venerdì 14 settembre 2012

Sigonella, ecco da dove partono i droni che pattugliano la Libia

 

Sigonella, ecco da dove partono i droni che pattugliano la Libia



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    Sigonella, ecco da dove partono i droni che pattugliano la Libia



La storia della base tra Catania e Siracusa: la casa dei velivoli senza pilota Usa che controllano il Medioriente
14 settembre 2012 di
Silvio Gulizia

I droni, veicoli senza pilota, incaricati dal presidente Usa Barack Obama di stanare gli assassini dell’ambasciatore americano Chris Stevens, ucciso in Libia, si levano in volo anche dalla base aerea di Sigonella, in Sicilia, fra Siracusa e Catania. Qui ha sede il 41° Stormo dell’Aeronautica militare italiana e si trova anche una Naval Air Station degli Stati Uniti, che ospitano una divisione dell’esercito con relative famiglie, per un totale di circa settemila persone. Gli americani vi si insediarono nel 1959 sulla base di un accordo temporaneo. Sigonella è oggi base navale della VI Flotta Usa nel Mediterraneo. Dal 1973 è da qui che l’esercito degli Stati Uniti organizza i propri interventi in Europa, Africa, Medio Oriente e Sud-Est asiatico. E dal 2010 lo fa anche attraverso l’utilizzo dei droni.
La base fu al centro di una crisi politico-militari fra Italia e Stati Uniti nel 1985, dopo che i militari Usa pretesero la consegna da quelli italiani dei dirottatori dell’Achille Lauro, intercettati su un volo civile egiziano e costretti dagli americani ad atterrare a Sigonella, dove erano stati presi in consegna dagli italiani.

PS: Non siamo come le tre scimmiette:" Non Vediamo, Non sentiamo, Non parliamo". Ma allora, non contiamo proprio un cacchio? SI!!!!!!!!!!!!!!!!!
umberto marabese


Fra il 2015 e il 2017 a Sigonella arriveranno altri cinque droni che saranno al servizio della Nato grazie a un accordo siglato lo scorso maggio da tredici dei paesi alleati dopo venti anni di trattative. L’obiettivo del progetto Smart Defense, di cui l’Italia fa parte, è aumentare le capacità di difesa riducendo i costi.

I droni presenti a Sigonella sono di tre tipi. Il più noto è il Global Hawk (UAV RQ-4), un maxi-drone con apertura alare di 40 metri e in grado di restare in volo 36 ore consecutive. È a questo, già protagonista nelle operazioni di cattura Bin Laden e di Gheddafi, che è affidato il pattugliamento della Libia.

Il primo Unmanned Aerial Vehicle (Uav) a Sigonella è giunto nel 2010, dopo che l’Aeronautica militare e l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) hanno siglato un accordo tecnico per consentire l'impiego dei Global Hawk nell'ambito di determinati spazi aerei.

Durante la crisi libica oltre ai Global Hawk da Sigonella sono partiti anche altri droni, i Reaper (UAV MQ-9) e i Predator (UAV MQ-1), arrivati in Sicilia nell’aprile 2011. Questi ultimi hanno avuto il compito di bombardare le postazioni militari che sostenevano l’ex leader Gheddafi. I Predator, decollati 145 volte da Sigonella per questa missione, hanno un’apertura alare di 8,22 metri, possono salire fino a novemila metri sopra il livello del mare, hanno un’autonomia di circa 40 ore e sono equipaggiati con missili aria-terra a guida laser, gli AGM-114 Hellfire.

Al contrario di quanto si credeva, i droni americani hanno continuato a sorvegliare la Libia fino a oggi, come rivelato da Wired.com. Secondo il think tank londinese Quilliam, ripreso dalla Cnn, l’attacco al consolato Usa a Bengasi sarebbe stata propria una vendetta per l'uccisione di Abu Yaya al-Libi, numero due di Al-Qaeda, avvenuta in Pakistan nel giugno scorso per mano proprio di un drone.




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