martedì 10 novembre 2015

Lavoro, a settembre frenano i contratti: -1.680. E domina ancora il precariato

Lavoro, a settembre frenano i contratti: -1.680. E domina ancora il precariato
PS: Da leggere dopo aver letto "tutto "l'articolo. Leggo, copio, incollo e ringrazio:<<Facciamo chiarezza, perché di continuare a sentire che ci sono 900 mila posti di lavoro in più sinceramente non ne posso più, non mi piace essere preso in giro, neanche un po'.
Il documento dell'osservatorio INPS è questo:
Analizziamolo.
Pagina 8 tabella 3:
1) Assunzioni 4.094.061, CESSAZIONI 3.494.883. Quindi il SALDO, ovvero NUOVI POSTI, (sia tempo determinato e indeterminato) è 599.178.
Quindi già la balla dei 900mila è smontata.
2)Di questi 4,1 milioni, 1.330.964 sono a tempo indeterminato, quindi il 67,5% sono a tempo DETERMINATO (non il 77%).
3) Concentrandoci sul tempo indeterminato:1.330.964 assunzioni - 1.232.723 cessazioni = 
98.241 nuovi posti a tempo indeterminato, gli altri sono trasformazioni, quindi non posti di lavoro in più.
Ma cos'è quel 900mila? In realtà non è un gran bel dato:
Pagina 22 tabella 13:
1) Totale Rapporti esonero L.190/2014 = 906.044, ovvero 900mila sono gli assunti a tempo indeterminato che hanno usurfruito dell'esonero.
Di questi, 703.890 sono quelli relativi alle assunzioni, quindi dei 1 330 964 contratti, solo 703.890 hanno usurfruito dell'agevolazione.
Ma questi 900mila non c'entrano niente con le assunzioni, che sono il dato di prima.>>.------

I dati dell'Inps evidenziano che nei primi nove mesi del 2015....
il saldo è positivo per quasi 600mila contratti, il 77% dei quali però è a termine. Continuano ad aumentare, poi, i voucher per il pagamento del lavoro occupazionale: +69% rispetto allo stesso periodo del 2014. Frenano i contratti e il precariato continua a farla da padrone. A settembre i rapporti di lavoro sono diminuiti di 1.680 unità. Ad attestarlo sono i dati dell’osservatorio sul precariato dell’Inps, confermando così i numeri non esaltanti dell’Istat che a settembre davano sì atto di un calo dei disoccupati (-35mila), ma allo stesso tempo rivelavano una flessione degli occupati (-36mila) e un aumento degli inattivi (+53mila), cioè le persone che non hanno un lavoro e neanche lo cercano....
D’altra parte, bisogna dire che, se si somma settembre ai precedenti otto mesi dell’anno, il saldo rimane positivo: si parla di +599mila contratti. Ma a fare la parte del leone sono ancora quelli a termine, che si attestano al 77%. Questo dato, unito all’inarrestabile ascesa dei voucher, fornisce il quadro della dimensione della precarietà nel nostro Paese. Nel dettaglio, secondo i dati Inps, a settembre si sono registrate 495.353attivazioni di contratti, contro le 497.033cessazioni. La differenza, dunque, è un poco confortante segno meno: -1.680 unità. Ma se si allarga l’orizzonte a tutto l’anno, segnala l’Inps, il dato diventa positivo: nei primi nove mesi del 2015, si parla di +599mila contratti, con 4,1 milioni di rapporti attivati e 3,5 milioni cessati. “Ciò che è rilevante – sottolinea l’istituto – è il confronto con l’analogo valore per l’anno precedente, pari a 310.595 unità: il miglioramento è dunque prossimo alle 300mila unità”.
Tutto vero, ma resta il fatto che su quei 600mila rapporti di lavoro in più il 77%, pari a 462mila unità, sono a termine, mentre quelli stabili si fermano a 98mila, il 16%. Gli 1,8 miliardi spesi per il bonus contributivo nel 2015, che sono stati confermati con altri 800 milioni nel 2016, non hanno quindi inflitto un colpo mortale alla precarietà. Anche se, grazie alla spinta della decontribuzione, il contratto a tempo indeterminato ha fatto passi in avanti. Nei primi nove mesi, spiega l’Inps, il numero di assunzioni stabili sono aumentate di 340mila unità rispetto al 2014, pari al +34,4%. E a settembre si sono registrate 85mila assunzioni che hanno goduto del bonus contributivo, portando il totale dell’anno a 704mila unità. Ma a ben guardare, questi dati non significano nuova occupazione, bensì soprattutto trasformazione di vecchi contratti precari in stabili. Infatti i nuovi rapporti a tempo indeterminato, al netto delle cessazioni, sono 469mila. Di questi, le trasformazioni arrivano a quota 371mila: si tratta del 79% del totale. Tra l’altro, laretribuzione media mensile dei nuovi contratti stabili si abbassa dell’1,4% rispetto al 2014, passando da 1.909 euro a 1.883 euro.
In questo mosaico, che conferma il lavoro a termine come la regola in Italia, bisogna poi incastrare la continua ascesa dei voucher, i buoni lavoro usati per retribuire il lavoro occasionale. Non a caso, lo stesso presidente Inps Tito Boeri li aveva definiti “la nuova frontiera del precariato”. Nel 2015 siamo arrivati a 81,3 milioni di voucher venduti, con un aumento del 69,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con punte del 99,4% in Sicilia e dell’87,7% in Puglia. Si tratta di un’impennata incoraggiata dallo stesso Jobs act, che ha alzato da 5mila a 7mila euro annui il tetto di reddito cumulabile con questo strumento.----------

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