Il leader Sel annuncia: "Voglio sposare il mio compagno". La Bindi contraria: "Non si può". E Vendola incalza: "In Italia diritti civili da repubblica islamica".
Diritti sì, ma non matrimonio. Restano distanti Rosy Bindi e Nichi Vendola sull’ipotesi di regolamentare le unioni omosessuali. È sempre il solito chiodo fisso della sinistra italiana a infuocare l’incontro di ieri sera tra la presidente dell’assemblea nazionale del Pd e il leader di Sel alla Festa democratica di Reggio Emilia, davanti a un pubblico folto e molto partecipativo
Lo scontro si fa sempre più duro. In vista della futura alleanza Pd e Sel si confrontano su quei temi (etici e non) che porteranno avanti qualora dovessero vincere le elezioni. Il governatore della Puglia ha conquistato la platea di Reggio Emilia attaccando il sindaco "rottamatore" Matteo Renzi e rispolverando il vecchio "compagni e compagne".
"È un juke box ambulante", ha attaccato il leader del Sel. "Se uno sta dalla parte di Marchionne, io starò sempre dall’altra parte...", ha aggiunto tra gli applausi. Ma non appena il confronto è entrato nel vivo, il livello dello scontro si è subito alzato. "Noi regoleremo le unioni civili, anche quelle omosessuali. Credo che dobbiamo fare insieme su questa scia un grande sforzo italiano per dare finalmente non mezzi diritti, ma diritti. E ritengo debba essere un impegno. Il Pd lo ha già assunto e lo porterà avanti nella prossima legislatura", ha assicurato Bindi. Una promessa che, però, non basta a Vendola."L’agenda dei diritti civili e sociali va scritta insieme", ha sottolineato il governatore pugliese ricordando i "dico" su cui la Bindi aveva lavorato nel secondo governo Prodi.
"Io non voglio stare in un acronimo", ha insistito Vendola svelando che, arrivato a 54 anni, vuole sposarsi con il suo partner: "Rivendico questo". E ancora: "Come cittadino, come persona e come cristiano voglio poter vivere una discussione vera e chiedere al mio Stato e alla mia Chiesa per quale motivo progetti d’amore non possono essere liberati da un tappo di Medioevo che tante volte ha ferito la nostra vita". Vendola ha attacco duramente l'Italia accusandola di avere "uno standard di diritti civili da repubblica islamica" e ha attaccatto pure la politica rinfacciandole di aver rinunciato a "una battaglia di principio". Con Vendola è d'accordo, almeno in linea di principio, Rosy Bindi che, però, lo ha invitato a rimanere sul campo del possibile anche sulla base della Costituzione. "Ci ho già provato una volta e mi è andata male, la prossima volta ci vorrei riuscire e dare finalmente un riconoscimento alle unioni omosessuali - ha assicurato la presidente democratica - vorrei che il Pd si prendesse questo impegno e fosse in grado di portarlo avanti. Se parliamo di unioni civili siamo in grado di portarlo avanti". E lo stesso non si può dire delle nozze. "Non è perché sono credente, ma l’obbiettivo che ci possiamo porre è del riconoscimento delle unioni civili e non del matrimonio. Ed è perchè sono fedele alla carta costituzionale", ha chiarito la Bindi ricordando che la Costituzione italiana dice con chiarezza che "mentre è possibile riconoscere i diritti delle coppie omosessuali non è pensabile l’istituto del matrimonio, come stabilito anche da una recente sentenza della Corte costituzionale".
Sui diritti civili, insomma, rimangono forti distanze tra l'ala democratica della sinistra e quella radicale. Ieri sera Vendola e Bindi non sono riusciti a trovare una sintesi sulle coppie di fatto. Su un punto, però, sono riusciti a dirsi d'accordo. Entrambi hanno, infatti, rilanciato dal palco della Festa nazionale del Pd la candidatura di Romano Prodi al Quirinale
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