Il premier Medvedev rimarrà comunque responsabile della sicurezza e della difesa dello Stato. Il passo indietro dopo che il numero del Cremlino aveva annunciato di voler cambiare alcune regole dello stato.
Il primo ministro russo Dimitri Medvedev ha rassegnato le dimissioni e con lui tutto il governo. Il passo indietro giunge poche ore dopo che il capo dello stato Vladimir Putin, nell’annuale discorso sulla stato della nazione, aveva annunciato di voler apportare delle modifiche alla costituzione e di volerle sottoporre a un referendum popolare. Putin ha accettato le dimissioni del governo invitandolo a rimanere in carica fino alla composizione di un nuovo gabinetto. Al tempo stesso ha indicato nel premier uscente il nuovo responsabile della sicurezza dello stato. Medvedev continuerà dunque ad avere un ruolo di rilievo e di stretta collaborazione con Putin....
Il primo ministro russo Dimitri Medvedev ha rassegnato le dimissioni e con lui tutto il governo. Il passo indietro giunge poche ore dopo che il capo dello stato Vladimir Putin, nell’annuale discorso sulla stato della nazione, aveva annunciato di voler apportare delle modifiche alla costituzione e di volerle sottoporre a un referendum popolare. Putin ha accettato le dimissioni del governo invitandolo a rimanere in carica fino alla composizione di un nuovo gabinetto. Al tempo stesso ha indicato nel premier uscente il nuovo responsabile della sicurezza dello stato. Medvedev continuerà dunque ad avere un ruolo di rilievo e di stretta collaborazione con Putin....
Cosa vuole Putin
Non è ancora chiaro cosa Vladimir Putin vorrà fare quando nel 2024 non potrà più presentarsi candidato alla presidenza. Ma certamente da oggi ha dato il via a un cambiamento radicale dell’assetto costituzionale della Russia. Il paese muta volto e i mercati non la prendono bene con il rublo e la borsa in caduta. Più poteri al parlamento e forse anche al primo ministro. Non abbastanza da dare pieno credito all’ipotesi di chi ritiene che lui stia pensando di cambiare casacca un’altra volta come fece 12 anni fa. Allora lasciò la poltrona di presidente proprio per sedere su quella di capo dell’esecutivo, mettendo (facendo eleggere) al suo posto il fido Dmitrij Medvedev che era fino a quel momento capo del governo. Per poi tornare al Cremlino e cioè alla presidenza dopo quattro anni di «limbo».
Non è ancora chiaro cosa Vladimir Putin vorrà fare quando nel 2024 non potrà più presentarsi candidato alla presidenza. Ma certamente da oggi ha dato il via a un cambiamento radicale dell’assetto costituzionale della Russia. Il paese muta volto e i mercati non la prendono bene con il rublo e la borsa in caduta. Più poteri al parlamento e forse anche al primo ministro. Non abbastanza da dare pieno credito all’ipotesi di chi ritiene che lui stia pensando di cambiare casacca un’altra volta come fece 12 anni fa. Allora lasciò la poltrona di presidente proprio per sedere su quella di capo dell’esecutivo, mettendo (facendo eleggere) al suo posto il fido Dmitrij Medvedev che era fino a quel momento capo del governo. Per poi tornare al Cremlino e cioè alla presidenza dopo quattro anni di «limbo».
Mishustin dopo Medvedev
Intanto proprio Medvedev salta e, in diretta tv accanto a Putin, annuncia le sue dimissioni. Diventerà vicepresidente del consiglio di sicurezza, un organismo di Stato importante ma non certamente di primissimo piano. Al suo posto il presidente della federazione ha nominato Mikhail Mishustin, che proviene dal ministero delle finanze. E Vladimir cosa farà? Cambia, nel disegno del presidente, anche il ruolo del Consiglio di Stato che potrebbe forse diventare una specie di «consiglio dei saggi», con alla guida il più saggio di tutti, cioè proprio Putin. Un ruolo defilato, dunque, ma di leader della nazione da dietro le quinte. Ipotesi, perché per ora è probabile che nemmeno lo stesso Vladimir Vladimirovich abbia deciso definitivamente che assetto dare al paese per mantenere quella stabilità che tutti i russi ritengono essere la cosa più importante. E il frutto migliore del ventennio putiniano. Intanto nel discorso tenuto alle camere riunite Putin ha anche indicato la volontà di rilanciare l’economia, pericolosamente stagnante e di mettere mano alla questione demografica. Come tanti altri paesi sviluppati, la Russia cresce poco e il presidente vuole modificare questo andamento. Quindi oltre sette miliardi di euro per aiutare le famiglie a fare più bambini.
Intanto proprio Medvedev salta e, in diretta tv accanto a Putin, annuncia le sue dimissioni. Diventerà vicepresidente del consiglio di sicurezza, un organismo di Stato importante ma non certamente di primissimo piano. Al suo posto il presidente della federazione ha nominato Mikhail Mishustin, che proviene dal ministero delle finanze. E Vladimir cosa farà? Cambia, nel disegno del presidente, anche il ruolo del Consiglio di Stato che potrebbe forse diventare una specie di «consiglio dei saggi», con alla guida il più saggio di tutti, cioè proprio Putin. Un ruolo defilato, dunque, ma di leader della nazione da dietro le quinte. Ipotesi, perché per ora è probabile che nemmeno lo stesso Vladimir Vladimirovich abbia deciso definitivamente che assetto dare al paese per mantenere quella stabilità che tutti i russi ritengono essere la cosa più importante. E il frutto migliore del ventennio putiniano. Intanto nel discorso tenuto alle camere riunite Putin ha anche indicato la volontà di rilanciare l’economia, pericolosamente stagnante e di mettere mano alla questione demografica. Come tanti altri paesi sviluppati, la Russia cresce poco e il presidente vuole modificare questo andamento. Quindi oltre sette miliardi di euro per aiutare le famiglie a fare più bambini.
Cosa aveva chiesto Putin
Nel discorso alla nazione n cui aveva anticipato le riforme costituzionali, Putin aveva anche detto di voler rafforzare il primato delle leggi russe su quelle internazionali «nel caso queste ultime violassero i diritti dei cittadini russi» scrive il sito Russia Today, vicino al Cremlino. «Accordi e trattati internazionali - prosegue - saranno adottati solo se non contraddiranno la nostra costituzione». Un altro punto riguarda i requisiti per ricoprire le più alte cariche statali (ministri, capi di agenzie federali ma anche giudici) che non dovranno avere la cittadinanza di altre nazioni o anche semplici permessi di residenza. Inoltre dovranno essere cittadini russi da almeno 25 anni. Putin, infine, ha proposto di concedere più poteri alla Duma nella nomina del governo, nomina che oggi è concentrata nelle mani del capo dello stato: «Questo aumenterà il potere e l’imdipendenza del parlamento e dei partiti».
Nel discorso alla nazione n cui aveva anticipato le riforme costituzionali, Putin aveva anche detto di voler rafforzare il primato delle leggi russe su quelle internazionali «nel caso queste ultime violassero i diritti dei cittadini russi» scrive il sito Russia Today, vicino al Cremlino. «Accordi e trattati internazionali - prosegue - saranno adottati solo se non contraddiranno la nostra costituzione». Un altro punto riguarda i requisiti per ricoprire le più alte cariche statali (ministri, capi di agenzie federali ma anche giudici) che non dovranno avere la cittadinanza di altre nazioni o anche semplici permessi di residenza. Inoltre dovranno essere cittadini russi da almeno 25 anni. Putin, infine, ha proposto di concedere più poteri alla Duma nella nomina del governo, nomina che oggi è concentrata nelle mani del capo dello stato: «Questo aumenterà il potere e l’imdipendenza del parlamento e dei partiti».
Il limite del 2024
Putin decadrà dalla carica di presidente della federazione nel 2024 e in base alle attuali norme, che consentono solo due mandati consecutivi, non potrà essere rieletto. Le modifiche proposte non incidono su questo limite. Putin potrebbe però rimanere al potere come capo del governo, passando da un voto parlamentare.---
Putin decadrà dalla carica di presidente della federazione nel 2024 e in base alle attuali norme, che consentono solo due mandati consecutivi, non potrà essere rieletto. Le modifiche proposte non incidono su questo limite. Putin potrebbe però rimanere al potere come capo del governo, passando da un voto parlamentare.---
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