Boeri vorrebbe prelievi sugli assegni più ricchi e un reddito minimo per gli over 55 anni disoccupati. Da oltre 4.000 percettori di vitalizi si possono recuperare 87 milioni. L'Istituto propone anche un reddito minimo da 500 euro. Il documento in 16 articoli: "Non per cassa ma per equità". Costo: 160 mln nel 2016, 3 miliardi dal 2019.
MILANO - A pochi giorni dalle polemiche che hanno seguito la proposta del presidente dell'Inps, Tito Boeri, sul taglio al vitalizio dei politici, l'Istituto della previdenza ha pubblicato sul suo sito il documento che contiene le proposte consegnate al Governo nel giugno 2015: "Non per cassa ma per equità", il titolo suggestivo. Una decisione che farà storcere il naso ad alcuni, basti pensare la stoccata di Cesare Damiano - presidente della Commissione Lavoro della Camera - che ha invitato l'Istituto a fare il suo lavoro, che non è proporre leggi. Dal Ministero del Lavoro hanno fatto sapere che i contenuti delle proposte di Boeri erano noti al ministro Poletti, che le ha ritenute un contributo utile al dibattito sulla riforma delle pensioni. "Al momento - recita una nota - si è deciso di rinviare perché quel piano, oltre a misure utili come la flessibilità in uscita, ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi". E ancora: "Per non far pagare questi costi ai pensionati servono risorse che, al momento, non ci sono. Si vedrà presto come intervenire in modo organico sul tema, ma senza effetti collaterali. Come, peraltro, ha sottolineato anche il Presidente del Consiglio"......
In ogni caso, il documento svela la posizione dell'Inps, destinata con ogni probabilità ancora a far discutere. Contro la povertà che colpisce chi ha più di 55 anni e non ha ancora maturato i requisiti per la pensione, l'Inps propone ad esempio di reperire risorse in vari comparti, tra cui 250.000 pensioni d'oro e oltre 4.000 percettori di vitalizi. "Ci sono costi limitati a carico di circa 230.000 famiglie ad alto reddito (appartenenti perlopiù al 10% della popolazione con redditi più alti), che si vedono ridurre trasferimenti assistenziali loro destinati in virtù di una cattiva selettività degli strumenti esistenti. Tra i potenziali perdenti - sottolinea l'Inps - anche circa 250.000 percettori di pensioni elevate, legate in gran parte all'appartenenza a gestioni speciali, e non giustificate dai contributi versati durante l'intero arco della vita lavorativa, oltre che più di 4.000 percettori di vitalizi per cariche elettive. Infine, i lavoratori con lunghe anzianità contributive (ma che hanno iniziato a lavorare dopo il compimento del diciottesimo anno d'età) che decidessero di accedere a pensioni anticipate, si vedrebbero applicare una riduzione di queste prestazioni che può arrivare fino al 10%. Si tratta di una platea di circa 30.000 persone all'anno e in via di riduzione. Da valutare peraltro se la presenza di correzioni attuariali renda non più necessaria l'indicizzazione alla speranza di vita dei requisiti contributivi per l'accesso alle pensioni anticipate (ad esempio congelando i requisiti a 43 anni per gli uomini e 42 anni per le donne). Infine non rende più possibile per i dirigenti sindacali applicare alla contribuzione aggiuntiva le regole di calcolo più vantaggiose presenti per la gestione pubblica fino al 1992".
Nel complesso, il pacchetto proposto dall'Inps si fonda su due assi portanti, come si legge in premessa, "legati al desiderio 1) di abbattere la povertà, riducendola almeno del 50%, fra chi ha più di 55 anni di età e 2) garantire una transizione più flessibile dal lavoro al non lavoro e viceversa. Ma vi è anche un’aspirazione alla semplificazione della normativa e all’unificazione dei trattamenti contributivi e previdenziali fra gestioni diverse".
Prevede l'istituzione del sostegno di inclusione attiva per gli ultra 55enni ("un reddito minimo garantito pari a euro 500 euro (400euro nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente ultracinquantacinquenne)"; il riordino delle prestazioni assistenziali per gli ultra 65enni; la modifica del regime delle prestazioni assistenziali alle pensioni in regime internazionale; l'aggiustamento attuariale dei trattamenti pensionistici elevati e il ricalcolo dei vitalizi; l'uscita flessibile; l'unificazione gratuita delle pensioni maturate in regimi diversi; nuove opportunità di versare contributi per il lavoratore e il suo datore di lavoro; l'armonizzazione delle regole dei dirigenti sindacali con quelle degli altri lavoratori nel pubblico impiego. Le misure, sottolinea l'Inps, va a beneficio dei contribuenti attuali e futuri in quanto riduce il debito pensionistico implicito.
Aumenta la libertà di scelta in relazione alla data da cui si decide di percepire la pensione, imponendo equiparazioni di trattamenti fra chi ottiene la pensione prima e chi la ottiene dopo. Secondo l'Istituto di previdenza, questo contribuisce ad aumentare il benessere delle famiglie e a rendere più efficiente la gestione del personale da parte delle imprese, facilitando la ristrutturazione dell'industria italiana. Agevola, dice ancora l'Inps, il turnover nella pubblica amministrazione, liberando posti per nuove competenze. Semplifica il sistema e rimuove le penalizzazioni in essere per lavoratori che hanno carriere fra il pubblico e il privato oltre che fra gestioni diverse. Dal punto di vista congiunturale, ha un contenuto espansivo, ma senza mettere a rischio la tenuta dei conti pubblici, dato che complessivamente porta a ridurre il debito pubblico.
Le tabelle contenute nel documento dettagliano anche i costi,
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