lunedì 15 luglio 2019

Il manager Candoni: «C’era anche Salvini tra gli invitati all’hotel Metropol. Gli dissi di non andare»


Il manager Candoni: «C'era anche Salvini tra gli invitati all'hotel Metropol. Gli dissi di non andare»

Il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini; in alto, Candoni

di Francesca Basso
Ero stato invitato anch’io all’hotel Metropol. Ma la prima regola che impari a Mosca è che non si partecipa alle cene con persone che non si conoscono e che non si mescolano mai business e politica. A Salvini, che era stato invitato anche lui, ho sconsigliato di andare». Fabrizio Candoni è «amico di Salvini anche se non sono leghista, sono di sinistra». Ha fondato Confindustria
Russia all’inizio del 2015 con Ernesto Ferlenghi, che ne è tutt’ora presidente e vicepresidente esecutivo di Eni per Russia&Central Asia Market Development.
Che incarichi aveva in Confindustria Russia?
«L’ho fondata quattro-cinque anni fa con il mio amico fraterno Ferlenghi. Ero vicepresidente con delega all’Energy, oil&gas. Adesso mi occupo di altro, seguo sempre la Russia, vado una volta al mese. È un Paese che conosco da vent’anni».
È stato il vicepremier Salvini a chiederle un consiglio sull’incontro al Metropol a cui ha partecipato Savoini?...
«Ero con Salvini a Mosca il giorno prima dell’incontro al Metropol per un evento di Confindustria Russia. Non mi ricordo se me lo ha chiesto Salvini o uno dei suoi, ma io gli ho sconsigliato di partecipare. Poi ha fatto le sue scelte. Sapevo che aveva un appuntamento importante, doveva chiudere la campagna elettorale a Trento».
«La Verità» cita un suo post su Facebook datato Mosca 17 ottobre 2018, il giorno prima dell’incontro al Metropol, in cui lei scrive: «Matteo lo sai vero che se domani vai al Metropol con Savoini ti prendo a calci nel culo fino a Vladivostock!». Il post non c’è più. Perché?
«L’ho cancellato. Ma si tratta di un post di due giorni fa, non di allora. Riportavo una cosa del 17 ottobre. Era una specie di fumetto, era una boutade. L’ho cancellato perché poteva essere male interpretato, mi sono reso conto che era inappropriato».
Conosce Savoini?
«Conosco bene sia Gianluca Savoini sia Claudio D’Amico, anche se abbiamo idee politiche diverse. Sono due idealisti animati dal fuoco sovranista che non hanno capito in cosa sono finiti: in un giro più grosso di loro. A Mosca tutti conoscono tutti ma Savoini non l’ha capito. Lo sanno tutti che il petrolio è in mano a cinque-sei persone. E non si discute di affari al Metropol, che a Mosca è come l’Ikea. I russi non si siedono a negoziare di petrolio, vine discusso a livello di governi che chiamano in campo i loro champion. Si figuri se l’Eni si fa rappresentare da persone di quel livello, è impensabile. Non conosco i russi che c’erano lì ma erano l’equipollente di Savoini. È tutto una grande bufala».
Perché?
«Quella sera sembrava il Grande fratello. Penso che non siano finiti gli audio, ci sono quelli che escono e quelli che non escono. In queste cose è così. Ci possono essere tantissimi mandanti».
Conosce bene Salvini?
«Siamo amici da tempo, abbiamo la casa a Pinzolo, i nostri figli piccoli giocano assieme. Sono io che quattro-cinque anni fa l’ho portato da Putin per riconoscere la Crimea. Gli ho portato fortuna: stava al 2% (alle Europee del 2014 la Lega era al 6,2%, ndr) e ora è al 40% (il 26 maggio ha preso il 34,3%, ndr). L’ultima volta che ci siamo visti è stato mi pare un mese e mezzo fa. Gli ho rinnovato il consiglio di stare attento, lui non ha questa percezione. È come una Madonna incoronata, si fa portare ovunque ma dovrebbe avere filtri e anticorpi».
Savoini ha rapporti con Confindustria Russia?
«Sì, li ha. All’appuntamento organizzato a Mosca c’erano 700 industriali, ma Confindustria Russia non è un’armata potente: ha il suo prestigio, si fanno degli incontri però non è un comitato di affari come le confindustrie tedesche».

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