Il deficit è fuori controllo, quindi è arrivata l’ora di mettere le mani nelle tasche di qualcuno. È un mantra sentito negli ultimi decenni soprattutto nei confronti dell’Italia ed è stato sfruttato per instaurare governi tecnici come quello di Mario Monti.
Tra i sostenitori di quest’ultima soluzione, nel 2011, vi erano nazioni quali Francia e Germania ma quella spinta esterna si sta rivelando un boomerang a distanza di 13 anni.
Se Berlino è ormai considerata l’ex locomotiva d’Europa, anche Parigi non ride. A lanciare l’allarme è il neoministro dell’Economia, Antoine Armand, che ha definito il deficit pubblico “uno dei peggiori della storia“, con il rischio di superare il 6%.
Il ministro macroniano ha poi parlato di “situazione grave” e ha aperto alla possibilità di un prelievo nei confronti delle famiglie più ricche ma anche delle imprese, prospettando di aumentare le tasse.
In attesa di capire se il piano sarà effettivamente applicato senza colpire alla fine altre categorie, la Confindustria francese alza già gli scudi.
Questa situazione è figlia del nuovo governo nominato dal presidente Emmanuel Macron, che vede Michel Barnier nel ruolo di primo ministro.
Il repubblicano proviene dai palazzi di Bruxelles e in passato è stato vicino all’ex presidente Nicolas Sarkozy, che l’anno scorso aveva ammesso di avere spinto alle dimissioni Berlusconi nel 2011 con l’aiuto della tedesca Angela Merkel.
Come già accaduto in passato nel nostro Paese, il governo nominato in Francia dopo uno stallo di due mesi non rispecchia l’esito del voto perché vede al suo interno ministri del partito di Macron e di quello repubblicano, con l’esclusione del vittorioso Nuovo Fronte Popolare e del Raggruppamento Nazionale.
Il presidente ha quindi nominato un governo a lui gradito per esercitare le politiche di risanamento dei conti pubblici sponsorizzate da Bruxelles. Se infatti l’Italia viene da sempre messa sotto i riflettori per il suo primo posto nell’UE, la Francia occupa la quarta posizione tra quelli a maggior deficit.
Macron aveva già forzato la mano in passato, approvando la contestatissima riforma delle pensioni senza passare dal voto parlamentare. La manovra aveva scatenato numerose proteste di piazza che potrebbero presto tornare a causa delle politiche di austerità preannunciate.
E anche in politica estera, negli ultimi tempi appare in declino la politica neocoloniale di Parigi in Africa, con il ritiro dei militari francesi da diversi Paesi.--
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