestato lunedì insieme con i genitori di Renzi) individua i rimpiazzi e il nuovo factotum dell’ azienda diventa Daniele Goglio, che, però, non sembra entusiasta della situazione che trova. Dopo la prima riunione sbotta al telefono: «Sono qua perché mi è stato chiesto un favore [] Pino, ma firmatelo tu il bilancio, ma perché cazzo devo mettere i miei uomini a firmarti un bilancio alla famiglia per cui tu tieni?». Lo stesso Goglio al telefono parla dei suoi presunti incontri con Tiziano Renzi e sembra far riferimento ai 270.000 euro mancanti su cui deve esprimersi il perito: «Gli ho detto: “Tiziano, c’ è da pagare i fornitori, c’ è un buco da 300.000 euro” [] Gli ho detto: “Però non è che pensi che io sono arrivato e 300.000 euro li metto io?!”»
Goglio parla anche con l’ avvocato della Marmodiv Alessandro Ribaudo e racconta anche a lui del presunto colloquio con babbo Renzi: «Ieri sono andato su dal mio amico, proprio lui, ok? E (risate) vabbè è stato gentilissimo perché mi fa “ti ringrazio, ti sei preso un onere grandissimo, mi stai facendo un grande” [] mi fa “guarda io so che li c’ è un grosse buco, ti giuro io ti prego di fidarti io non lo sapevo prima” [] mi fa “ti chiedo solo per favore … so che sei esperto e tutto … che non combini casini perché se mi viene fuori un casino anche lì ti lascio immaginare come può andare a finire per me e per mia moglie” [] Mi fa “comunque non ti fare nessun problema, chiama direttamente in ufficio da noi, a me basta solo che quando hai bisogno mi dici un numero e io ti faccio un bonifico” (risate) te lo giuro mi fa “cosa ti serve?
” [] Ieri sera fa “se vuoi ti faccio subito un bonifico, cosa ti serve? 100.000? 200.0000?”».
Per Tiziano quello di Goglio sarebbe «un grossissimo piacere» e gli avrebbe proposto di passargli i suoi clienti, Coop, Conad. Ma forse tutto questo non basterà a salvare la ditta. E in tal caso per i due genitori potrebbero arrivare nuovi guai.

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