Il leader chiama Haftar e Sarraj a Mosca e li rimette in riga, nonostante le bizze del generale. Così il Cremlino delinea la pax libica, regalando a Merkel (e un po' anche all'Italia) la via d'uscita dalla crisi. Domenica la conferenza di Berlino. Obiettivo Ue: missione Onu come in Libano
By Angela Mauro
Complice l’uscita di scena degli Stati Uniti dalle trattative sulla Libia, è Vladimir Putin a conquistare il posto da capotavola. Dopo il cessate-il-fuoco chiesto e ottenuto dal leader del Cremlino al termine dell’incontro con il turco Erdogan la settimana scorsa, è proprio a Mosca che oggi si tengono i colloqui tra il capo del governo di Tripoli Fayez al Serraj e il suo rivale della Cirenaica Khalifa Haftar. Non si incontrano direttamente: Al Serraj si rifiuta. Di contro, a sera, Haftar non firma l’accordo chiedendo tempo fino a domattina. Ma mentre a Mosca vanno avanti i negoziati con i ministri di Esteri e Difesa russi e turchi, viene ufficializzata la data della conferenza internazionale di Berlino sulla Libia: domenica prossima. E’ segno che, a dispetto delle riottosità di due rivali, la mossa di Putin sulla Libia ha fatto centro...
Da Ankara, anche Giuseppe Conte ed Erdogan apprezzano le trattative di Mosca, al termine del loro bilaterale. Ora però l’obiettivo di Italia e Francia, fatto proprio da tutta l’Ue, è di ricondurre tutto sotto l’egida dell’Onu, con un processo in stile Libano, che preveda la presenza di forze di interposizione con comando a rotazione.
La bozza dell’accordo di Mosca prevede sette punti, tra cui la necessità di assicurare il rispetto incondizionato del cessate il fuoco entrato in vigore ieri; la determinazione di una linea del fronte che assicuri il rispetto della tregua, garantire l’accesso sicuro, consegna e distribuzione dell’assistenza umanitaria, designare i membri di una commissione militare in formato 5+5, come previsto dal piano d’azione Unsmil, per determinare la linea del fronte tra le due parti in lotta, monitorare l’attuazione della tregua, assicurare la stabilità del cessate-il-fuoco; designare i rappresentanti che parteciperanno al dialogo politico, economico, militare sotto l’egida dell’Onu; formare gruppi di lavoro con il compito di elaborare le modalità dell’accordo politico intra-libico, la soluzione delle questioni umanitarie e la ripresa economica del paese; tenere la prima riunione dei gruppi di lavoro in data e luogo da definire.
Era inevitabile che Russia e Turchia si affermassero come attori principali della pace, visto che i due paesi sono stati gli attori più minacciosi nella crisi libica negli ultimi mesi. In particolar modo, a partire dalla firma del Memorandum economico-militare tra al Serraj ed Erdogan lo scorso autunno, con il conseguente arrivo in Libia dei soldati turchi per contrastare le truppe di Haftar che comprendono anche mercenari russi, emiratini, sudanesi, egiziani. Ma, vedendola in retrospettiva, la minaccia bellica è servita a entrambi per aprirsi le porte della Libia o almeno per aprirle anche alla Turchia, che prima era fuori partita. Nel frattempo, caos libico a parte, Russia e Turchia sono rimate alleate a tutti gli effetti: con l’Iran, per esempio, o nella partnership energetica con la firma la scorsa settimana del progetto di gasdotto Turkish Stream a Instanbul, alla presenza di Putin ed Erdogan.
Intanto la base della discussione che si terrà domenica a Berlino arriva da Mosca. E salva la faccia sia ad Angela Merkel che all’Italia. O almeno così è, se vi piace.
Senza il cessate-il-fuoco chiesto formalmente da Putin martedì scorso, senza le trattative di oggi in Russia, l’Ue, che pure ha insistito con gli appelli per il cessate-il-fuoco nei vertici straordinari e gli incontri di la Serraj a Bruxelles la settimana scorsa, non avrebbe potuto fissare una data per la conferenza. Una conferenza a cui parteciperanno Stati Uniti, Russia, Turchia, Francia, Germania, Italia, Egitto, Emirati arabi, Algeria. L’obiettivo di medio termine è tracciare per la Libia un percorso simile a quello che ha funzionato per il Libano: forze di interposizione dell’Onu, con comando a rotazione.
Sempre che domattina Haftar firmi l’intesa. A Mosca restano ottimisti, al punto da inviare avvertimenti puntuti al generale della Cirenaica: “Accetterà l’intesa altrimenti perde degli alleati”, vale a dire i russi.
Il colloquio tra Conte ed Erdogan ad Ankara fa da appendice alla trattativa di Mosca. Il premier italiano riferisce al presidente turco dei colloqui intercorsi con al Serraj e Haftar la settimana scorsa a Roma. Ma l’opzione del ritiro dei soldati turchi dalla Libia, chiesta dal generale della Cirenaica, non rientra nella conversazione con Conte, non è in discussione per ora. Brutto segno che però non manda a monte tutta la costruzione russo-turca per la tregua.
Conte avverte: “Il cessate il fuoco può risultare una misura molto precaria se non inserito in uno sforzo della comunità internazionale per garantire stabilità alla Libia. E per questo abbiamo condiviso la opportunità che si acceleri il processo di Berlino”.
Da parte sua, Erdogan auspica che la “tregua sia permanente” e apre alla presenza di “osservatori Onu” in Libia. “Dopo il mio colloquio con Guterres – spiega in conferenza stampa congiunta con Conte – posso dire che può esserci la probabilità di una presenza Onu da osservatori”. Quanto all’Italia, quest’anno si terrà un vertice intergovernativo tra Turchia e Italia, il primo dal 2012, annuncia Erdogan, sottolineando che “l’Italia è il terzo partner della Turchia per quanto riguarda le esportazioni ed il quinto per le importazioni. Abbiamo raggiunto un interscambio di 20 miliardi di dollari”.
“Il documento messo a punto dalla Russia e dalla Turchia” sulla tregua in Libia ”è buono ed equilibrato e noi lo abbiamo firmato. Ma Haftar non accetta il testo” perché non vuole ritirare le truppe, dice all’Ansa l’ambasciatore libico a Roma Hafed Gaddur che fa parte della delegazione del premier libico Sarraj a Mosca. “Ora Haftar ha preso tempo fino a domani mattina: se non firma tutto il mondo saprà chi non vuole la pace in Libia”. Ma domani Haftar dovrebbe firmare.
Complice l’uscita di scena degli Stati Uniti dalle trattative sulla Libia, è Vladimir Putin a conquistare il posto da capotavola. Dopo il cessate-il-fuoco chiesto e ottenuto dal leader del Cremlino al termine dell’incontro con il turco Erdogan la settimana scorsa, è proprio a Mosca che oggi si tengono i colloqui tra il capo del governo di Tripoli Fayez al Serraj e il suo rivale della Cirenaica Khalifa Haftar. Non si incontrano direttamente: Al Serraj si rifiuta. Di contro, a sera, Haftar non firma l’accordo chiedendo tempo fino a domattina. Ma mentre a Mosca vanno avanti i negoziati con i ministri di Esteri e Difesa russi e turchi, viene ufficializzata la data della conferenza internazionale di Berlino sulla Libia: domenica prossima. E’ segno che, a dispetto delle riottosità di due rivali, la mossa di Putin sulla Libia ha fatto centro....
Da Ankara, anche Giuseppe Conte ed Erdogan apprezzano le trattative di Mosca, al termine del loro bilaterale. Ora però l’obiettivo di Italia e Francia, fatto proprio da tutta l’Ue, è di ricondurre tutto sotto l’egida dell’Onu, con un processo in stile Libano, che preveda la presenza di forze di interposizione con comando a rotazione.
La bozza dell’accordo di Mosca prevede sette punti, tra cui la necessità di assicurare il rispetto incondizionato del cessate il fuoco entrato in vigore ieri; la determinazione di una linea del fronte che assicuri il rispetto della tregua, garantire l’accesso sicuro, consegna e distribuzione dell’assistenza umanitaria, designare i membri di una commissione militare in formato 5+5, come previsto dal piano d’azione Unsmil, per determinare la linea del fronte tra le due parti in lotta, monitorare l’attuazione della tregua, assicurare la stabilità del cessate-il-fuoco; designare i rappresentanti che parteciperanno al dialogo politico, economico, militare sotto l’egida dell’Onu; formare gruppi di lavoro con il compito di elaborare le modalità dell’accordo politico intra-libico, la soluzione delle questioni umanitarie e la ripresa economica del paese; tenere la prima riunione dei gruppi di lavoro in data e luogo da definire.
Era inevitabile che Russia e Turchia si affermassero come attori principali della pace, visto che i due paesi sono stati gli attori più minacciosi nella crisi libica negli ultimi mesi. In particolar modo, a partire dalla firma del Memorandum economico-militare tra al Serraj ed Erdogan lo scorso autunno, con il conseguente arrivo in Libia dei soldati turchi per contrastare le truppe di Haftar che comprendono anche mercenari russi, emiratini, sudanesi, egiziani. Ma, vedendola in retrospettiva, la minaccia bellica è servita a entrambi per aprirsi le porte della Libia o almeno per aprirle anche alla Turchia, che prima era fuori partita. Nel frattempo, caos libico a parte, Russia e Turchia sono rimate alleate a tutti gli effetti: con l’Iran, per esempio, o nella partnership energetica con la firma la scorsa settimana del progetto di gasdotto Turkish Stream a Instanbul, alla presenza di Putin ed Erdogan.
Intanto la base della discussione che si terrà domenica a Berlino arriva da Mosca. E salva la faccia sia ad Angela Merkel che all’Italia. O almeno così è, se vi piace.
Senza il cessate-il-fuoco chiesto formalmente da Putin martedì scorso, senza le trattative di oggi in Russia, l’Ue, che pure ha insistito con gli appelli per il cessate-il-fuoco nei vertici straordinari e gli incontri di la Serraj a Bruxelles la settimana scorsa, non avrebbe potuto fissare una data per la conferenza. Una conferenza a cui parteciperanno Stati Uniti, Russia, Turchia, Francia, Germania, Italia, Egitto, Emirati arabi, Algeria. L’obiettivo di medio termine è tracciare per la Libia un percorso simile a quello che ha funzionato per il Libano: forze di interposizione dell’Onu, con comando a rotazione.
Sempre che domattina Haftar firmi l’intesa. A Mosca restano ottimisti, al punto da inviare avvertimenti puntuti al generale della Cirenaica: “Accetterà l’intesa altrimenti perde degli alleati”, vale a dire i russi.
Il colloquio tra Conte ed Erdogan ad Ankara fa da appendice alla trattativa di Mosca. Il premier italiano riferisce al presidente turco dei colloqui intercorsi con al Serraj e Haftar la settimana scorsa a Roma. Ma l’opzione del ritiro dei soldati turchi dalla Libia, chiesta dal generale della Cirenaica, non rientra nella conversazione con Conte, non è in discussione per ora. Brutto segno che però non manda a monte tutta la costruzione russo-turca per la tregua.
Conte avverte: “Il cessate il fuoco può risultare una misura molto precaria se non inserito in uno sforzo della comunità internazionale per garantire stabilità alla Libia. E per questo abbiamo condiviso la opportunità che si acceleri il processo di Berlino”.
Da parte sua, Erdogan auspica che la “tregua sia permanente” e apre alla presenza di “osservatori Onu” in Libia. “Dopo il mio colloquio con Guterres – spiega in conferenza stampa congiunta con Conte – posso dire che può esserci la probabilità di una presenza Onu da osservatori”. Quanto all’Italia, quest’anno si terrà un vertice intergovernativo tra Turchia e Italia, il primo dal 2012, annuncia Erdogan, sottolineando che “l’Italia è il terzo partner della Turchia per quanto riguarda le esportazioni ed il quinto per le importazioni. Abbiamo raggiunto un interscambio di 20 miliardi di dollari”.
“Il documento messo a punto dalla Russia e dalla Turchia” sulla tregua in Libia ”è buono ed equilibrato e noi lo abbiamo firmato. Ma Haftar non accetta il testo” perché non vuole ritirare le truppe, dice all’Ansa l’ambasciatore libico a Roma Hafed Gaddur che fa parte della delegazione del premier libico Sarraj a Mosca. “Ora Haftar ha preso tempo fino a domani mattina: se non firma tutto il mondo saprà chi non vuole la pace in Libia”. Ma domani Haftar dovrebbe firmare.
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