mercoledì 16 febbraio 2022

L'AntiDiplomatico - Cuba né obbligo vaccinale né green pass, ma il 93,5% è vaccinato. Come è possibile?16 Febbraio 2022 12:19

 


Roberto Cursi  x  L'AntiDiplomatico.

Cuba ha una popolazione che si avvicina agli 11.330.000 persone, e dall’età di due anni già si può ricevere la prima dose del vaccino. Al 13 febbraio, come riporta il Ministero della Salute, sono state somministrate 34.748.037 dosi di SOBERANA 02, SOBERANA Plus e ABDALA (tutti vaccini pubblici cubani), con 10.591.716 persone che hanno ricevuto almeno una dose, arrivando al 93,5% della popolazione, mentre sono 9.858.220 quelle che hanno un programma vaccinale completo, e corrispondono all'88,1%.

Ma come è stato possibile questo se non c’è un obbligo vaccinale e né il green pass?

In un video postato ieri (15 febbraio) su Facebook, Paolo Ferrero ci spiega che si trova a Cuba insieme a una delegazione del Partito della Sinistra Europea per incontrare il governo cubano e visitare l’Istituto Finlay, una delle realtà dell’Isola di cui si è sentito più parlare in questo periodo di pandemia mondiale, perché è lì che si sviluppano due dei vaccini cubani, come il Soberana 02 e Soberana Plus, mentre il vaccino Abdala è creato dal Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologia dell'Avana (CIGB). Ricordiamo che a Cuba ci sono anche altri due in fase di sperimentazione, il Soberana 01 e il Mambisa.

Ferrero si domanda come “sia stato possibile questa specie di miracolo” in un Paese come Cuba, dato che da 60 anni è sottoposta a un blocco economico, commerciale e finanziario che le impedisce di accedere con facilità a un’infinità di cose, perfino alle “siringhe o al vetro per le boccette per confezionare i vaccini”. Eppure Cuba ci è riuscita, e ha quasi la totalità della popolazione vaccinabile già sottoposta a vaccino, e una percentuale di morti con la variante Omicron bassissima rispetto ai Paesi occidentali, con una media di due/tre morti al giorno, contro le centinaia nei singoli Paesi europei.

Questa specie di miracolo, dice Ferrero, “non è un miracolo deciso dal Padre eterno, ma dal popolo cubano”, perché la capacità di sviluppare i suoi vaccini pubblici non è stata dettata dalla volontà di guadagnare miliardi, come lo è per le grandi multinazionali di Big Pharma, “ma dalla volontà di salvare vite umane”.

Ed è per questo che uno dei loro vaccini lo hanno chiamato Soberana (vacuna “Soberana” in spagnolo; vaccino “Sovrano” in italiano), per sottolineare la sovranità della loro Patria, perché, hanno detto i cubani, “la nostra Patria è Cuba, ma la nostra Patria è anche il mondo intero, la nostra Patria è l’Umanità”.

Nel video, alle varie domande che inizialmente Paolo Ferrero si è posto, seguono anche delle risposte molto chiarificatrici su come sia stato possibile il “miracolo cubano”; non solo nel riuscire a sviluppare vari vaccini anti Covid, ma anche nell’essere riusciti a vaccinare il 93,5% della popolazione con almeno una dose e l’88,1% col ciclo completo, senza nessun obbligo e né green pass.

Come mai, si domanda ancora Ferrero, in Europa, ma non solo, c’è questa grande polemica “che sembra una specie di guerra civile tra ‘pro vax’ e ‘no-vax’ e invece a Cuba tutto questo non c’è?” È un problema di mancanza di libertà, come in molti penserebbero, vista la trita narrazione che il popolo cubano sia sottomesso a una dura dittatura o invece la scelta dei cubani deriva da un libero arbitrio, e soprattutto da una fiducia nella propria sanità pubblica?

Guardate il video, e troverete tutte le risposte alle domande che fin qui sono state elencate, e con esse si potrà capire il perché a Cuba non esistono persone che si rifiutino di sottoporsi alla vaccinazione anti Covid.

 

Roberto Cursi

ROBERTO CURSI

S

sono nato a Roma nel 1965 (ancora ci vivo) passando una felice infanzia in uno dei grandi cortile di un quartiere popolare. Sin da adolescente mi sono avvicinato alla politica ma lontano dai partiti. A vent'anni il mio primo viaggio intercontinentale in Messico; a ventitre apro in società uno studio di grafica e servizi per tipografie, seguono poi altre esperienze lavorative; a ventiquattro anni decido di andare a vivere da solo. Affascinato dall'esperienza messicana seguiranno altri viaggi in solitaria in terre lontane, accompagnato solo dalle mie due fotocamere “Fujica”: Vietnam, Guatemala, deserto del Sahara, Laos... fino a Cuba.

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