Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione questa interpretazione della realtà che stiamo vivendo, trasfigurata nel modo poetico che le è consueto. Buona lettura e condivisione.
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Oggi, al risveglio, nel silenzio profondo della casa ancora addormentata, mentre disfacevo la lavastoviglie, ponendo in buon ordine di qua le padelle, di là le pentole e le posate nella loro bella posatiera, ho avuto chiara e trasparente davanti agli occhi un’immagine viva. Mi sono fermata, seduta, ho chiuso gli occhi e sono entrata nel disegno animato.
Ed era un teatro, gremito, la folla in platea urlante e berciante, chiedeva intrattenimento e fole e sul palco e dietro le quinte si agitavano tanti omini rossi e chi faceva una cosa e chi l’altra per evitare che tutta la creazione di cartapesta rovinasse al suolo con gran schianto.
C’è un bucolino lassù, sul cielo finto color scia chimica! Attenti, può provocare uno strappo e si vedrebbe il cielo limpido e chiaro lì fuori e si sentirebbe il profumo dell’erba tagliata. Presto, accorrete prima che gli spettatori del teatro (che ora è casalingo e ciascuno ha il proprio teatrino portatile, ovvero la televisione) se ne accorgano e vedano il baluginar della verità dietro alle tante nostre bugie.
E come facciamo? La pandemia l’abbiamo già utilizzata, due guerre le abbiamo tirato fuori dal cappello a cilindro e ora? Semplice, prendete una bella ragazza e uccidetela qui, seduta stante e poi fate ricadere la colpa su uno degli spettatori in modo che tutti si avventino su di lui.
E il poveraccio diventi simbolo della cultura patriarcale che ovviamente, grazie a noi, è morta e sepolta, ma che può tornar utile per le solite llilitte scatenate (vedi Lilith, N.dR.). Vai! Presto, avanti, che aspettate? E tutto accade e nessuno vede l’occhietto della Madonnina santa che compare da dietro l’orrida cortina di menzogne degli omini rossi.
I quali, meschini, pensano di aver dalla loro quel gran satanasso, l’arcinemico, e di lui si fidano, poveri stolti.
Non sanno forse che egli, con tutti i nomi che gli si possono dare, diversi e tutti uguali per indicare il serpente antico, è creatura e sottomessa al Signore e che, nell’invidia eterna, disprezza chi lo segue? Si muove e combina guai solo se il Signore lo consente.
Come si capisce benissimo dalla visione di Papa Leone XIII che udì distintamente il demonio chiedere al Signore cento anni per perpetrare i suoi inganni e tentare l’umanità.
E prima di chiudere, seguitemi nella stupenda chiesa di San Vitale a Roma tutta affrescata in finte colonne e scene di martirio: davvero stupenda! Ma avviciniamoci all’altare e, da sotto in su, ammiriamo l’affresco che è sull’abside dell’altar maggiore.
La scena è drammatica: Cristo sale sul Calvario, carico della pesante Croce. Tutt’intorno tante figure, ma impossibile non focalizzare lo sguardo appuntito su una figura di uomo dal viso maligno, con una specie di scuffia rossa (infatti è rossa come gli omini del piano di sopra…) in capo, che sembra dare una mano al Salvatore, sostenendo la Croce. Sembra, appunto, ma non è.
Guardate meglio e vedrete che quel losco figuro, sta schiacciando la Croce sulle spalle di nostro Signore. Anche lui, un finto amico…
E avanti, con Gesù, sotto la Croce, voltando le spalle alla tentazione. Il teatrino, che si regge su gambe di fango molle, crollerà e dopo tanta rovina trionferà il Cuore della nostra dolce mamma celeste che tutto può.
Un consiglio rinnovato: spegnete la tv, spegnete il teatrino casalingo apparecchiato per condurre le anime all’abisso.
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