mercoledì 6 giugno 2018

Tommaso merlo - Casta giornalistica e nuova politica



La casta giornalistica rantola acida. Sa che il suo destino è lo stesso della vecchia politica che ha servito e non vuole rassegnarsi. Ormai priva di qualsivoglia credibilità, la casta giornalistica brancola nel buio. Non capisce cosa è successo il 4 marzo e vomita categorie del passato dando del “fascista” a cani e porci. Culturalmente incatenata alle caviglie dal giurassico schema “destra-sinistra”, la casta giornalistica non riesce nemmeno a comprendere come i cittadini – molto più avanti – abbiano deciso di smetterla con certe ipocrisie ideologiche. Già, i cittadini hanno deciso di crescere, di emanciparsi e di scegliere di volta in volta tra idee buone e cattive (perché solo questo conta). E di scegliere tra progetti credibili o meno, tra classi dirigenti affidabili o meno, tra proposte che affrontano i loro problemi contingenti o meno. Il resto sono chiacchiere al vento, sono schemi mentali che hanno portato l’Italia nel baratro...
. Oggi la politica parte dal cittadino – e non da qualche barone o testo sacro – parte dal basso e parte dalla strada – e non da qualche circolo di benpensanti. Per questo la politica diviene attuale, pragmatica e semplicemente finalizzata a migliorare la qualità della vita delle persone. E sono loro, i cittadini – e non qualche barone o testo sacro – ha determinare strada facendo, coi fatti, la rotta. Cittadini che man mano valutano i risultati e quindi la validità dei vari movimenti politici e delle loro classi dirigenti. È finita – ma culturalmente – l’era delle tessere, l’era dell’appartenenza politica che durava una vita intera e del voto come tradizione di famiglia o scelta esistenziale. Oggi i cittadini scelgono i progetti politici più validi che man mano gli vengono proposti. Li votano – a volta li creano – e poi li mettono alla prova e altrettanto pacificamente verificano se funzionano o meno. I bravi e gli onesti dureranno, gli altri spariranno. Semplice, intelligente ed assolutamente democratico. Per questo appare assurdo il suicidio di massa di coloro (politicanti, giornalisti, cittadini) che ancora seguono Renzi o Berlusconi o la riserva indiana dei comunisti col Rolex. Si tratta di progetti politici falliti, progetti che i cittadini hanno già sperimentato, ne sono rimasti delusi e quindi sono andati oltre. Punto e a capo. Indietro non si torna, nemmeno in politica. Chiunque vorrà tentare di sfidare i vincitori del 4 marzo, dovrà creare una proposta nuova e che tenga conto delle innovazioni sostanziali introdotte soprattutto dal Movimento 5 Stelle e della forma più avanzata di democrazia in cui siamo giunti. Tutte cose che la casta giornalistica non riesce e non vuole cogliere. Teme il cambiamento e cerca di ostacolarlo. La casta giornalistica lo sa benissimo. Una stampa non in grado di comprendere i fenomeni che avvengono nella sua società, non ha senso in una democrazia sana. Una stampa che ha perso ogni credibilità di fronte alla grande maggioranza dei cittadini e che è addirittura disprezzata e considerata parte dei problemi da risolvere, è dannosa per una democrazia. A furia di far politica, la casta giornalistica ha seguito i vecchi partiti fino sull’orlo della loro fossa. Ed oggi rantola acida nel disperato tentativo di sottrarsi a quel mesto destino. Tempo perso, invece d’immolarsi in un patetico tentativo di fermare la storia, dovrebbe accettare la propria sconfitta e lasciar spazio ad un giornalismo finalmente libero e all’altezza di svolgere il suo ruolo cruciale in democrazia.
Tommaso Merlo

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