venerdì 3 maggio 2019

Mario Giordano: “Federico Fu(r)bini, le notizie (vere) le nasconde”



(Mario Giordano – la Verità) –
 Aveva una notizia. Una notizia vera. E questa è già una notizia. Ma, ecco la seconda notizia, ha pensato bene di non pubblicarla. Ovvio, no? Si capisce. Che cos’ è questa brutta abitudine di pubblicare le notizie? Per di più vere, per altro? Così Federico Fu(r)bini, vicedirettore del Corriere della Sera, membro del board di Open society di George Soros e gran difensore dell’ establishment europeo, ha pensato bene di aggiungere un capitolo al suo personale manuale di giornalismo, quello che prevede la pubblicazione certa solo delle notizie che certamente non sono vere.
Come quando diede per sicura l’ apertura della procedura di infrazione Ue contro l’ Italia (che infatti non ci fu). O come quando annunciò a più riprese le dimissioni del ministro Giovanni Tria (che infatti è ancora al suo posto). Le notizie vere, invece, no. Quelle non si danno. Quelle si nascondono. Chiaro, no? È così che si fa carriera. Non a caso il nostro Federico è entrato pure a far parte della task force europea che vigila sulla correttezza dell’ informazione. Ma si capisce: l’ informazione deve essere corretta. Politicamente corretta. Europeisticamente corretta. Sorosianamente corretta. E se non è corretta, la corregge lui. Che sa come si fa....

Ma sì: c’ era una volta il caffè corretto grappa. Ora c’ è l’ informazione corretta Fu(r)bini. È sempre roba che dà un po’ alla testa, in effetti. Del resto è stato lo stesso giornalista (senza offesa per il giornalismo) a svelare il fatto in un’ intervista a Tv2000, la tv dei vescovi. Di che si tratta?
Semplice: Federico nostro aveva scoperto che in Grecia in un anno erano morti 700 bambini in più rispetto all’ anno prima a causa della «crisi economica e del modo in cui è stata gestita». Tradotto: le scriteriate politiche dell’ austerity imposte da Bruxelles (quelle per cui poi Jean-Claude Juncker, con colpevole ritardo ha chiesto scusa) avevano fatto aumentare a dismisura la mortalità fra i bimbi da zero a 12 mesi di vita. Bimbi denutriti, bimbi nati sottopeso che non ce l’hanno fatta a sopravvivere, bimbi malati che non hanno avuto le cure necessarie.
Settecento morti in un anno. Proprio 700. Due al giorno. Per colpa dell’ austerity di Bruxelles. È una notizia forte, no? Eppure i lettori del Corriere della Sera non l’ hanno mai letta. Fu(r)bini, infatti, l’ ha trovata. Ma ha pensato bene di non pubblicarla. Del resto, si capisce: perché rovinarsi la reputazione diffondendo notizie vere? Meglio andare avanti come sempre, annunciando le dimissioni di Tria…
Bisogna capirlo, povero paladino dell’informazione corretta (grappa). Uno ci mette una vita a farsi una certa fama, costruisce giorno dopo giorno quell’ immagine di credibilità che traspare anche dal board della Open society, oltre che dalle notizie sulla procedura d’infrazione contro l’Italia, scrive infinite articolesse sui troll russi usati per attaccare Sergio Mattarella salvo poi dover ammettere «è impossibile sapere se i troll russi abbiano avuto un ruolo nella campagna contro il capo dello Stato», insomma si dà un sacco da fare per rendere evidente che lui i rapporti con le notizie li ha interrotti da un pezzo, specialmente con le notizie vere, che sono il genere più pericoloso.
Perché dovrebbe all’ improvviso buttare a mare tutto questo impegno? Perché ha incontrato una notizia vera? Che riguarda 700 bambini morti? Ma che saranno mai 700 bambini morti? Fossero almeno immigrati, per altro. Che così almeno poteva interessare un po’ a Soros. Invece niente: questi bimbi muoiono in Grecia, schiacciati dall’ austerity di Bruxelles, prima di compiere un anno di vita. E senza avere nemmeno il buon senso, prima di morire, di mettersi su un barcone nel Mediterraneo. È ovvio che vanno cancellati. Prima dalla Terra. Poi anche dai giornali.
Per fortuna la notizia, anziché nelle mani di una di quelle tribù di ultimi mohicani convinti che le notizie vadano pubblicate (pensate che pazzi), soprattutto quando sono vere (pazzi al cubo), è caduta nelle mani sapienti di Fu(r)bini. Il quale, come ha spiegato lui stesso a Tv2000, mentre presentava il suo ultimo libro Per amor proprio, ha pensato che se avesse pubblicato una notizia vera come quella poteva essere «strumentalizzato» da qualcuno (poveretto), forse anche «ostracizzato» (poveretto) da qualcun altro, e per di più (poveretto al cubo) avrebbe dovuto «passare il tempo» a difendersi «da attacchi assurdi sui social network».
Non sia mai detto: il suo tempo è sacro, mica come la vita di 700 bambini della Grecia, che possono anche essere seppelliti in silenzio. Del resto, si sa: Fu(r)bini non ha un minuto da perdere, c’è sempre una nuova dimissione di Tria da raccontare. Magari c’ è anche una procedura d’ infrazione che non c’è. E allora perché stare lì sui social a difendere una notizia vera quando si può utilizzare lo stesso tempo per difendere una notizia falsa?
A questo punto anche noi dobbiamo fare una confessione. Prima della sua ultima incredibile rivelazione, di cui stiamo modestamente cercando di dar conto, avevamo qualche perplessità sulla nomina del vicedirettore del Corriere nella task force Ue che dovrebbe andare a caccia di bufale. E invece adesso abbiamo finalmente capito le ragioni di questa scelta, davvero azzeccatissima: chi c’ è, in effetti, in tutt’ Europa, più esperto di lui in bufale? Come pratica, è evidente, non c’ è nessuno che gli tenga testa. E anche per la teoria sta facendo progressi: il nuovo manuale di giornalismo furbiniano, per esempio, è pronto per essere diffuso tra i giovani praticanti desiderosi di una carriera brillante come la sua.
Prima regola: guai a pubblicare una notizia vera, soprattutto se dà fastidio a chi conta.
Per esempio: se vi trovate di fronte 700 bambini morti, prima di farlo sapere in giro, chiedetevi: chi li ha uccisi potrebbe esserne danneggiato?
Se la risposta fosse «sì», beh, allora dite che non volete essere strumentalizzati, dite che non volete essere ostracizzati, dite che non volete perdere tempo sui social network, e dedicatevi a qualcosa di un po’ meno vero. Perbacco. Che nessuno lo sappia. Se poi, dopo un po’ di tempo, vi sentite proprio in colpa, scrivete un libro e intitolatelo Per amor proprio. Facendo finta (vi verrà facile) di averne ancora uno.---

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