https://www.byoblu.com/2022/02/09/pfizer-ammette-di-avere-due-paure-la-diffusione-dei-dati-clinici-e-la-fine-dellemergenza/
9 Febbraio 2022Michele Crudelini
Cosa succede quando la salute pubblica viene eccessivamente subordinata al business di una multinazionale privata? Si può arrivare facilmente allo scenario che sta vivendo ora il mondo occidentale, dove la salute di bambini, donne, uomini e anziani è stata affidata nelle mani di pochissime aziende del farmaco, tra cui ne spicca una, la Pfizer.
Trionfo economico della Pfizer...
In particolare nei rapporti trimestrali sull’andamento degli affari pubblicati dalla multinazionale si può comprendere in maniera piuttosto chiara come il binomio salute e business porti a situazioni paradossali. Prendiamo per esempio l’ultimo rapporto, quello sui risultati del quarto trimestre del 2021.
Innanzitutto si apprende dalle prime pagine come l’ultimo anno sia stato il più redditizio per la multinazionale, quasi esclusivamente grazie alla commercializzazione dei vaccini contro il Covid e la Pfizer sembra esserne ben consapevole. 81,3 miliardi di dollari di fatturato, con una crescita del 92% rispetto all’anno precedente. 23 miliardi di dollari di fatturato solo nell’ultimo quarto trimestre dell’anno, per una crescita del 106%. “Sono orgoglioso di vedere che l’azienda sta andando meglio che in qualsiasi altro momento durante i miei quasi 15 anni qui”, dichiara infatti con orgoglio il responsabile finanziario della multinazionale Frank D’Amelio.
Pfizer ha tutto il diritto di magnificare i propri profitti ottenuti grazie ai vaccini, tuttavia non si possono non evidenziare alcune zone d’ombra che emergono dallo stesso rapporto e che riguardano la trasparenza dei dati, nonché la stessa affidabilità della multinazionale.
Il timore che vengano diffusi i dati clinici
Tra i rischi elencati dalla Pfizer per l’andamento della sua attività commerciale viene compresa infatti: “la diffusione di ulteriori informazioni che riguardano la qualità e la sicurezza di dati preclinici e clinici, che possano emergere a seguito di audit e ispezioni”.
L’aspetto curioso è che questa frase risultava essere assente dal precedente rapporto della Pfizer, che riguardava il terzo trimestre del 2021, e che potrebbe essere stata aggiunta a seguito di un evento preciso. Si tratta della decisione di un giudice federale del Texas che ha imposto alla FDA, l’ente regolatore statunitense, di rendere pubbliche 55.000 pagine della documentazione dei trial clinici del vaccino anti Covid della Pfizer al mese. Sentenza del 6 gennaio 2022 e che temporalmente coincide quindi con la modifica nel documento della Pfizer.
La preoccupazione della multinazionale sulla divulgazione dei dati clinici dei trial si fa poi ancora più evidente in un passaggio successivo, quando tra le sfide per ottenere il consenso del pubblico vengono aggiunte: “le preoccupazioni circa l’integrità dei dati clinici”. E anche questo elemento risultava essere assente nel precedente rapporto.
La fine dell’emergenza? Un rischio per gli affari della Pfizer
E oltre alla pubblicizzazione dei dati clinici, la Pfizer sembra essere impaurita rispetto ad un’altra eventualità, che inserisce tra i fattori di rischio della sua impresa. “La possibilità che il Covid19 si attenuerà nella sua gravità e diffusione oppure sparisca del tutto”. Anche questa frase è una novità, non presente nei rapporti precedenti. La Pfizer classifica quindi come rischi la diffusione pubblica dei dati clinici della sperimentazione e la scomparsa del virus una volta per tutte.
È piuttosto evidente come le priorità di questa multinazionale siano inconciliabili con la pretesa della tutela della salute pubblica che dovrebbe avere come obiettivi proprio la trasparenza dei dati e l’eliminazione della minaccia. Perché allora continuare ad affidarsi a quest’azienda privata, che nell’ultimo mese ha consegnato in Italia altre 4 milioni di dosi?
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