Si conclude in tragedia il giallo che da una settimana tiene banco nelle pagine di cronaca dei giornali italiani. La 22enne Giulia Cecchettin, scomparsa insieme all’ex ragazzo, è stata ritrovata morta in un canalone tra Piancavallo e il lago di Barcis, in provincia di Pordenone. Già dalle prime dopo la scomparsa era diventato chiaro che la vittima era stata rapita da Filippo Turetta, l’ex fidanzato. I due erano stati visti l’ultima volta sabato scorso in un fast food a Marghera nel tardo pomeriggio e nella serata un uomo aveva sentito la coppia litigare nei pressi di Vigonovo, dove viveva la vittima.
Verso Turetta era stato spiccato un mandato di cattura europeo per tentato omicidio, un video registrato delle telecamere dell’azienda Christian Dior di Vigonovo mostrava infatti il ragazzo mentre picchiava ripetutamente la giovane donna e la trasportava esangue in auto. Per una settimana le forze dell’ordine hanno seguito le tracce dell’automobile visionando i filmati delle telecamere di sicurezza, fino alla drammatica scoperta delle ore scorse, annunciata dal procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi.
I due si erano conosciuti sui banchi dell’università, frequentavano entrambi ingegneria biomedica a Padova. Erano stati fidanzati per circa un anno, poi lei aveva lasciato lui, che però, secondo il racconto della sorella, non riusciva a farsi una ragione della rottura. Come in altri casi simili, ciò che colpisce di questa storia è l’improvvisa trasformazione di un ragazzo descritto come del tutto normale in un feroce carnefice che arriva ad uccidere la persona che ama o pensa di amare.
Byoblu chiesto un commento allo psichiatra Alessandro Meluzzi:
io scrissi qualche anno fa un libro intitolato “La sindrome del maschio fragile” che caratterizza la psicologia di quelle figure maschili che manifestano la loro violenza non tanto in un’aggressività manifesta, ma in una terribile paura del non controllo, dell’abbandono, della separazione, della perdita. Dal punto di vista epidemiologico e statistico, l’80% o anche di più dei femminicidi è fatto da maschi abbandonati che non sopportano e non metabolizzano l’idea della perdita e della separazione, perché hanno investito talmente tanta della loro energia psichica e dei loro vissuti su quel rapporto che l’idea di essere abbandonati non è metabolizzato, non è realizzabile. È devastante, quindi la devastazione, l’oggetto del desiderio, che diventa anche un elemento di stabilizzazione della vita, può diventare lo scopo di una distruzione rispetto alla quale una repressione violenta di chi non riesce a immaginare, a pensarla la vita, se non all’interno di quel rapporto, può diventare uno stimolo a distruggere quello che è stato oggetto del desiderio e dell’amore e che diventa la sindrome di una mamma cattiva che ti ha abbandonato.
La tragica storia di Giulia Checchettin sta suscitando una comprensibile commozione nell’opinione pubblica italiana Stando ai dati diffusi dal Viminale – e aggiornati al 12 novembre scorso – in Italia sono stati registrati in totale 285 omicidi, con 102 vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 53 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner. Notizie che suscitano sconcerto e che portano a interrogarsi in merito alla capacità, in epoca contemporanea, di costruire stabili rapporti di fiducia e di amore, ancora il professor Meluzzi:
Sicuramente la diseducazione sentimentale che abbiamo vissuto e che permanentemente viviamo è un fattore di rischio. Soltanto nell’incontro confidente con l’altro ci può essere la dimensione di cui l’amore sboccia e attecchisce. Naturalmente vivere l’altro con paura, con diffidenza e con patologia certamente non aiuta la formazione della coppia, né della famiglia e neanche delle relazioni umane in generale. Quindi dobbiamo superare questo pericolo e sapere che questo è un caso isolato. Negli ultimi 100 anni i femminicid sono diminuiti di circa dieci volte.
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