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1° dicembre: “No a intervento militare senza strategia. Lo dice il premier Matteo Renzi parlando della minaccia dell’ISIS”. 6 dicembre: “Renzi: non rincorro i bombardamenti altrui. Quattro anni di guerra civile in Libia dimostrano che non fu una scelta felice».
15 dicembre: “450 soldati italiani a difesa della diga di Mossul – Renzi: insieme agli americani La città è una delle roccaforti dell’ISIS”. Ma la diga è daneggiata e “il gruppo Trevi ha vinto la commessa, del valore di oltre due miliardi di dollari”. A dire il vero, il Gruppo Trevi spera di vincere la commessa…
Quindici giorni di resistenza alla volontà americana: può essere quasi un record (pensate se c’era Monti, o Letta). Se non fosse che il 14 Obama aveva dichiarato: contro l’ISIS «Gli Stati Uniti fanno la loro parte, come lo fanno i nostri alleati, Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Australia». Quindi era già sicuro che l’Italia era della partita.
Ormai è una regola. La politica estera italiana ha un prima e un dopo, molto rapidi.
9 dicembre: “Italia blocca rinnovo sanzioni contro la Russia”.
14 dicembre: “Ue verso rinnovo sanzioni. Italia: “Mai cercato di rinviarlo”......
Di mezzo c’è il fatto descritto dal Deutsche Wirtschaft Nachrichtetn: “Il governo degli Stati Uniti richiede all’UE di estendere le sanzioni contro la Russia: Gli Stati Uniti insistono che la Russia attuare pienamente l’accordo di Minsk e un pieno ritorno al confine tra la Russia e le regioni separatiste dell’Ucraina iniziati a lasciare queste zone sotto il controllo di Ucraina. Solo allora le sanzioni contro la Russia sono allentati o rimossi”.
Secondo il giornale tedesco, questa posizione non si deve tanto ad Obama, a cui ormai nessuno obbedisce più nella sua amministrazione. Quanto a “NATO, agenzie d’intelligence e neocon”, “Lituania e Polonia sono categoricamente contro revoca delle sanzioni perché vedono la Russia come una minaccia militare. I due ministri degli esteri Witold Waszczykowski e Linas Linkevicius scritto una dura lettera al commissari europei Cecilia Malmström e responsabile della politica estera Federica Mogherini 11 dicembre. il ministro UE Donald Tusk è un nemico della Russia, un alleato su cui i sostenitori della linea dura di Washington possono contare”. Infine, “il vicepresidente Joe Biden ha tangibili interessi economici personali in Ucraina” (ci fa’ traffici il figlio Hunter Biden).
“Ho letto che il governo italiano avrebbe proposto rinvii ma questa è una cosa che non sta né in cielo né in terra”, assicura il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. Il rappresentante lituano ha tuttavia voluto esprimere il suo fastidio per le esitazioni italiane. Linas Linkevicius: “Se ci sono Paesi che vogliono un controllo in più facciamolo, ma credo che procederemo con l’accordo già deciso, perché chiaramente l’accordo di Minsk non è applicato”.
Insomma anche siamo in guerra. Ce lo chiede l’Europa. Obama. Linkevicius. Tutti hanno come nemico l’ISIS contro il quale bisogna fare di più, ha detto Obama. Però, è pericoloso.
Erdogan ha fornito all’ISIS gas nervino
Lo ha affermato Erem Erdem (nella foto), esponente dell’opposizione turca e membro del Parito Repubblicano del Popolo. Il quale ha esibito in Parlamento la copia di un dossier penale (2013/120) aperto dalla Procura generale della città di Adana, con intercettazioni telefoniche fra agenti turchi e un Hayyam Kasap, di Al Qaeda, che avrebbe ottenuto de gas sarin. “Le telefonate rivelano tutti i partitcolari”, ha detto Erdem a RT: “come doveva essere preparato (il gas), il contenuto dei laboratori, le fonti dei materiali, le date, i camion usati. E nonostante tutto i sospetti sono stati rilasciati”.
E’ probabilmente quello il gas che fu usato nell’attacco chimico del 21 agosto 2013 a Ghouta, in Siria, che uccise non si quante centinaia di persone (le cifre variano d 280 a 1500) e di cui fu accusato Assad: “gasa il suo stesso popolo!”, s’indignò Obama, insieme ad Hollande e Cameron. Profetico, Obama aveva già dall’agosto 2012 indicato come “linea rossa” per un possibile intervento armato contro la Siria proprio l’utilizzo di armi chimiche: ecco dunque che si giustificava l’intervento armato dell’Occidente contro Damasco…sventato nel modo che sappiamo.
Ora, il politico turco dice invece che Assad è innocente della strage; che il coinvolgimento della Turchia è stato confermato da un’indagine della procura di Adana, che ha condotto indagini raccolto intercettazioni ed arrestato 13 sospetti; solo che una settimana dopo l’inchiesta veniva fermata e i 13, rilasciati, passavano in fretta la frontiera fra la Turchia e la Siria.
Secondo Erdem, Obama sapeva. Anzi, anche “le istituzioni europee. Tutti i materiali di base vengono dall’Europa”.
Dev’esserci qualcosa di vero, perché il parlamentare Erdem è stato incriminato dal governo turco per tradimento.
McCain ha fermato i bombardamenti alle autobotti
“I piloti che hanno volato su Irak e Siria hanno fatto filtrare la cosa sussurrando: hanno sorvolato sopra convogli di autobotti larghi quattro corsie (petrolio dell’ISIS)..grandi aree di parcheggio piene di centinaia di Humvee, Abrams, artiglierie, automezzi…e ‘guardate e non toccate’ per ordine del Pentagono”.
A frustrare i piloti sarebbe stato “il senatore John McCain e i fanatici di destra. McCain è il presidente della potente Commissione del Servizio Armato” e quindi ha voce in capitolo. Adesso i piloti Usa hanno visto che in poche settimane l’aviazione russa ha fatto saltare centinaia di autobotti, e si sno demoralizzati. Lo riferisce Gordon Duff sul New Eastern Outlook.
Magari non sarà vero. Ma forse era il caso che il nostro governo chiedesse ad Obama: siamo sicuri che combattiamo tutti contro l’ISIS? Non è che i nostri 450poi si trovano a combattere contro la Russia e la Siria? Che ci dice della coalizione di 34 stati 34 capeggiata dall’Arabia Saudita contro l’ISIS? Non sarà invece contro l’Iran?
Dopotutto Maria Zakharova, la portavoce del ministro Lavrov, ha domandato se quando Obama ha parlato di “bombardamenti chirurgici” contro l’ISIS, intendeva chirurgia plastica o cosmetica. Ma a noi non è consentito essere così impertinenti. Ci sarebbe da aspettarci la risposta di Linas Linkevicius, ancora più irritata: “Se ci sono Paesi che vogliono un controllo in più facciamolo, ma credo che procederemo con l’accordo già deciso”.
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