Mentre il governo 5Stelle è occupatissimo a denunciare, smentire, demolire e accusare Salvini e la Lega (di corruzione, come il Procuratore ha ordinato), e la opposizione gongola irresponsabile da Mattarella a Zingaretti fino alla Boldrini, e i media urlano al fascismo che torna – in Europa i caporioni si sono già spartiti le cariche della prossima Commissione (senza che Conte abbia nemmeno provato a intervenire, e Moavero è scomparso).
La decisione più grave è che la Merkel sta per piazzare nella poltrona della BCE, al posto di Draghi, Jens Weidmann. Il governatore della Bundesbank più ostile all’Italia, il più convinto che “vive sopra i propri mezzi (30 anni di avanzo primario per lui non esistono) e quello che incita “i mercati” a chiedere più interessi sul debito pubblico italiano, perché saremmo praticamente insolventi…
Da quella carica suprema Weidmann non solo non farà nessun quantitative easing (vi si è sempre opposto, con una ottusità da subnormale), ma cercherà in ogni modo di “punire” l’Italia, obbligarla ad ulteriori austerità – nonostante sia provato che l’austerità peggiora il debito pubblico, e in questa fase non solo l’Italia, ma l’intera Europa, deve adottare misure keinesiane di maggior spesa pubblica in deficit...
Tutti ormai lo ammettono – persino alcuni economisti tedeschi – ma Weidmann no. “Weidmann è il più duro negatore che esista una qualunque crisi dell’euro”, disse un anno fa Hans Flassbeck, ex economista-capo delle Nazioni Unite. “Se i paesi dell’Europa meridionale si adeguano [e non impediscono la sua ascesa] nessuno li aiuterà più”.
Il blocco dei paesi del Nord lo vuole. Ma pare che Weidmann non goda la fiducia dei funzionari UE, e nemmeno in fondo dei “mercati”, che temono il suo ordoliberismo dottrinale persecutorio.
Andrew Watt, alto dirigente UE: “Dal punto di vista tedesco, la UE va benissimo, il populismo è stato abbattuto, l’austerità è stata un successo – e sostituire Draghi con Weidmann: grasso che cola”.
“La deflazione resta il principio guida della Germania, e la BCE ne fa le spese”, come ha scritto Hans Flasbeck. E ovviamente anche l’Italia. Soprattutto l’Italia: perché mentre Spagna e Francia in qualche modo obbediscono (e per questo si consente loro di sforare per “frenare i populisti”), l’Italia è da disciplinare e punire perché è ribelle: con lo spread che aumenta, adesso; col trattamento-Grecia poi, visto che c’è già una maggioranza all’interno di europeisti pronta a sostenere un governo Draghi.
“Il voto europeo potrebbe produrre un ri-allineamento nella politica italiana, con un nuovo centro-sinistra formato da un nuovo partito democratico post-Renzi e i 5 Stelle”, preconizza Munchau. How realistic is a Five Star-PD coalition after the European elections?
Die Welt invece (e i dirigenti della Deutsche Bank che intervista) punta le speranze in un rinnovato centro-destra: “il bilancio del governo di Roma è disastroso. Si sono chiusi da soli in una situazione disperata…Se le nuove elezioni portassero ad una coalizione Lega-Forza Italia, questa potrebbe ottenere una risposta costruttiva dai mercati e dalla Commissione europea ... perseguire un programma di crescita degli investimenti infrastrutturali e abbassare le tasse… strappare l’Italia fuori dalla letargia >
Torniamo a Weidman e al suo spirito.
Anche di fronte al dato che 12 milioni di tedeschi hanno salari insufficienti, Weidmann risponde. “Sono gli immigrati che smorzano la crescita delle paghe e fanno sì che pochi abbiano salari decenti”
“Non cesso mai di stupirmi per come i politici tedeschi trattano le persone che criticano i loro squilibri commerciali come affette da difficoltà di apprendimento”, nota Walter Munchau, il corrispondente del Financial Times (esempio di humor britannico) ; ed ha scritto l’ultimo suo articolo sul “perché Macron ha ragione quando dice che il modello tedesco è a fine corsa, ma la Germania si batterà per preservarlo ad ogni costo”.
La UE per gli eurpeisti deve “riformarsi” ( nel senso di più federalismo, euro moneta vera, ossia la Germania dovrebbe mettere in comune i bilanci dei paesi poveri – e trasferire miliardi al Sud – campa cavallo) altrimenti “cresce il populismo e il risentimento di estrema destra”. Se i nostri leader hanno intenzione di perdere la lotta contro l’estremismo politico” scrive Stefan Auer, professore di Studi Europei alla Hong Kong University, “ecco il modo migliore per farlo: attenersi strettamente in ogni circostanza alle medesime regole; continuare ad opporsi alle riforme; accusare la Russia e Facebook quando alle elezioni perdono voti”.
Marine al posto di Macron? E in UE si preoccupano.
Perché adesso una paura abita i palazzi della UE a Bruxelles, e Francoforte: che al posto di Macron, ci sia domani Marine Le Pen. Essa sale nei sondaggi, il suo partito ha già superato En Marche, la creazione sintetica di Attali. La Merkel non ha mai concesso niente e mai alle richieste e profferte di “più Europa” che Macron ha chiesto e implorato; con ciò, ne ha determinato il crollo politico, il fallimento del suo progetto e la rivolta permanente (ormai da 6 mesi) dei Gilet Gialli-.
E adesso se al posto di “Manu” salisse Marine, come dovrebbe comportarsi il governo tedesco? La cosa non è imminente (le elezioni presidenziali francesi sono nel ’22) ma a Buxelles sono già molto inquieti. “Una presidenza Le Pen lascerebbe ai solo carte cattive in mano ai tedeschi che credono nella democrazia e nel progetto europeo, dicono in precisi ambienti. Sono gli ambienti che soffrono di “stress PRE-traumatico”, come dimostra il fatto che sono già traumatizzati dalla “fascista a Parigi nel 2022” e ancor più, dal fatto che identificano “democrazia” e “progetto europeo”, che è una contraddizione in termini.
“La Germania, col suo approccio sdegnoso alla Francia di Macron e delle sue richieste sull’euro, e con la sua poilitica che “Trump non durerà”, potrebbero trovarsi con un Trump che resta al potere e un presidente populista a Parigi”, dice un tale che si firma Ben Judah di Londra: “I due assi della posizione mondiale di Berlino vengono a mancare. Cosa fa la Germania se travolta dalle critiche sia da Parigi che a Washington?”.
Nessuna risposta. La Germania, arroccata nel suo potente blocco che va dall’Olanda all’Austria e dall’Estonia alla Nuova Anseatica, andrà avanti così: con Weidmann a imporre ai meridionali sempre più austerità…fino al punto di rottura.
Perché, spiega Ashoka Modi in un articolo magistrale, rottura ci sarà.
Nel 1991, i congiurati europeisti hanno voluto fare dell’Europa una federazione con il pretesto di introdurre la moneta comune. “La moneta unica ha trasformato l’Europa da una “comunità” a una “confederazione di Stati”, che ha ridotto i più essenziali poteri di sovranità nazionale e invece fatto affidamento su una gestione intergovernativa supportata da istituzioni centralizzate”. E’ una confederazione, ossia una federazione imperfetta, senza una “Unione politica con legittimi poteri di tassazione e di coercizione”. E, ricorda Mod y,
“Una confederazione è intrinsecamente instabile”, come ha spiegato fin dal 1786 nientemeno che James Madison , padre fondatore e poi presidente degli Stati Uniti – nel suo trattato “Note sulle confederazioni antiche e moderne”. Tutte le confederazioni si sono dissolte nell’anarchia, e finite nel dimenticatoio.
“L’unica eccezione, gli Stati Uniti,” è nata da un “ sostanziale colpo di Stato ispirato da Madison – sostenuto dalla gravitas di George Washington e favorito da numerosi colpi di fortuna nella stretta finestra temporale tra il 1787 e il 1789 – che portò alla Costituzione degli Stati Uniti. La Costituzione stabilì un governo federale con autorità illimitata in grado di imporre tasse, gestire un esercito e regolare il commercio tra gli Stati”.
Ma anche questa sola federazione “di successo” ha dovuto schiacciare il Sud nella guerra civile di metà Ottocento, la più sanguinosa prima che la Grande Guerra 1914-18 superasse il record. Una “vittoria” al prezzo della miseria e il saccheggio degli Stati del Sud per molti decenni, e la loro minorazione economica, culturale e intellettuale permanente.
Orbene: “Rfiutando le lezioni della storia”, prosegue Mody, “ l’Unione europea ha scelto di essere una confederazione: ossia un instabile spazio di mezzo tra federazioni politicamente legittimate e Stati sovrani indipendenti. Quello spazio intermedio è “anarchico”, basato su una mutevole “logica del potere che bilancia il potere”, ossia di fatto del diritto del più forte, una governance europea “opaca e che non deve rendere conto a nessuno”, come ha scritto Thomas Piketty
E’ precisamente questo sistema “opaco e che non rende conto a nessuno” quello che Mario Draghi, “nella sua nuova veste di filosofo politico” (humorbritannico) dichiara essere un grande successo.
“Draghi sostiene che gli Stati nazionali non siano realmente sovrani in quanto essi sono altamente interdipendenti e, pertanto, “non sono in grado di controllare gli eventi e rispondere ai bisogni fondamentali dei cittadini”. Di conseguenza, gli Stati nazionali dovrebbero sottostare alle direttive delle istituzioni tecnocratiche comuni. […] Draghi considera le persone del “popolo” semplicemente come “agenti economici”, non come “cittadini” che desiderano e meritano una voce nelle decisioni politiche”.
“Draghi vanta poi il grande successo della politica monetaria europea amministrata dalla Bce. Quella stessa banca che ha: 1) peggiorato la crisi finanziaria dell’eurozona (alzando i tassi quando doveva abbassarli nel 2007); 2) che poi ha gettato acqua sul fuoco con la promessa di “fare tutto il necessario”; 3) e la cui politica inadatta a tutti amplifica le divergenze economiche tra gli Stati membri. È la stessa Bce che è stata ostacolata da conflitti di interesse nazionali e quindi ha permesso alla psicologia deflazionistica di insediarsi; quella che ha finito le munizioni proprio quando un’Europa ferita è sul punto di entrare in un’altra, forse spaventosa, recessione”.
“Le confederazioni finiscono in guerra civile”
E adesso voi eurocrati vi dedicate stroncare “i populisti”, e demonizzare gli Stati nazionali, come se, vinti quelli, tutto andrebbe bene? “Mearsheimer vi avverte che le nazioni si scontrano in maniera particolarmente violenta quando gli ordini trasmessi attraverso la gerarchia centralizzata sono influenzati da un altro potente Stato nazionale [Germania]. La lezione della storia, è che il “fallimento” definitivo dell’intrusione internazionale porta inevitabilmente con sé “enormi costi”, tra cui l’aumento del “risentimento”e il nazionalismo xenofobo.
“Lo Stato nazionale è l’unica forma organizzativa che ha responsabilità democratiche e legittimità. Per questo motivo, i leader europei devono quindi ritornare sui loro passi. Devono ridurre la portata delle istituzioni europee e rafforzare un nazionalismo affidabile ispirato alla storia e alle tradizioni di ogni Paese, ma senza antagonismo verso i vicini. Molti compiti ora svolti a livello europeo, in particolare la definizione di obiettivi di politca fiscale e macroeconomica, dovrebbero tornare allo Stato nazionale”.
Fin qui il vero dibattito europeo.
Dopo il voto di maggio, nel Parlamento europeo ci saranno i deputati della Le Pen. Ci saranno quelli di Nigel Farage, con la missione politica , intellettualmente chiarissima nelle loro menti, di rompere la gabbia di ferro e corruzione a dominanza germanica. E il governo Conte-5Stelle? Ha cominciato un attacco alla Lega (il cosiddetto “alleato”) che sta portando alla guerra civile: non scherzo . Sulle autonomi regionali, tema estramente delicato, che loro trattano da meridionali militanti.
Siamo a questo: Mentre la Lega ex Lega Nord si è sforzata di diventare partito nazionale, rinunciando alle (vuote) velleità secessioniste, i Grillini si sono configurati sempre più come “Lega Sud”, adottando il peggio, persino la parodia del meridionalismo da film di De Sica: la volontà di non-sviluppo e di vivere di sussidi pubblici. Speranza fallita che i grillini non hanno consegnato.
Insomma, qualunque cosa sarà resa l’Europa dopo, non sarà per l’azione dell’Italia. L’Italia è assente. Noi saremo occupati nella nostra eterna guerra civile – presto (temo) neppure metaforica.
Si legga questo articolo – è di Giuseppe Tesauro, ex della Corte Costituzionale (ossia un “Ricco di Stato” con megastipendio e megapensione ) che incita a …cosa, se non a preendere le armi contro il Nord?
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