La Commissione Parlamentare di inchiesta sul Covid ha ottenuto il via libera del Senato, con 94 voti favorevoli, 64 contrari e nessun astenuto. Ora il provvedimento, che era già stato approvato alla Camera, dovrà tornare a Montecitorio perché il testo è stato modificato in commissione Affari sociali mentre in Aula gli emendamenti sono stati tutti respinti.
Sebbene per molti versi si tratti di una buona notizia, va evidenziato che il testo è stato modificato in alcuni punti chiave.
Le modifiche
All’articolo 3 lettera t) dei Compiti della Commissione è stato per esempio cancellato il riferimento alla verifica della costituzionalità delle misure varate dal Governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia ed è stata del tutto soppressa la lettera v), che avrebbe dovuto verificare e valutare la legittimità della dichiarazione dello stato d’emergenza e le relative proroghe, nonché l’utilizzo dei famosi Dpcm. Dunque, Stato di emergenza, Dpcm e restrizioni non sarebbero più oggetto di indagine.
Un’altra modifica da attenzionare riguarda l’Art. 5 “Acquisizione di Atti e documenti”. Nella prima versione del documento, infatti, la Commissione avrebbe avuto facoltà di visionare atti e documenti anche se coperti da segreto: punto che nella versione finale del testo è stato invece modificato, e la Commissione non potrà accedere a documentazione coperta da segreto di indagine.
Per quanto riguarda la composizione della commissione, sarà composta da quindici senatori e quindici deputati nominati, si legge nel testo, “dal Presidente del Senato e dal Presidente della Camera, in proporzione al numero dei componenti dei Gruppi parlamentari”.
C’è incertezza sui nomi per la scelta dei quali bisognerà probabilmente aspettare il secondo passaggio a Montecitorio ma, riporta il Giornale d’Italia, tra i papabili presidenti spunta il nome dell’onorevole Alice Buonguerrieri.
Le polemiche
Non sono mancate le polemiche, in particolare da Pd e Movimento 5stelle. In una nota la vicepresidente pentastellata del Senato, Mariolina Castellone, si è scagliata contro la maggioranza definendola “brava a speculare sulle tragedie”.
Non le manda a dire neanche Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd che accusa il governo di voler utilizzare la commissione come “una clava per meri motivi politici”. Più diplomatico Giuseppe Conte, che ribadisce di non avere nulla da nascondere.
Sui social non sono mancati i malumori per il veto all’indagine su Dpcm, stato di emergenza e altre restrizioni, al punto che si parla, forse a ragione, di commissione d’inchiesta “azzoppata” sul nascere.
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