Si comincia, va da sé, dalla demonizzazione della sconfitta. Dato lo schieramento elettorale che il centro sinistra (o progressista che sia) si dà e la sua piattaforma di massima, chi lo critica lo fa perché innamorato della sconfitta. La sconfitta è, del resto, solo e nient'altro che una condanna che può colpire il "popolo dei cancelli" nei 35 giorni di lotta alla Fiat, come i referendari per l'estensione dell'articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori o come la Fiom che si oppone a Marchionne a Pomigliano. Funziona anche come monito per il futuro.
Forse, bisognerebbe essere Mao Tse-Tung per pensare che da una certa sconfitta può persino venire una lezione più carica di futuro che da una vittoria...continua...
http://www.huffingtonpost.it/fausto-bertinotti/i-vecchi-tic-della-sinist_b_1979599.html
PS:<< In questo quadro la domanda di 'più Europa' (in se giusta e necessaria) si rovescia in una sua maggiore integrazione all'insegna della 'condizionalità', cioè dell'imposizione alle politiche nazionali di una ferrea compatibilità con le politiche di bilancio e con i parametri di competitività adottati centralmente. Il vincolo esterno riduce il vincolo interno (i bisogni e i diritti sociali) a pura variabile dipendente. Per noi, in Italia, è il ribaltamento della democrazia concepita dalla Costituzione repubblicana.>>
Buona notte, umberto marabese
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