martedì 19 giugno 2018

Maurizio Blondet - Eurointelligence : La CDU/CSU è in aperta rivolta contro la Merkel

Risultati immagini per foto di Horst Seehofer, e la cancelliera Angela Merkel
il ministro dell’Interno Horst Seehofer e lal cancelliera Angela Merkel.
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“Pensiamo davvero che i greci e gli italiani continueranno nella tradizione consolidata  di negoziare dei pessimi  accordi a loro sfavorevoli?”
Di Saint Simon – Giugno 16, 2018

ITALIA LABORATORIO POLITICO – SMUOVE L’EUROPA

In Germania tira aria di crisi di governo, a causa della contrapposizione tra il ministro dell’Interno Horst Seehofer, presidente del partito democratico-cattolico bavarese CSU, e la cancelliera Angela Merkel. Oggetto dello scontro è la politica sugli immigrati: Seehofer, in vista delle elezioni di ottobre in Baviera – confine meridionale della Germania su cui convergono le rotte mediterranee e quelle balcaniche – vorrebbe il totale respingimento alle frontiere dei rifugiati già registrati in altri paesi UE; la Merkel cerca un approccio più morbido per non esacerbare gli animi nei paesi europei sul confine esterno, ed ora si trova nella difficile posizione di dipendere da accordi bilaterali con gli italiani e con i greci per la sua sopravvivenza politica. Probabilmente cercherà di offrire in cambio larghe concessioni, ma in ogni caso non farebbe che rimandare la resa dei conti: l’immigrazione continua ad essere il potenziale deflagratore dei traballanti equilibri europei. Da Eurointelligence.

della Redazione, giovedì 14 giugno 2018....


Le crisi degli immigrati sono per natura degli eventi trans-frontalieri, ma adesso ci sono altri inquietanti paralleli tra gli sviluppi in Germania e in Italia. In Germania c’è una rivolta aperta contro Angela Merkel, che ora vuole disperatamente trovare una soluzione europea in un lasso di tempo molto breve.

Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa tedesca DPA, la Merkel la scorsa notte ha incontrato Horst Seehofer, presidente della CSU e ministro degli interni, e ha proposto un compromesso. L’idea è che la Germania concluda degli accordi bilaterali con l’Italia e la Grecia, sotto l’ombrello o almeno con l’acquiescenza della UE. Questi accordi renderebbero quindi possibile alla Germania respingere alla frontiera  gli immigrati che sono già stati registrati nei due paesi. Questa è la principale richiesta di Seehofer e della CSU: il respingimento totale alla frontiera di qualsiasi rifugiato che sia già stato registrato in un altro paese membro della UE. La principale preoccupazione della Merkel, a parte il suo proprio futuro politico, è la coesione della UE se la Germania dovesse agire unilateralmente.
Quel che la storia riportata dalla DPA non dice è cosa la Merkel intenda offrire in cambio a Italia e Grecia. Forse che la Grecia non chiederebbe la riduzione del debito? E l’Italia non vorrebbe il pieno sostegno tedesco alle proprie politiche sull’immigrazione, magari a scapito di Spagna e Francia? L’Italia non domanderebbe il tacito consenso tedesco a un’inevitabile trasgressione fiscale? E la concessione non provocherebbe una ribellione nel Bundestag? O pensiamo davvero che i greci e gli italiani continueranno nella tradizione consolidata  di negoziare dei pessimi  accordi a loro sfavorevoli?


Non si registra nessuna risposta da parte della CSU, se non mezze frasi sul fatto che non cambieranno la propria linea, cosa insensata considerato quello che sta proponendo la Merkel. Non abbiamo dubbi che, se il  compromesso della Merkel venisse accettato dagli altri stati membri, e se ricevesse il nulla osta dal Consiglio europeo, Seehofer acconsentirebbe.

Come Theresa May, la Merkel potrebbe solo guadagnare un po’ di tempo, ma il momento della verità arriverà. È un problema binario: o si respingono gli immigrati alle frontiere o non lo si fa. E il tempo sta scadendo: la Baviera terrà le elezioni statali a ottobre, e non crediamo che la CSU accetterà un compromesso che non porti a un risultato sicuro l’anno successivo. Alla Merkel serve un accordo politico con Giuseppe Conte e Alexis Tsipras, e relativamente presto.

Per dare un’idea della ribellione in corso, abbiamo preso in considerazione un articolo sul Die Welt. Non è un giornale che citiamo di solito perché non sempre lo riteniamo affidabile. Ciò premesso, segnaliamo una storia secondo la quale un parlamentare della CDU ha parlato di un voto di sfiducia alla Merkel, mentre un altro ha detto che c’è una larga maggioranza all’interno del gruppo CDU nel Bundestag a favore delle posizioni di Seehofer. Questo significa che è probabile che in questo stallo Seehofer condurrà le danze.

Nel frattempo, Seehofer continua la sua ricerca di alleati europei che lo sostengano nella sua difficile posizione. Ieri ha tenuto un incontro con Sebastian Kurz a Berlino, al termine del quale Seehofer ha parlato di un’alleanza tra lui, Kurz e Matteo Salvini, il nuovo uomo forte italiano. Ha parlato di un “asse dei consenzienti” (axis of the willings), una metafora cupa e densa di pesanti significati.

Kurz ha detto che la priorità dell’Austria per la sua imminente presidenza della UE è il rafforzamento di Frontex, la polizia delle frontiere esterne, in termini di personale, fondi e mandato. Ha fatto presente che si è aperta una nuova rotta dei rifugiati  – attraverso la Grecia, via Albania. La chiusura della rotta balcanica occidentale ha messo fine alla crisi del 2015/2016, ma questo sta diventando un nuovo corridoio alternativo. Secondo la FAZ, ci sono proposte per un accordo “rifugiati in cambio di denaro” con l’Albania, sulle stesse linee di quello concluso con la Turchia. Non ne saremmo sorpresi.

Ora Merkel ha paura: subito un vertice europeo speciale sui migranti

Il ministro dell’Interno tedesco a favore dei respingimenti. E ora la cancelliera teme che le posizioni dell’austriaco Kurz e di Salvini diventino maggioritarie

TiscaliNews
Un vertice europeo speciale sui migranti con i Paesi particolarmente esposti agli arrivi. Angela Merkel non ha tempo né voglia di aspettare il Consiglio europeo di fine giugno perché ha compreso che le posizioni del cancelliere austriaco Sebastian Kurz e del vicepresidente del Consiglio e ministro dell’interno italiano Matteo Salvini prendono piede anche nella sua Germania. Il ministro dell’Interno, Horst Seehofer, esponente della Csu bavarese, ha trascinato il governo tedesco in una crisi sostenendo il respingimento dei migranti ai confini. Una posizione che indebolisce la Germania e quindi l’Unione europea.

Una soluzione di breve termine per Italia, Grecia e Austria

“Quella delle migrazioni è una sfida europea, che ha bisogno di una risposta europea”, ripete la Merkel, Ma l’obiettivo della cancelliera è cercare una soluzione di breve termine per Italia, Grecia e Austria. In attesa di trovare un accordo nell’Unione europea, Merkel propone un vertice che, secondo quanto riporta Bild am Sonntag, dovrebbe tenersi il prossimo weekend.

Il viaggio di Conte a Berlino


Grande importanza assume l’incontro del 18 giugno a Berlino con il premier Conte. Il ministro degli Esteri Heiko Maas ha dichiarato: “La Germania ha fatto molti errori con l’Italia. Siamo aperti al vostro governo”. Un cambio di strategia nei confronti dell’Italia per garantire un futuro al progetto dell’Unione europea a trazione franco-tedesca.

LE FIGARO INTERVISTA DIEGO FUSARO, “L’UOMO CHE SUSSURRA ALL’ORECCHIO DI SALVINI E DI MAIO”

Il quotidiano francese intervista il giovane filosofo italiano “dal pensiero politico dissonante, molto ostile all’euro e al capitalismo finanziario”



L’accordo tra la Lega e il Movimento 5 stelle è un’alleanza dei tuoi sogni  per sostituire la divisione sinistra / destra?
“Sì, assolutamente. Nel nostro tempo, quello del capitalismo finanziario, la vecchia dicotomia destra-sinistra è stata sostituita dalla nuova dicotomia alto-basso, padrone-schiavo (Hegel). Sopra, il padrone ha il suo posto, vuole un mercato più deregolamentato, più globalizzazione, più liberalizzazione. Sotto, il servo “nazionalsocialista” (Gramsci) vuole meno commercio libero e più stato nazionale, meno globalizzazione e difesa dei salari, meno Unione Europea e più stabilità esistenziale e professionale. Il 4 marzo in Italia non è stata la vittoria della destra, né della sinistra: il basso vince, il servo. Ed è rappresentato dal M5S e dalla Lega, le parti che il padrone globale e i suoi intellettuali diffamano come “populisti”, vale a dire i vicini del popolo e non l’aristocrazia finanziaria (Marx). Se sono populisti, bisogna dire che le parti del padrone sono decisamente demofobe, odiano la gente”.

Il presidente Mattarella ha finalmente permesso la formazione del nuovo governo, Savona non è più nell’economia ma fa ancora parte della squadra. Temeva che le nuove elezioni avrebbero dato ancora più voce alle due formazioni dissonanti?
“Assolutamente. Non bisognava correre rischi. L’Italia, come tutti i paesi europei, vive sotto una perenne dittatura finanziaria dei mercati. Ovvero un totalitarismo glamour, il totalitarismo del mercato capitalista. I mercati chiedono, i mercati sono nervosi: sono divinità che decidono dall’alto, è il culmine del feticismo ben descritto da Marx. Nel 2011, l’Italia è stata vittima di un colpo di stato finanziario da parte dell’UE. E anche ora è quasi riprodotto. Tuttavia, il governo “giallo-verde” è stato formato, anche se ha subito cambiamenti significativi (in particolare il ruolo di Savona), così da non lasciare anche i mercati insoddisfatti…”
Se Di Maio e Salvini vogliono curare le relazioni italo-russe, è per liberarsi dal liberalismo la cui logica secondo Michel Onfray è l’impoverimento?
“Sì, Salvini e Di Maio stanno guardando alla Russia. E questa è una buona cosa. La Russia di Putin è ora l’unica resistenza contro l’imperialismo del dollaro, cioè contro l’americanizzazione del mondo, conosciuta anche come globalizzazione. È meglio avere un mondo multipolare, come diciamo in questi giorni, invece dell’incubo della “monarchia universale” (Kant), vale a dire di un singolo potere che invade il mondo intero. L’Italia dovrebbe emergere dalla NATO, liberarsi dalle oltre 100 basi militari statunitensi e cercare di riguadagnare la propria sovranità monetaria, culturale ed economica, aprendosi alla Russia e agli stati non allineati”.
Possiamo dire che la crisi dell’euro è tornata, per quanto riguarda la situazione in Italia ma anche in Spagna?
“Penso di sì, sì. Non conosco la situazione spagnola come esperto, ma certamente la Spagna, come l’Italia e gli altri paesi mediterranei, ha molti problemi causati dall’euro. L’euro non è una moneta ma un “metodo di governo” (Foucault): un metodo di governo neoliberale contro le classi lavoratrici e populiste, e crea benefici solo per i signori del globalismo capitalista. Non dobbiamo salvare l’euro, dobbiamo salvarci dall’euro! Ho sostenuto questo nel mio libro “Europa e capitalismo”. Spero che il governo giallo-verde porti l’Italia fuori dall’euro e dall’Unione europea: questo è l’unico modo per difendere le classi lavoratrici e le persone precarie, facendo spesa pubblica e una vera politica sociale”.
Dici spesso che la vecchia borghesia e il vecchio proletariato fanno ora parte dello stesso gruppo oppresso, non è un po’ esagerato?
“È esattamente così. È il nuovo “precariato”: la vecchia borghesia borghese e la vecchia classe operaia, un tempo nemici, sono oggi oppressi e insicuri, formano una nuova plebe povera e priva di diritti in balia dei predatori finanziari e dell’usura bancaria. La classe dominante è questa volta l’aristocrazia finanziaria, una classe cosmopolita di banchieri e delocalizzatori, signori dei grandi affari e del dumping. Marx lo dice molto bene nel terzo libro del Capitale: il capitalismo supera la sua fase borghese e accede a quella finanziaria, basata sulla rendita finanziaria e sui furti della bancocrazia. Questo è il nostro destino”.


FIGAROVOX/ENTRETIEN – A trente-cinq ans, le philosophe spécialiste de Marx et de Gramsci est le théoricien qui a inspiré la campagne du Mouvement cinq étoiles. En exclusivité pour le Figarovox, il décrypte la recomposition politique italienne.

Né à Turin en 1983, Diego Fusaro est docteur en philosophie de l’histoire et enseigne à l’Université de Milan. Il puise dans sa lecture de Hegel, Marx, Gramsci ou encore Gentile pour construire une pensée politique dissonante, très hostile à l’euro et au capitalisme financier. Il publie régulièrement sur son blog personnel.
Le Figarovox a choisi de donner la parole à cette voix influente du débat italien pour mieux comprendre les ressorts des bouleversements politiques transalpins.
FIGAROVOX.- L’entente entre la Ligue et le Mouvement 5 Étoiles est-elle l’alliance de vos vœux pour remplacer le clivage gauche/droite?
Diego FUSARO.- Oui, absolument. Dans notre temps, celui du capitalisme financier, la vieille dichotomie droite-gauche a été remplacée par la nouvelle dichotomie haut-bas, maître-esclave (Hegel). Au-dessus, le maître a sa place, il veut plus de marché dérégulé, plus de globalisation, plus de libéralisations. Au-dessous, le serf «national-populaire» (Gramsci) veut moins de libre-échange et plus d’État national, moins de globalisation et une défense des salaires, moins d’Union européenne et plus de stabilité existentielle et professionnelle. Le 4 mars en Italie n’a pas été la victoire de la droite, ni de la gauche: le bas a gagné, le serf. Et il est représenté par le M5S et la Ligue, les partis que le maître global et ses intellectuels diffament comme «populistes», c’est-à-dire voisins du peuple et pas de l’aristocratie financière (Marx). Si ceux-ci sont populistes, il faut dire que les partis du maître sont carrément démophobes, ils haïssent le peuple.
Le président Mattarella a finalement permis la formation du nouveau gouvernement, Savona n’est plus à l’économie mais il fait encore partie de l’équipe. A-t-il eu peur que de nouvelles élections ne donnent encore plus de voix aux deux formations dissonantes?
Tout à fait. Il fallait ne prendre aucun risque. L’Italie, comme tous les pays d’Europe, vit sous une pérenne dictature financière des marchés. Cela veut dire un totalitarisme glamour, le totalitarisme du marché capitaliste. Les marchés demandent, les marchés se sentent nerveux: ils sont des divinités qui décident d’en haut, c’est l’aboutissement du fétichisme bien décrit par Marx. En 2011, l’Italie fut victime d’un coup d’État financier voulu par l’UE. Et encore maintenant cela s’est presque reproduit. Malgré tout, le gouvernement «jaune-vert» (les couleurs du M5S et de la Ligue, respectivement) a été formé, même s’il a souffert de fortes modifications (notamment le rôle de Savona), pour ne pas laisser les marchés trop insatisfaits…
Pourquoi Di Maio et Salvini ragardent-ils vers la Russie?
Parce que la Russie de Poutine est aujourd’hui la seule résistance contre l’impérialisme du dollar, c’est-à-dire contre l’américanisation du monde, aussi connue sous le nom de mondialisation. Il vaut mieux un monde multipolaire, comme on dit ces jours-ci, à la place du cauchemar de la «monarchie universelle» (Kant), c’est-à-dire d’une seule puissance qui envahit la totalité du monde. L’Italie devrait sortir de l’OTAN, se libérer des plus de cent bases militaires américaines et chercher à retrouver sa souveraineté monétaire, culturelle et économique, s’ouvrant à la Russie et aux États non-alignés.


Il ne faut pas sauver l’euro, il faut se sauver de l’euro !

Peut-on dire que la crise de l’euro est de retour, concernant la situation en Italie mais aussi en Espagne?
Je crois que oui. Je ne connais pas la situation espagnole comme un expert, mais certainement l’Espagne, comme l’Italie et les autres pays méditerranéens, a beaucoup de souffrances causées par l’euro. L’euro n’est pas une monnaie mais une «méthode de gouvernement» (Foucault): une méthode de gouvernement néolibérale contre les classes travailleuses et les populistes, et créant des bénéfices seulement aux seigneurs du mondialisme capitalistique. Il ne faut pas sauver l’euro, il faut se sauver de l’euro! J’ai soutenu cela dans mon livre «Europe et capitalisme». J’espère que le gouvernement jaune-vert fera sortir l’Italie de l’euro et de l’Union Européenne: c’est la seule voie pour défendre les classes travailleuses et les personnes précaires, en faisant des dépenses publiques et une vraie politique sociale.
Vous dites souvent que la vieille bourgeoisie et le vieux prolétariat font maintenant partie du même groupe opprimé, n’est-ce pas un peu exagéré?
C’est exactement comme ça. Il est le nouveau «précariat»: la vieille souche moyenne bourgeoise et la vieille classe travailleuse, pendant un temps ennemies, sont aujourd’hui opprimées et précarisées, elles forment une nouvelle plèbe paupérisée et privée de droits compte tenu des prédations financières et de l’usure bancaire. La classe dominante est, cette fois-ci, l’aristocratie financière, une classe cosmopolite de banquiers et de délocalisateurs, seigneurs du big business et du dumping. Marx le dit très bien dans le troisième livre du Capital: le capitalisme surpasse sa phase bourgeoise et accède à celle financière, basée sur la rente financière et les vols de la bancocratie. C’est notre sort.
THE TIMES: Sull’immigrazione, i populisti italiani sono il futuro.. Merkel il passato.

The EU melting pot is melting down

One hundred and 10 years ago the British author Israel Zangwill completed his play The Melting Pot. First staged in Washington in October 1908 — where it was enthusiastically applauded by President Theodore Roosevelt — it celebrates the United States as a giant crucible fusing together “Celt and Latin, Slav and Teuton, Greek and Syrian — black and yellow — Jew and Gentile” to form a single people.
“Yes,” declares the play’s hero (like Zangwill’s father, a Jewish immigrant from Russia), “East and West, and North and South, the palm and the pine, the pole and the equator, the crescent and the cross . . . Here shall they all unite to build the Republic of Man and the Kingdom of God.”
It is rather hard to imagine a similar play being written about the European Union in the early 21st century. Or rather you could easily imagine a very different one. In it, the influx of migrants from all over the world would have precisely the opposite effect to the one envisioned by Zangwill. Far from leading to fusion, Europe’s migration crisis is leading to fission. The play might be called The Meltdown Pot. [….]
Where else can the populists come to power? They are already in government in some way in six EU member states: Austria, the Czech Republic, Greece, Hungary, Italy and Poland. But across the EU there are a total of 11 populist parties with popular support of 20% or more, implying that the number of populist governments could roughly double. It’s just that few countries can match Italy for political flexibility. Imagine, if you can, the right-wing Alternative für Deutschland (AfD) sitting down with the German leftists (Die Linke) for sausages and beer in Berlin.

Fine della Merkel? Un parlamentare CDU ammette che la Germania potrebbe avere  un nuovo cancelliere  “per la fine della prossima settimana”.

The End Of Merkel? CDU Lawmaker Admits Germany Could Have A New Chancellor “By The End Of Next Week”
It’s looking increasingly likely that German Chancellor Angela Merkel may have attended her last G-7 conference.
A day after the euro whipsawed on conflicting reports touting the collapse of Merkel’s governing coalition, a lawmaker from Merkel’s own party said the Chancellor could be out by the end of next week during an appearance on BBC World at One (via Express). On Friday, German media reported that Merkel’s junior coalition partner, the CSU, had announced the end of its alliance with Merkel’s CDU – though that report was quickly denied.
While the German public’s anger over Merkel’s “open door” policy has been simmering for years, the instability within the ruling coalition – which features a decades-old political alliance between the CDU and CSU – intensified when Merkel decided over the weekend to veto a planby Interior Minister Horst Seehofer aimed at controlling and reducing illegal migration. The minister’s refusal to back down has already shattered an uneasy truce between conservative backers and opponents of her liberal asylum policy.
(La faccia impietrita della Mogherini che vede la UE sgretolarsi. Erasmus generation non l’aveva preparata all’aria fresca ed aspra  della libertà politica)


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