mercoledì 20 giugno 2018

IL Video Blog di Claudio Messora - LIBERIAMO L’INFORMAZIONE – Controrassegna Blu #17


Mentre in politica tiene banco il dibattito sull’immigrazione, c’è un’altra partita da giocare, forse la più importante: quella sull’informazione. Definita da molti il quarto potere dello Stato, per la sua immensa capacità di influenzare il dibatto pubblico, l’informazione viene prima di tutto. In effetti: nessuna scelta, in ambito politico, può definirsi davvero libera, se non si basa su un’informazione pluralista e non manipolata. Per decidere in maniera “inconsapevole”, insomma, bisogna prima di tutto sentire tutte le campane.
E su questo, pensate, è d’accordo anche George Soros, di cui parleremo nel primo servizio, che tra gli obiettivi “dichiarati” della sua Open Society Foundations pone proprio la necessità di tutelare la diversità delle opinioni.
E allora, mentre si aspettano le nuove nomine Rai, attese per luglio, e soprattutto i nuovi palinsesti, sarebbe il caso di rivedere anche le regole di ingaggio alle quali i social network, divenuti ormai monopolisti di fatto dell’informazione in rete, devono sottostare. Le enormi pressioni che proprio su Google e Facebook i grandi capitali e il loro potere hanno esercitato, dopo l’elezione di Trump o dopo la Brexit, hanno portato a a uno stato di libertà apparente, più simile alla censura... Dopo la minaccia di gravi ritorsioni finanziarie così, arrivata dalla Commissione Europea e da George Soros a Davos, le pagine pubbliche su Facebook, magari anche con tantissimi lettori conquistati nel tempo, non distribuiscono più che all’1% dei loro iscritti. E allora succedono cose strane: succede per esempio che questa ”Controrassegna”, pubblicata sul suo canale naturale, sembra raggiungere talvolta poco più che qualche decina di migliaia di visualizzazioni, ma se viene scaricata e ricaricata da altri profili, raggiunge numeri esponenzialmente più grandi, come i due milioni ottenuti dal pezzo sulla Mogherini. E non è l’unico caso, eh? Potete chiamarlo Shadow Banning, potete chiamarla nuova politica tesa a favorire le relazioni interpersonali (come l’ha definita lo stesso Zuckerberg) oppure potete chiamarla banalmente per gli effetti che produce, ovvero potete chiamarla: “censura”.
Intanto sarebbe positivo se il nuovo Governo, visto che è il Governo del cambiamento, organizzasse dei tavoli di lavoro con i social network, come quelli che faceva il ministro Orlando, e desse delle chiare indicazioni di inversione della linea, dicendo chiaramente ai responsabili delle relazioni istituzionali: “l’era della Boldrini e del PD è finita: noi siamo per il libero dibattito in rete e non abbiamo paura delle opinioni”. Visto che al posto di Orlando adesso c’è Bonafede, forse potrebbe cominciare ad occuparsene lui.
Sentiamo intanto che ne pensa Marco Montemagno.
Oggi viviamo su miliardi di piattaforme: Apple, Netflix, Spotify, Facebook, Google, Amazon, e la lista continua. E la nostra vita dipende da ‘ste piattaforme, sia come creatore di contenuti sia come utenti tranquilli, ci guardiamo il nostro film abbastanza ignari di quello che c’è dietro. E fino a un po’ di tempo fa il problema non si poneva, perché uno diceva: «Sì, queste piattaforme sono solo tecnologiche e fine del problema. Un freddo algoritmo decide quello che noi possiamo vedere». La verità è che oggi ci rendiamo conto che “un freddo algoritmo” un bel niente: ci sono delle scelte editoriali! Questi signori sono, di fatto, dei media. Anche in buona fede, però sono dei media! Chi è che decide che su Spotify un certo cantante, accusato di stupro o di omicidio, non possa più essere listato. Chi è che decide che su YouTube un contenuto va bene o non va bene, o nel tuo news di Facebook tu possa vedere un’immagine di un certo tipo, oppure no: gli algoritmi e poi alla fine dei conti le scelte editoriali. Allora entriamo nel merito: chi è che decide quali sono i contenuti e perché?
Poi sarebbe il caso di stabilire un principio: il compito della Rai, azienda pubblica pagata con i soldi dei cittadini, non è quello di fare profitti, ma di fare cultura e di agevolare il dibattito pubblico. L’informazione che produce ha raggiunto il suo obiettivo quando circola. Quindi la prima cosa da fare, in tal senso, per un Governo del cambiamento è fare sì che la Rai smetta ad esempio di oscurare gli spezzoni su Youtube – perché non è Google che li oscura, eh? …ma sono le politiche stabilite dall’ufficio Rai preposto – e che li renda anzi liberamente utilizzabili per costruire dibattiti, confronti, approfondimenti, in un’ottica di “fair use” legittimata dal fatto che si tratta di contenuti pubblici – appunto – pagati a monte dagli stessi cittadini ai quali poi non deve esserne precluso l’utilizzo, specialmente quando si parla di informazione. Forse Luigi Di Maio, che ha la delega alle telecomunicazioni, oppure Vito Crimi, che ha la delega all’editoria, potrebbero occuparsene.
Nel frattempo cominciamo noi: da oggi tutte le edizioni della “Controrassegna”, intere o suddivise per spezzoni, saranno liberamente disponibili sul blog, all’indirizzo che indicheremo qui sotto nella descrizione del video. Siete autorizzati… Anzi: siete fortemente incentivati a scaricarle e ricaricarle su tutti i vostri canali, pagine e profili, perché l’informazione deve circolare, e questa è una battaglia che dobbiamo fare insieme.

Lo zampino di Soros in Italia: filantropia o propaganda?

Quando si pensa ai soldi che influenzano le politiche dei governi, si pensa a lui, George Soros, che recentemente ha donato ben 18 miliardi del suo patrimonio personale (insomma, i risparmi di una vita) alla sua Open Society Foundations, facendone un vero e proprio colosso della “filantropia”, in america secondo solo alla fondazione di Bill e Melinda Gates.
Ma in Italia… In Italia che combina George Soros? Sentiamolo, nel servizio di Francesca Totolo.
Ormai non è più un segreto per nessuno: in Italia opera un network di associazioni e organizzazioni ampiamente finanziato dalla Open Society Foundations di George Soros. Mentre gli scopi della Open Society sono apparentemente dichiarati, quelli di questa rete sono quanto mai oscuri, e l’apparente attività filantropica in realtà cela azioni di propaganda e campagne che sembrano obbedire ad una precisa agenda: influenzare la politica del nostro e di altri Paesi. Come dimostrano, d’altronde, i colloqui riservati che Soros è solito intrattenere con primi ministri e altri leader. Oggi però questi obiettivi trovano un’opposizione sempre più istituzionale. Dopo Vitkor Orban, il leader ungherese che ha accusato Soros di voler invadere l’Ungheria con milioni di migranti, in Italia sia Fratelli d’Italia che la Lega hanno annunciato provvedimenti e informative sulle associazioni finanziate dal miliardario, peraltro egli stesso ungherese.
Intanto, la sua Open Society Foundations lancia in Italia un’altra delle sue iniziative: Welcoming Europe, cioè “L’Europa vi dà il benvenuto”, e chiaramente si rivolge ancora una volta ai migranti. “Welcoming Europe” è nata subito dopo le elezioni del 4 marzo, per sostenere mediaticamente le ONG, e il suo slogan dichiarato è “decriminalizzare la solidarietà”. Di questo network fanno parte sia Magistratura Democratica che l’ONG Proactiva. Che cos’hanno in comune? Ve lo diciamo noi: di Proactiva è la nave spagnola Proactiva Open Arms, che era stata sequestrata dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, perché indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E adesso chi l’ha dissequestrata? Il Gip Giovanni Giampiccolo, che è… membro di Magistratura Democratica. Nessun conflitto di interessi? Ma non finisce qui. In occasione della chiusura dei porti italiani alle Ong, le associazioni della rete di George Soros hanno organizzato due manifestazioni per sostenere la nave Aquarius. Tra i promotori, troviamo Riccardo Magi, pupillo di Emma Bonino e spesso ospite sulle navi ONG, e anche Luigi Manconi, ex Senatore PD, nominato dal premier dimissionario Gentiloni come responsabile dell’allocazione dei fondi alle associazioni no profit. Un bel conflitto di interessi anche questo: ma d’altronde quando si tratta di Soros ci sono sempre di mezzo sia i conflitti, che gli interessi.

Grecia, via la Troika ma arriva altra austerity

Dalla Grecia, una buona notizia e una cattiva. La buona notizia è che la Troika finalmente se ne va: dal 20 agosto prossimo il Paese uscirà dal terzo piano di aiuti, e finalmente camminerà sulle proprie gambe. Ma certo la Troika non è disposta ad andarsene tranquillamente e senza lasciare qualche ultimo “regalino” ai cittadini ellenici. Così, ecco il Governo greco approvare in extremis l’ennesimo piano di austerity, proprio in questi giorni e in vista della dirittura d’arrivo. Il nuovo piano prevede tagli alle pensioni, aumento delle tasse e nuove privatizzazioni. Nulla di nuovo, insomma, anche se ci si chiede cosa sia rimasto ormai da tagliare o da svendere in un Paese che non ha più praticamente nulla. Ma dietro le quinte, anche qui si muovono scontri geopolitici di più ampio respiro: il Fondo Monetario vorrebbe concedere alla Grecia altri 15 anni per rimettersi in piedi, mentre la Germania tiene duro con le politiche di rigore. La Merkel la spunterà, o le sue armi sono oramai… spuntate?

“Blocchiamo le navi con cibo insicuro”: lo ha deciso anche il Giappone

Fanno scalpore le nuove decisioni del governo Conte relative all’agricoltura, come lo stop al CETA (l’accordo commerciale con il Canada), e l’imminente blocco delle navi che trasportano materie prime alimentari con scarsi livelli sanitari. Eppure, entrambe le questioni sono state oggetto di annose battaglie sia della Lega che del MoVimento 5 Stelle, quindi non c’è da stupirsi della novità. I nostri produttori di grano e riso, ad esempio, da molto tempo denunciano la concorrenza spietata di navi provenienti dall’oriente che approdano proprio dopo il raccolto, in modo da far crollare i prezzi, e spesso sono cariche di cereali di infima qualità con muffe e tossine. Ne abbiamo già parlato. Ma la novità è che da pochi giorni l’Italia non è sola: il governo giapponeseha infatti appena vietato tutte le importazioni di grano canadese, perché sospetto di contenere organismi geneticamente modificati ed erbicidi non adatti al consumo, ovvero il solito glifosato. Evidentemente certi accordi globali, e la stessa globalizzazione, cominciano a mostrare la corda, ed è arrivato un po’ per tutti il momento di rivederli.

Russia: si avvicina il tramonto delle sanzioni?

Molto si è detto del G7 e delle posizioni adottate dai vari leaders partecipanti. Molto, ma non tutto: e qualcosa deve essere sfuggito ai nostri media. Ricordate la dichiarazione di Donald Trump sull’opportunità di invitare la Russia ad un prossimo G8? E l’appoggio ricevuto anche dal Primo Ministro Conte? Le due dichiarazioni hanno scatenato una bufera, in particolare riguardo alle sanzioni commerciali alla Russia. Sanzioni che, è il caso di precisarlo, sono state appena rinnovate da tutti fino al 2019. Come sappiamo, il motivo per cui sono state applicate è l’accusa, rivolta alla Russia, di essersi annessa la Crimea dopo il referendum per staccarsi dall’Ucraina a cui la Crimea apparteneva. A livello internazionale, nessuno ha mai riconosciuto la validità di quel referendum, accusando invece la Russia di ingerenza militare. Ebbene: secondo voci diplomatiche, durante una cena al G7 Donald Trump avrebbe dichiarato in presenza dei suoi colleghi che in Crimea si parla russo e quindi è giusto che la Crimea sia russa, e inoltre che l’Ucraina è uno dei Paesi più corrotti del mondo. Dichiarazioni clamorose, su cui però la Casa Bianca non ha voluto commentare. Si tratta forse del preludio ad una nuova politica verso la Russia, e del tramonto delle sanzioni?---

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