4 Febbraio 2022Michele Crudelini
Israele può essere considerato un laboratorio sperimentale in cui osservare l’effetto dei richiami della vaccinazione contro il Covid sulla popolazione.
Il Paese mediorientale è stato infatti tra i primi a somministrare la terza e la quarta dose del vaccino, quindi non c’è esempio migliore al mondo per giudicare l’efficacia di questa scelta.
Dopo la quarta dose, picco di contagi e decessi in Israele
Bene, dopo l’inizio della somministrazione della quarta dose, Israele sta affrontando la più grande ondata dall’inizio dell’emergenza virus. Nelle ultime settimane i nuovi casi Covid registrati nel Paese sono circa 60mila al giorno, contro i circa 5mila dello scorso anno, quando la vaccinazione era cominciata da poco.
Se l’estrema impennata di casi può essere eventualmente spiegata con un aumento esponenziale dei test, diventa difficile invece comprendere le ragioni dietro all’incremento dei decessi Covid. La media giornaliera ad oggi, febbraio 2022, supera le 90 persone decedute. Stesso periodo dello scorso anno, con meno vaccini e senza dosi di richiamo, i morti giornalieri erano sulla media dei 60.
Si tratta di dati che sembrano bocciare la strategia dei continui richiami adottata dalle autorità israeliane e dalla comunità scientifica del Paese sembra esserci consapevolezza di questo fallimento.
Vaccino inefficace con nuove varianti
“Il vaccino è efficace contro malattie gravi e morte, ma non è a prova di proiettile al 100%. E sfortunatamente, vediamo che l’efficacia contro l’infezione per omicron è molto debole”, ha recentemente dichiarato il Professor Hagai Levine Presidente della Israel Association of Public Health Physicians.
In pratica con il prevalere della nuova variante, la somministrazione della quarta dose di un vaccino elaborato per una variante vecchia è come se fosse ininfluente rispetto alla circolazione del virus.
Ospedali pieni di persone vaccinate con tre dosi
Un fenomeno che sembra ora confermato anche dalla situazione che si registra all’interno degli ospedale israeliani. Il network di informazione Arutz Sheva ha infatti recentemente intervistato il professor Yaakov Jerris, direttore dell’Ospedale Ichilov di Tel Aviv. “Ad oggi, la maggior parte dei casi gravi sono persone vaccinate. Si tratta di persone che hanno almeno tre dosi di richiamo. Tra il 70 e l’80% dei casi più gravi sono persone vaccinate. Quindi, il vaccino non ha alcun significato per quanto riguarda le malattie gravi, motivo per cui solo dal venti al venticinque percento dei nostri pazienti non sono vaccinati”.
Parole che confermano l’impressione che i vaccini attualmente in commercio non abbiano effetti rilevanti né rispetto alla circolazione delle infezione e nemmeno più rispetto alla difesa dalle forme più gravi della malattia.
Certo, c’è da considerare il cosiddetto effetto paradosso, per cui con percentuali sempre più elevate di popolazione vaccinata, sarà sempre più probabile trovare un maggior numero di vaccinati che di non vaccinati in ospedale. Tuttavia l’effetto paradosso non è in grado di spiegare perché oggi in Israele, con più di 5 milioni di persone con tre dosi e l’inizio della somministrazione della quarta, vengano registrati i più alti numeri di decessi dall’inizio dell’emergenza.
Nel frattempo le autorità israeliane stanno iniziando a tenere conto di questi dati e hanno confermato l’abolizione del green pass, se non per i grandi eventi, proprio perché consapevoli dell’inefficacia del vaccino nel porre un freno ai contagi.
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