sabato 4 maggio 2013
Quanto è ingenuo Becchi (e quanto è infida Repubblica)
PS: Gli articoli apparsi su Repubblica , Corriere della Sera, Stampa,.....non discreditano certamente il Prof. Paolo Becchi, anzi, quanti italiani la pensano come lui? Tantissimi. Hanno presi i fucili e sparato in Tunisia, in Egitto, in Libia (...la tanto santificata primavera araba)....e il Governo Monti sostenuto dal Pd-Pdl non solo sostenevano i "ribelli" moralmente ma li forniva di ogni tipo di armi con appoggio areo che partivano dalla nostra base aerea in sicilia, e campale della NATO con Francia, della Gb, e degli USA in prima linea. Oggi un'italiano dice che teme , se la crisi continua così, non un rivoluzione "estiva", ma solo un nuovo indirizzo di protesta e.....apriti celo! Non vedo nessun invito alla violenza da parte del Prof., ma vedo perseverare la stessa mentalità, nell'affrontare la grave crisi italiana, da parte del Governo Letta.
umberto marabese
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di Marcello Foa - Il Giornale.
E’ un caso da manuale: ci sono un professore di Università, Paolo Becchi, che in poche settimane diventa una star mediatica per l’audacia delle sue opinioni e soprattutto perchè considerato un ideologo di Grillo; un partito, il Movimento 5 Stelle, che dopo aver stravinto le elezioni con una campagna magistrale, ora dimostra di non sapersi difendere dai prevedibilissimi attacchi dell’establishment; un brillante conduttore radiofonico, Giuseppe Cruciani di Radio24, che fa bene il proprio mestiere e conosce le alchimie dell’audience; un giornale, la Repubblica, che da sempre si segnala per l’arbitrarietà e l’infidia con cui conduce le proprie campagne.
Dunque: Cruciani chiama Becchi in diretta. Gli chiede se la visita di Letta alla Merkel è un segnale. Risposta di Becchi: “Ovviamente sì, io ho letto attentamente il discorso (di Letta), che è fumo nero: l’unica frase importante è questa: le premesse macroeconomiche sono quelle delle Banca Centrale e dell’Unione europea. Si può dire che tutto il programma si basa su questo“. E’ scandaloso? No, al punto che lo stesso Cruciani interloquisce assentendo (“è vero”); ma Cruciani è abile, cerca una dichiarazione più forte, e conoscendo bene Becchi rilancia.
Questo vuole dire che siamo governati dalla Merkel? gli chiede
Risposta di Becchi: “Certo, dalla Merkel, dalle banche a dal banchiere che abbiamo messo come ministro dell’Economia. Se poi qualcuno tra qualche mese – sto scherzando (intanto Cruciani lo incalza: no, vai vai…) qualcuno prende i fucili non sorprendiamoci. Le banche di guai ne hanno fatti abbastanza e il fatto di mettere a ministro dell’economia…
Cruciani rilancia: Tu dici: il fatto di aver messo un banchiere all’economia… la gente è esasperata se poi tra qualche mese imbraccia il fucile…
E Becchi, come da copione, non si trattiene: “Cosa vuoi che ti dica, la situazione se non migliora, peggiora. E non so per quanto tempo il Movimento 5 Stelle possa frenare questa violenza che è nella natura delle cose”.
Sintetizzando, il pensiero di Becchi è il seguente: la crisi provocata dal rigore finanziario, che è imposto dalle élite finanziarie e dalla Merkel. La situazione in Italia è drammatica, se le cose non migliorano non dobbiamo sorprenderci se poi la gente ricorre alla violenza come extrema ratio.
Richiedo: è scandaloso? No, il rischio è reale; basta ricordarsi cos’è successo in Grecia e, in parte, in Spagna. Altri commentatori in passato lo hanno evidenziato. Ma Becchi non è un comunicatore ed è chiaramente compiaciuto dal ruolo di maître à penser di cui beneficia da qualche tempo. Non capisce che frasi di questo genere pronunciate pochi giorni dopo la sparatoria di fronte a Palazzo Chigi possono assumere un altro significato. Tanto più in un contesto di polemica sul linguaggio usato da Beppe Grillo.
E infatti la prima ad accorgersi dell’esplosività delle frasi di Becchi è Repubblica che titola:
“Becchi (M5stelle): Qualcuno potrebbe prendere i fucili”.
E’ un’operazione sporchissima, perché Becchi non fa parte del Movimento 5 Stelle, ma se l’obiettivo – ormai evidente – di Repubblica e non solo, in sintonia con diversi partiti, è quello di screditare Grillo, questa forzatura – incompatibile con i codici etici del giornalismo – rappresenta un’opportunità troppo ghiotta per non essere colta.
E va a a buon fine. Repubblica riesce a stabilire il “frame” della notizia ovvero la cornice, il filtro attraverso il quale la notizia deve giungere all’opinione pubblica: Becchi ovvero 5 stelle incoraggia la violenza armata.
Tutti i media, a cominciare dalle agenzie di stampa, riprendono la notizia nella chiave di Repubblica, che poi, una volta ottenuto lo scopo, correggerà il tiro facendo sparire dal titolo l’assocazione tra Becchi e il M5Stelle. Altri giornali, come il Corriere della Sera, riesumano precedenti dichiarazioni di Becchi sulla rielezione di Napolitano e sulle strane circostanze dell’attentato di Palazzo Chigi, che rilette oggi – con il frame stabilito da Repubblica – lo fanno apparire ancor più come un personaggio inquietante e pericoloso
E Beppe Grillo cosa fa? E’ costretto a sconfessare un professore universitario che in realtà non fa parte del Movimento, ma è solo un opinionista simpatizzante. Titolo del Corriere:
Becchi: «Fucili? non lamentiamoci» E i Cinque Stelle scaricano l’ideologo.
Grillo perde due volte: perché, ossessionato dalla disciplina dei suoi parlamentari, nelle scorse settimane ha lasciato che Becchi venisse associato al suo Movimento, rafforzando l’impressione che fosse un ispiratore occulto, un grande vecchio. E questo lo ha messo, ieri, in una situazione imbarazzante, Ma soprattutto perde perchè è stato costretto sulla difensiva. Mettiamoci nei panni di un cittadino che orecchia le notizie – ascoltando i radiogiornali, guardando i tg, leggiucchiando qualche titolo sui giornali e su internet. Che cosa gli resta di questa vicenda? Non ha capito bene, ma prova una sensazione di disagio; associa confusamente Grillo a Becchi dunque alla violenza. Non è un giudizio definito, ma un’impressione. E’ il dubbio, crescente, che Grillo sia pericoloso perché attorniato da estremisti.
L’incidente è chiuso e sparirà presto dalle prime pagine. Ma quel che conta è il “frame”, quello resta. Come sempre.
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