Io, amministratore nella prima Repubblica. di Sergio Gaiotti.

Sono un uomo della Prima Repubblica per tre mandati in Sala Rossa e assessore democristiano al Comune di Torino. Mai pentito di questa esperienza. In allora le sedute del Consiglio comunale molte volte finivano all’alba. Molti di noi, non potendosi avvicinare a Palazzo Civico per via dei divieti automobilistici, raggiungevano con i mezzi pubblici o a piedi (io ero tra questi) la Sala Rossa. Finito il Consiglio Comunale ci si accertava se vi erano ancora in funzione tram pubblici o autobus altrimenti si chiamava un taxi (lo si pagava di tasca propria) e si tornava a casa.
Raramente si utilizzava il parco vetture dell’Amministrazione civica e quando lo si faceva, per risparmiare (si proprio così) salivamo in quattro o cinque (assessori e semplici consiglieri comunali) su di un’auto che faceva il giro delle nostre abitazioni.
Porcellana da sindaco raggiungeva Palazzo Civico con la sua auto privata. Novelli abolì gli autisti personali agli assessori.
Era prassi consolidata che le Commissioni consiliari si svolgessero quasi tutte nella giornata del Consiglio Comunale. Così si risparmiava denaro pubblico. Un regolamento infatti non consentiva il cumulo dei gettoni di presenza tra sedute di Commissione e presenza nella stessa giornata al Consiglio Comunale.
Quando divenni assessore mi misi in aspettativa dalla Banca. Chi più di tutti ebbe ad eccepire fu mia moglie. Gli emolumenti per questa funzione infatti non arrivavano che a due terzi di quanto prendevo di stipendio come bancario. Ed ero solo un impiegato.
Oggi sono orgoglioso di quel periodo perché mi sento a posto con la mia coscienza e posso guardare in faccia senza remore i miei concittadini.
---
PS: Non mi si venga a dire "altri tempi"...nooooooooo! erano, e meno male che qualcuno ancora c'è, "altre persone"! D'altronde, se hanno fatto sparire i Partiti della Costituzione Italiana, un perchè ci deve pur essere, no?
Un bel ritorno al passato,  buona notte a tutti, unberto marabese