File di famiglie che lentamente si avviano verso la frontiera. Folle di persone sulle banchine della stazione, donne e bambini con pacchi e valigie che salgono su pullman e autobus lasciandosi indietro la guerra. Tutto questo ci viene mostrato 24/7 dai media: sono i “poveri profughi ucraini”, ovvero la nuova missione umanitaria a cui l’Italia si dedicherà anima e corpo e per la quale la UE concederà graziosamente di sforare il patto di stabilità.
Ma tutti questi profughi ucraini non si capisce quanti siano, né perché dovrebbero dilagare in tutto il continente dato che in mezza Ucraina la guerra non c’è, e nell’altra mezza praticamente non si può uscire. Vanno a prenderli coi pullman tra i carri armati? Finora l’unico numero certo sono i 150mila profughi del Donbass, rifugiatisi in Russia in attesa della fine delle ostilità per tornare poi nel loro Paese. Qui invece già si parla di “accoglienza”, di case a disposizione (quelle dei veneti) e soprattutto di metterli al lavoro. In pratica, un nuovo trasloco permanente di gente dal nord ora che la rotta sud è bloccata. Ma gli ucraini lo sanno, che si stanno trasferendo a vita in Italia?
Nessuno glielo ha chiesto. Però molti già parlano di loro letteralmente con l’acquolina in bocca: non solo per il business relativo ai milioni che verranno elargiti a pioggia, ma soprattutto perché parte una nuova grande campagna vaccinale per bucarli tutti. L’Ucraina, infatti, è tra i Paesi con la più bassa adesione al vaccino: appena il 30% (come accade peraltro in altri Paesi dell’Est, ad esempio la Romania e l’Ungheria, e non certo perché gli ucraini “sono poveri e arretrati” come amano farci credere i media).
In prima fila l’ineffabile Ricciardi per il quale la pandemia è peggio della guerra, quindi occorre vaccinarli immediatamente appena scendono dal treno. E non è una battuta: Zingaretti l’ha fatto sul serio. Alla Stazione Termini a Roma è già stato aperto in fretta e furia un bell’hub vaccinale per gli ucraini, ai quali si punzonerà prontamente il braccio insieme al biglietto ferroviario. Ma hanno fatto i conti senza l’oste: gli ucraini rifiutano di vaccinarsi perché hanno paura. “Una giornata complessa” dichiara l’assessore D’Amato, probabilmente per ore alle prese con gente scalciante che si oppone al buco forzato. E visto che a Roma la situazione è appunto complessa, a D’Amato è balenata l’ideona di inviare i medici vaccinatori alla frontiera ucraina sotto le bombe, pur di punzonare più gente possibile.
Il problema ora è che in questo Paese senza Pass non si lavora, e siccome la destinazione degli ucraini è la catena di montaggio come si fa? Niente paura: ci ha già pensato Zaia, l’uomo del fare, proponendo una bella DEROGA al Super Green Pass per mandarli in fabbrica senza vaccino o con lo Sputnik. Se la montagna non va da Maometto, Maometto andrà alla montagna, quindi si chiude un occhio e via. Alla faccia degli italiani sospesi per i quali non esistono deroghe, neanche se gravemente malati o vittime di effetti avversi. Noi siamo sempre e comunque di serie B.
I poveri ucraini, in tutto ciò, si chiederanno in che razza di Paese sono capitati, dove vengono trattati come bestie da soma a cui prima iniettare farmaci e poi legare alla macina. Una specie di Quarto Reich all’amatriciana. E finiranno col pensarla all’opposto di Ricciardi: forse era davvero meglio la guerra.
DEBORA BILLI
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