giovedì 28 aprile 2011

Tripoli, bel suol d’amore - ti giunga dolce questa mia canzon!..........

Le scelte storiche   

Tripoli, bel suol d’amore - ti giunga dolce questa mia canzon! Sventoli il tricolore - sulle tue torri al rombo del cannon! Tripoli, terra incantata - sarai italiana al rombo del cannon!

Un centenario nascosto. Era il 1911 quando Giovanni Cervetto scrisse le parole e Colombino Arona musicò la marcetta che fece da colonna sonora all'avventura coloniale italiana in Libia. Oggi sulla partecipazione ai bombardamenti si litiga all'interno del governo. Il no della Lega

Un breve ripasso storico per la memoria labile dei nostri governanti. Consigliato ai vertici della Lega Nord. Da Wikipedia: «Durante la guerra, si registrarono numerosi progressi tecnologici nell'arte militare, tra cui, in particolare, l'impiego dell'aeroplano (furono schierati in totale 9 apparecchi) sia come mezzo offensivo che di ricognizione. Il 23 ottobre 191, un pilota italiano (il capitano Carlo Maria Piazza) sorvolò le linee turche in missione di ricognizione, e il 1° novembre dello stesso anno, l'aviatore Giulio Gavotti lanciò a mano la prima bomba aerea (grande come un'arancia) sulle truppe turche di stanza in Libia». Cosa lanceranno, 100 anni dopo, gli aerei italiani sulla Libia di Gheddafi? Niente bombe a grappolo, ci ha rassicurato il premier, quelle che uccidono indiscriminatamente e colpiscono soprattutto la popolazione. Solo bombe intelligenti, ha garantito alla presenza di Sarkozy. Come quelle grandi come arance lanciate dall'aviatore Giulio Gavotti 100 anni fa?

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http://www.agenziami.it/articolo/8546/La+Lega+Nord+bombarda+Berlusconi

PS: Più in basso di così la nostra Italia non poteva scendere. Ma come fa il Presidente Giorgio Napolitano a dare via libera ai bombardamenti sulla Libia(...anche se con bombe e missili intelligenti...), che significa guerra al popolo libico! Almeno il cav. Benito Mussolini ebbe la dignità, derivata dalla sua posizione, nel "dichiarare la guerra", oggi nemmeno questo pizzico di coraggio!
Un saluto da Umberto Marabese.

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