sabato 5 dicembre 2015

Sconfinamenti e affari con l’Isis, la Turchia è accerchiata: accuse da Iraq e Iran. E la Russia non molla


 

di Angela Manganaro - Il Sole 24 Ore - 

In queste ore la Turchia sembra più isolata. Certo protetta da un ombrello americano sempre aperto, visto che non troppi giorni fa il presidente Barack Obama l’ha “difesa” nella disputa sul jet russo abbattuto nello spazio aereo turco dicendo che il Paese ha il diritto al rispetto dell’integrità territoriale, ma circondata da accuse di due governi mediorientali che si sommano al pressing russo. Mentre infatti come nuova mossa per punire i turchi colpevoli di aver abbattuto il jet militare, le autorità di Mosca pensano a una risoluzione Onu con gli Stati Uniti per colpire chi fa affari col califfo, Ankara viene attaccata da Baghdad e Teheran. Pare dunque che nella variegata coalizione anti-Isis di 65 Paesi vi siano alleati mediorientali che aiutano poco la campagna americana - si stima che i raid degli alleati arabi in Siria siano stati solo il 5% del totale - e chi invece stia eccedendo in zelo. Iraq contro Turchia, le truppe turche a Mosul Premier e presidente a a Baghdad attaccano la Turchia per l'ingresso in Iraq di almeno 150 soldati turchi, 1.200 secondo fonti Usa, che si sono posizionati nella regione di Mosul .
Mosul è la capitale del Nord iracheno, centro petrolifero la cui presa nel 2014 segnò un salto di qualità dell’Isis in ascesa qualche mese prima la proclamazione del califfato, città di un milione di abitanti, capitale della provincia di Niniveh, i cui tesori sono stati distrutti dalla furia iconoclasta dei terroristi, oggi roccaforte dell'Isis in Iraq. Niniveh è anche la regione riconquistata il 13 novembre dai peshmerga curdi in cui sono state trovate almeno 16 le fosse comuni - dice oggi la portavoce dell'Alto Commissariato Onu per i diritti umani, Cecile Pouilly - intorno a Sinjar, città abitata in maggioranza da yazidi, minoranza non sunnita brutalizzata dall’Isis......
 Il governo iracheno chiede oggi «il ritiro immediato» dei militari da Mosul e condanna «la grave violazione della sovranità irachena». Il premier Haider al-Abadi tramite il suo ufficio conferma che «un reggimento con carri armati e artiglieria è entrato in territorio iracheno, ufficialmente per addestrare gruppi iracheni, senza la richiesta o l'autorizzazione dalle autorità federali irachene». Si fa sentire anche Fouad Massoum, il presidente iracheno condanna la «violazione delle regole e del diritto internazionale» che aggrava le tensioni nella regione. Massoum chiede alla Turchia di ritirare i militari e invita il ministero degli Esteri a prendere le misure necessarie per garantire il rispetto della sovranità e dell'indipendenza del Paese. Il governo turco si difende. Ahmet Davutoglu dice che i soldati turchi fanno attività di routine e addestramento a protezione della zona; inoltre la Turchia non mira al territorio di nessun Paese e non aumenterà le azioni militari in Iraq. Da Antalya il ministro degli Esteri Cavusoglu esorta i russi a continuare a dialogare, e solo Erdogan non sfoggia oggi toni concilianti sulla crisi innescata dal jet abbattuto: la Turchia, dice, troverà alternative al gas e al petrolio che compra dalla Russia.------------



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