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La ricomparsa sulla scena politica di Mario Draghi con la presentazione del piano per la competitività europea ha scatenato un fenomeno ormai diffusissimo tra la stampa italiana: la genuflessione al potente di turno.
“L’appello di Draghi e le ambizioni che l’Europa merita”, “il piano Marshall di Draghi”, “La scossa di Draghi all’Europa”. Mentre la nostra stampa si concentrava in questo profluvio di leccate e reverenze...il piano Draghi riceveva una sonora bocciatura che rischia di far fallire il progetto ancora prima che possa vedere la luce.
Il nein della Germania a Draghi
Un netto rifiuto alle proposte espresse da Draghi è arrivato infatti da uno dei principali azionisti dell’Unione europea: la Germania.
È stato il Ministro delle finanze Christian Lindner a dare il benservito a Mario Draghi nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano Politico: “La Germania non accetterà questo. Il nostro problema non è la mancanza di sussidi, ma l’incatenamento della burocrazia e di un’economia pianificata. Un debito pubblico maggiore costa interessi, ma non crea necessariamente più crescita”, con queste poche parole Linder ha così liquidato il piano Draghi poche ore dopo la sua presentazione.
D’altronde era noto già da molti anni che la Germania non avrebbe mai avuto l’intenzione di accettare l’emissione di debito comune europeo.
Berlino non hai mai voluto mettere in comune il debito
L’argomento era stato anche affrontato pochi anni fa, in occasione delle trattative per il Recovery Fund, lo strumento a debito che avrebbe dovuto aiutare i Paesi ad uscire dalla crisi dovuta alle chiusure forzate in era Covid.
In quel caso la Germania aveva acconsentito all’emissione di titoli europei a patto che l’iniziativa fosse limitata nel tempo e la stessa Corte dei Conti tedesca aveva bocciato la ratifica del Recovery Fund proprio perché “la condivisione del debito è inammissibile in Germania, la quale affronterebbe rischi finanziari incalcolabili nel lungo periodo”.
Sarebbe dovuto essere quindi piuttosto facile capire che la condivisione del debito non è e non sarà mai una proposta accettabile per la Germania, tanto meno in un periodo storico in cui Berlino è entrata ufficialmente in recessione. Non solo.
Anche i cambi di equilibrio sul fronte politico spingono la Germania verso un nein categorico a qualsiasi mutualizzazione del debito. AFD, il partito che ha vinto le elezioni regionali in Turingia, è anche il movimento che più di tutti ha tentato di ostacolare il Recovery Fund. Colui che viene quindi considerato dalla nostra stampa “il migliore”, Mario Draghi, dopo oltre un anno di lavoro è riuscito a partorire un piano che è stato bocciato nel giro di poche ore da uno dei Paesi cardine dell’Unione europea.
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