PS: La Signora Meloni dice appena eletta:"Serve una risposta europea".
La signora Meloni dice nel primissimo punto del programma elettorale di Fratelli d’Italia recita: “Politica estera incentrata sulla tutela dell’interesse nazionale e la difesa della Patria”.
Signora Giorgia Meloni... manterrà la promessa?..fatta a miglioni di Italiani...o è meglio "obbedire" e dichiarare..."Serve una risposta Europea?
umberto marabese
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Mentre l’Italia brancola nel buio, la Germania ha deciso: niente tetto al prezzo del gas europeo, ce lo facciamo da soli. Il Governo guidato dal cancelliere Olaf Scholz ha annunciato una manovra da 200 miliardi di euro per calmierare il prezzo dell’energia, sempre più insostenibile per famiglie e imprese. Berlino ha quindi deciso di mettere sul piatto un maxidebito nuovo di zecca, senza suscitare particolari reazioni da Bruxelles e Francoforte.
Meloni: “Serve risposta europea”, ma la Germania dice “Auf Wiedersehen”
Insomma, la Germania, stato più importante dell’Ue, ha deciso di risolvere il problema per i fatti suoi. Giorgia Meloni di converso ha detto: “Di fronte alla sfida epocale della crisi energetica serve una risposta immediata a livello europeo a tutela di imprese e famiglie”. Sorprende alquanto che la “nazionalista” Meloni parli di una soluzione europea, dal momento che l’Unione europea ha deciso di non prendere alcuna decisione. Il caso della Germania dovrebbe dirci qualcosa.
E perché la Germania può fare quello che vuole in base ai suoi interessi nazionali, mentre l’Italia deve prepararsi a cucinare la pasta a fuoco spento, per poi cenare a lume di candela? La manovra economica proposta dalla Germania per calmierare i prezzi del gas consiste infatti all’incirca nei fondi totali del famoso Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano.
Perché la Germania può sempre fare quello che vuole?
La risposta si trova nel fatto che la Corte costituzionale tedesca ha interpretato l’adozione dei trattati europei, subordinandoli agli interessi nazionali. Il Grundgesetz, la Legge fondamentale tedesca, prevede all’art. 23 la partecipazione della Repubblica federale tedesca “allo sviluppo dell’Unione europea”, con la Corte di Karlsruhe che ha recepito il Trattato di Lisbona, a condizione che la sovranità restasse al popolo tedesco.
La Costituzione italiana è stata invece diligentemente piegata dalla nostra Corte costituzionale agli interessi di Bruxelles. Le sempre più penetranti cessioni di sovranità sono infatti avvenute tramite un’interpretazione alquanto discutibile dell’art.11 della Costituzione, avvallata dalla Corte costituzionale.
Perché l’Italia non può mai fare quello che vuole?
“L’Italia consente in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”, recita l’art. 11. L’adattamento ai trattati avviene attraverso “l’ordine di esecuzione”, il quale solitamente è contenuto nella legge di autorizzazione della ratifica. I trattati entrano quindi nell’ordinamento italiano, assumendo il rango della fonte che ha dato loro esecuzione, ossia la legge ordinaria. E così è stato anche con il Trattato di Lisbona, ultimo atto dell’Unione europea a tendenza franco-germanica.
L’art. 11 non era tuttavia sufficiente a garantire una copertura al diritto europeo, tanto che il legislatore ha modificato con una legge costituzionale l’art. 117 della Costituzione dedicato ai rapporti tra Stato e regioni. “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. Una modifica che ha consentito una volta per tutte la sottomissione italiana all’ordinamento europeo, creando un vincolo esterno che scavalca l’ordinamento interno. E così ci siamo dati la zappa sui piedi da soli, con una modifica costituzionale che di fatto ci subordina alle decisioni europee.
La riforma costituzionale che servirebbe veramente…
Si parla tanto di riforme costituzionali? Ma la prima riforma da fare ora sarebbe quella di rimuovere dalla nostra Costituzione la clausola di sottomissione ai vincoli europei, non per uscire dalla Ue, ma per starci dentro come ci sta la Germania. Giorgia Meloni invece si auspica una risposta europea, in piena dottrina draghiana. E questo con lo stato più importante che ha mandato tutti a quel paese. Il primissimo punto del programma elettorale di Fratelli d’Italia recita: “Politica estera incentrata sulla tutela dell’interesse nazionale e la difesa della Patria”. Giorgia manterrà la promessa?
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