- Andrew Korybko / 25 Marzo 2022 x L'AntiDiplomatico
Articolo pubblicato in inglese su One World
Fedele alla sua formazione di maestro di judo, il presidente Putin ha appena ribaltato le tabelle finanziarie sull'Occidente con la sua ultima mossa geo-economica, dichiarando che il pagamento per le esportazioni di gas ai paesi ostili appena designati può ora essere effettuato solo in rubli. Non è una coincidenza che il dollaro sia sceso dell'8,3% rispetto al rublo subito dopo, dato che gli osservatori del mercato temono giustamente che l'Occidente sia sull'orlo di un grande crollo economico per cui il presidente statunitense Joe Biden sta ingiustamente accusando il leader russo. L'UE è ora costretta a sostenere la valuta russa, precedentemente in calo, o a tagliare completamente le sue importazioni dalla grande potenza eurasiatica e rischiare che i prezzi salgano fino a 4.000 dollari per 1.000 metri cubi di gas.
Entrambi i risultati sono vantaggiosi per la Russia: la sua valuta si stabilizzerà o l'euro comincerà a crollare altrettanto velocemente se non di più e quindi attutirà comparativamente il crollo del rublo stesso. La dichiarazione del presidente Putin arriva strategicamente appena prima della visita di Biden nel blocco, dove parteciperà ai vertici della NATO, del G7 e del Consiglio Europeo prima di fare una visita alla principale avanguardia antirussa, la Polonia. Questo paese aspirante leader dell'Europa centrale e orientale (CEE) è anche sul punto di scontrarsi con i suoi alleati ideologici conservatori-nazionalisti in Ungheria sulla richiesta di Varsavia che tutta l'Europa segua immediatamente la sua politica di "de-Russificazione" appena promulgata per tagliare tutti i legami con la Russia.
L'Occidente guidato dagli Stati Uniti ha ingenuamente pensato che le sanzioni senza precedenti e pre-pianificate contro la Russia in seguito all'operazione militare speciale in corso in Ucraina, che è stata provocata e iniziata dopo che gli Stati Uniti hanno rifiutato le proposte russe sulle garanzie di sicurezza, avrebbero schiacciato l'economia del paese, costringendolo così a fare concessioni unilaterali che sarebbero equivalse essenzialmente a sacrificare l'integrità delle sue linee rosse di sicurezza nazionale in Ucraina in particolare e in Europa più in generale. La mossa di judo geo-economico del presidente Putin ha appena dimostrato che questa era una previsione completamente sbagliata che ora è diventata completamente controproducente per le economie occidentali, specialmente quelle europee.
Invece dell'economia russa vicina al collasso, ora è l'Occidente guidato dagli Stati Uniti che deve affrontare questo scenario sorprendente, e tutto a causa degli eventi che gli Stati Uniti stessi hanno deciso di scatenare. Se la seconda possibilità si realizzasse, allora il collasso economico della Russia non sarebbe nemmeno poi così terribile, dato che il resto del mondo, con la probabile eccezione della Cina, andrebbe giù con essa, mettendo così praticamente tutti nella stessa situazione e rendendo il declino economico di Mosca relativamente meno doloroso. A questo proposito, nonostante la sua moneta sia crollata, la Russia è già ampiamente autosufficiente con la maggior parte dei beni e servizi di base, specialmente i prodotti agricoli, quindi se la caverà comunque.
Tutto ciò che è stato menzionato finora è già molto negativo, ma il peggio potrebbe ancora venire se la crisi dei prezzi dei prodotti alimentari che il presidente francese Macron si aspetta tra qualche mese finirà per materializzarsi. Questo potrebbe benissimo accadere a causa delle esportazioni agricole della Russia e dell'Ucraina, da questi affettuosamente descritti come i granai del mondo, influenzati negativamente dal conflitto in corso e dalle restrizioni economiche imposte contro Mosca. Inoltre, le sanzioni occidentali guidate dagli Stati Uniti contro la Russia e il suo alleato bielorusso significano che nessuna delle due potenze di fosfati sarà in grado di fornire fertilizzanti a molti dei loro partner, aumentando ulteriormente il prezzo dei prodotti alimentari di base e forse riducendo anche la produzione.
Non solo questo potrebbe portare letteralmente milioni di persone in tutto il già impoverito Sud globale a morire di carenza di cibo, come il presidente Putin ha avvertito durante il "Meeting On Socioeconomic Support For Regions" della scorsa settimana, ma potrebbe anche innescare profondi cambiamenti politici all'interno dell'Occidente guidato dagli Stati Uniti a causa del "Golden Billion" che non è abituato a lotte di base come quella di potersi permettere cibo ed energia. Gli Stati Uniti e i loro vassalli europei hanno già sperimentato disordini su larga scala a causa della convinzione di molti dei loro popoli che certe restrizioni legate a COVID non fossero realmente legate alla promozione della sicurezza epidemiologica, ma fossero in realtà imposte per motivi politici di interesse personale da parte delle loro élite.
Queste reti di protesta preesistenti possono essere molto facilmente attivate ancora una volta per perseguire il bisogno molto più urgente di assicurare che la gente media abbia il cibo necessario ed energia, entrambi i quali potrebbero non essere più garantiti considerando le crisi interconnesse che sono state appena spiegate e che sono state entrambe catalizzate dalla risposta dell'Occidente guidato dagli USA alla stessa operazione speciale russa che essi stessi hanno provocato. Nel caso estremamente sfortunato che una qualsiasi di queste cose accada, allora la Russia potrebbe trasformarsi da un cosiddetto "paria" in un paradiso, dato che ha abbastanza cibo ed energia per soddisfare i bisogni del suo stesso popolo, il che sarebbe l'ultima mossa di judo geostrategico se accadesse.
(Articolo pubblicato in inglese su One World)
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